Il segreto di Mario (parte terza)

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Lasciò cadere il cellulare sul petto. Perché non la cercava? Cosa gli era successo? Magari la serata non era ancora finita. Elisabetta aveva persino regolato la luminosità del display per riuscire a leggere meglio un suo messaggio, evitando così il forte contrasto di luce tra il buio della stanza e lo schermo del telefono.

Girò la testa a sinistra e i suoi occhi si chiusero automaticamente.

Li riaprì e li sgranò più volte, doveva evitare di addormentarsi. Damiano aveva promesso che l'avrebbe avvertita, non poteva essersene dimenticato.

All'improvviso si sentì avvolta da un tenue torpore: Morfeo la stava richiamando tra le sue braccia, ma lei doveva resistere.

Si lasciò sfuggire uno sbadiglio e spostò una gamba avvicinandola alla sponda del letto. Non avrebbe resistito a lungo.

Voltò la testa a destra e il pensiero che il gala fosse finito si insinuò nella sua mente quasi addormentata. Cosa avrebbe fatto Damiano dopo la festa? Forse sarebbe uscito con Cherifa?

Escluse subito quella possibilità: lei aveva un ragazzo, ormai si fidava di lei. O forse avrebbero fatto un'uscita a tre... O magari era successo qualcosa di brutto a Damiano. Avrebbe dovuto chiamare Edoardo? Aveva l'impulso di farlo. Il suo amico di sicuro sarebbe stato presente quella sera, ma non voleva allarmarlo inutilmente.

Prese il cellulare e fissò lo schermo, desiderando ardentemente che vibrasse per segnalarle l'arrivo di un messaggio.

Elisabetta sollevò una mano, quella libera dalla flebo, e continuò ad aspettare. Magari Damiano si era semplicemente scordato. In quel caso, lei cosa avrebbe fatto? L'avrebbe aspettato sveglia inutilmente?

Un leggero fastidio le fece contrarre le labbra. Se fosse stato così, il giorno dopo non l'avrebbe fatto entrare. L'avrebbe cacciato in malo modo, minacciando di lasciarlo se non fosse scomparso dalla sua vista.

Sorrise; sapeva bene che non l'avrebbe fatto. Se lui fosse entrato da quella porta, avrebbe di sicuro finto di offendersi, ma poi gli avrebbe dato uno di quei baci che non avrebbe dimenticato facilmente.

Proprio quando si stava lasciando cullare nel mondo dei sogni con quei dolci pensieri, sentì il cellulare vibrare.

Scattò in avanti e recuperò il telefono caduto vicino all'inguine. Non era una semplice vibrazione, era una chiamata.

Sorrise pensando che magari lui voleva darle la buonanotte e tranquillizzarla, ma poi il suo volto si scurì guardando chi la stava cercando: Cherifa.

"Pronto?" chiese d'istinto, non riuscendo a spiegarsi perché lei la stava cercando.

"Ehi... sei sveglia?" domandò la ragazza dall'altra parte della linea.

Elisabetta aggrottò le sopracciglia. Aveva notato il suo tono preoccupato, il suo parlare con la voce rotta.

"Sì, io... sono sveglia. E Damiano dove sta? Perché non mi cerca?"

Cherifa sospirò; era su un taxi che la stava conducendo a casa e vedeva le case passare davanti ai suoi occhi. "Lui... adesso non può."

Soffocò un lamento. Come poteva dirle che Damiano era stato arrestato? E la giornalista come avrebbe reagito?

Elisabetta si sedette sul letto, sempre più preoccupata. "Questo l'avevo capito. Dov'è? Ha la batteria scarica?"

Aveva posto quella domanda nella vana speranza che la risposta fosse la più scontata possibile. Non ci sperava molto, ma voleva aggrapparsi a quell'ipotesi.

"Sì... cioè, no, la verità è... un'altra. Molto più triste."

Il tarlo della preoccupazione si annidò nelle orecchie di Elisabetta.

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora