La speranza di un futuro migliore (parte seconda)

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La ragazza sorrise e un po' titubante spiegò: "Mio padre vuole unire sotto il suo controllo l'Oriente. È un progetto ambizioso e forse irrealizzabile, ma la sconfitta non esiste per la mia famiglia. Ha piegato Algeri al suo volere con una guerra contro i cristiani perché un gruppo di uomini ha scoperto le bombe con le quali mio padre voleva mettere sotto scacco la città. Quando le ha ritrovate, ha utilizzato il pretesto religioso per piegare Algeri. Nel momento in cui i cristiani si arrenderanno, amplierà il suo dominio per creare un Califfato."

Il giornalista era sconvolto. "Appoggi il suo piano?"

La ragazza si sedette accanto a lui ed evitò il suo sguardo. "Lui mi ha plagiata e mi ha imposto le sue idee, ma voglio ribellarmi e vivere con i piccoli problemi quotidiani."

Damiano cercò di capire: "Dove andrai a vivere? Qui in Oriente ti conoscono tutti..."

"È lontano il luogo in cui vivi? Potrei ricominciare lì."

Il giornalista restò impressionato. "Abito in Italia, a Mestre, una città vicino Venezia."

La ragazza sorrise felice e i suoi occhi si illuminarono. "Bene. È deciso! In Italia mi aspetta un'altra vita e spero che sia migliore di questa."

Damiano sorrise per il suo coraggio e la forte determinazione.

Cherifa si alzò e prese da un angolo della stanza un piccolo zaino. "Credo che questo sia tuo. Ho messo tutto ciò che mio padre ha tolto."

Damiano ringraziò, lo prese e controllò. "Ci sono anche il computer e il cellulare? Posso chiamare la mia fidanzata?"

Cherifa restò impressionata dalla richiesta e acconsentì. "Dopo la telefonata ricordati di pianificare un piano per la fuga. Sul tavolo c'è anche una piccola pianta del palazzo. Spero ti sia utile!"

Damiano ringraziò e la ragazza uscì.

***

Intanto, a Mestre, Elisabetta stava lavorando.

Prese dei documenti dal cassetto e trovò il formato cartaceo di un articolo di Damiano.

Appena lo vide, richiuse subito il cassetto perché non voleva pensare a lui. Leonardo ed Eliseo le avevano ripetuto più volte che il giornalista non sarebbe più ritornato e lei aveva cominciato a crederci davvero. La rosa che lui le aveva regalato quasi tre settimane prima era ormai appassita come la loro relazione.

Il cellulare squillò, lo prese e notò che la chiamata venisse da Damiano.

Subito non ci credé e restò a pensare se rispondere o no.

La curiosità vinse e avviò la telefonata.

"Pronto?" chiese la donna speranzosa.

La linea sembrava interrotta.

Restò un attimo in attesa e poi sentì la voce del giornalista: "Elisabetta! Finalmente ti posso sentire!"

La donna sorrise felice e si alzò. "Sapevo che fossi ancora vivo. Ho pregato tanto che questo momento arrivasse al più presto!"

Damiano spiegò: "Sono stato molto impegnato in questi quattro giorni e non ho potuto chiamarti. Ora, però, ho trovato un po' di tempo per spiegarti l'accaduto."

"Racconta, sono curiosa!" esclamò Elisabetta ancora incredula.

Il giornalista cominciò: "Sono stato rapito da Dawud Duca perché voleva che gli dicessi il nascondiglio di una schedina con delle informazioni preziose. Per fortuna mi ha salvato la figlia, Cherifa."

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora