Furto con sorpresa (parte sesta)

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Elisabetta alzò gli occhi al cielo. "Sì, hai ragione, ma di sicuro si è trattato solo di un calo di pressione, nulla di più. In fondo, era da tanto che non camminavo autonomamente. E comunque, ho intenzione di uscire di qui il prima possibile. Questo non è il posto che fa per me. Mi sento una... malata, e io non lo sono. Mi sto pian piano riprendendo e d'ora in avanti sarà sempre meglio."

Il giornalista stava per replicare, ma lei aggiunse: "E oggi pomeriggio lo rifacciamo! Tempo qualche ora per riprendermi e poi sarò di nuovo in forma!"

Damiano abbassò lo sguardo e forzò un sorriso. Doveva o no rivelarle dell'evasione di Dark Rose?

"Però promettimi una cosa" aggiunse Ebre. "Stasera uscirai da questa stanza e non ti vedrò più fino a domattina. Gli infermieri qui sono tutti gentili. Ci sono loro se ho bisogno di qualcosa."

Damiano rimase sorpreso da quelle parole, ma in fondo avrebbe dovuto aspettarselo. Lei non voleva mai essere compatita o vedere gli altri intristirsi a causa sua.

Stava per replicare, ma lei lo stoppò: "Sì, so cosa mi stai per dire: vuoi restare al mio fianco per assicurarti che vada tutto bene. Cavolo, non preoccuparti per me! Non voglio che tu passi il sabato sera in ospedale. Già hai dormito due notti di seguito accanto a me, non devo esserti un peso."

Damiano scosse la testa. "Non dirlo neanche per scherzo! Ehi, io ho passato un mese senza neanche sapere se fossi ancora viva. Sarei disposto anche a dormire su un letto di spine se servisse a farti stare bene."

Lei abbassò lo sguardo, arrossendo. Se quelle parole fossero state pronunciate da qualcun altro, avrebbe pensato che fossero solo frutto di una stupida metafora, ma provenivano da lui, erano reali. Lui era davvero disposto a dormire in un letto di spinse, così come era stato disposto a entrare in un appartamento sotto sequestro per lei oppure a rubare un importantissimo documento per liberarla.

"Oh, Damiano, io apprezzo molto le tue parole, però ti prego. Stasera vai a dormire a casa. Anche tu ti meriti un po' di riposo."

Lui si alzò, mettendosi le mani in tasca. "Fidati, vorrei tantissimo stare qui con te stanotte, ma non posso. E non perché me lo vieti, ma... niente, sono solo stanco."

Si fermò, mordendosi la lingua, e prese la sedia a rotelle. "Vado a riportarla in infermeria. Arrivo subito."

"Aspetta!" esclamò lei. Uno strano presentimento le gorgogliava nel cuore. "C'è qualcosa che non va?"

Lui si voltò verso la porta e, già sull'uscio, chiese: "No, perché?"

Lei sospirò. "Avanti, si vede lontano un miglio che mi nascondi qualcosa. Vuoi dirmi ciò che non va o preferisci che lo scopra da sola?"

Lui sbuffò; se lei avesse saputo da altri che Dark Rose era evasa, sarebbe stato peggio.

Indietreggiò, posizionando la sedia a rotelle vicino al muro, e si avvicinò al letto. "Per me non è facile dirtelo. Non so come la prenderai" commentò lui, passandosi una mano sulla fronte.

Elisabetta cominciò a irrigidirsi. "Oh, ti prego, non parlarmi con questo tono che... È così grave? Per caso sono... malata?"

Il pensiero la stava divorando viva, come se fosse una fiammella in balia di un'onda pronta a travolgerla.

Il giornalista scosse la testa e si appoggiò allo schienale del letto. "No, i medici sono fiduciosi che ti possa riprendere presto. Poi hai anche una grandissima forza di volontà e tra poco sarai di nuovo sana come un pesce!"

"E allora cosa c'è che non va?" lo interruppe lei, con un tono di voce che non ammetteva altri tentennamenti.

Cosa poteva essere successo di così grave?

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora