Il segreto di Mario (parte decima)

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La ragazza ebbe la sensazione che una mano le stesse stringendo il cuore e che lo stesse appallottolando come se fosse un pezzo di carta. Si sentiva mancare l'aria, tutta quella storia non poteva essere reale. Mario era giovanissimo e se fosse stato condannato, avrebbe di sicuro passato gran parte della sua vita in carcere. Era stato assolto dal processo Broxen solo perché aveva testimoniato contro quell'organizzazione e perché era stato dimostrato che loro avessero fatto il lavaggio del cervello a tutti i ragazzi, ma nella nuova situazione che si era creata non sarebbe stato così facile uscirne puliti.

Ilaria ripensò ai giorni passati in casa famiglia senza di lui, alla sua promessa non mantenuta di chiamarla, al fatto che si fosse addormentata vicino al telefono per rispondere subito, alle parole della signora Palmieri e di Massimiliano che le avevano consigliato di stare lontana da lui. In quel momento tutto aveva un senso, tutte le domande una risposta. Ecco perché l'aveva visto in manette, ecco perché lui aveva tentato in ogni modo di respingerla. Le aveva parlato così per proteggerla da una situazione troppo grande.

Mario si coprì il viso con le mani. "Ho paura, Ilaria. Temo che quello che è successo la scorsa sera non sia un episodio isolato. E se tutta la rabbia che ho in corpo dovesse palesarsi di nuovo? E se a farne le spese... potessi essere tu?"

Ilaria spalancò gli occhi, sorpresa da quella domanda. "T-Tu... saresti davvero in grado di farmi... del male?"

Si avvicinò di qualche passo e lo guardò negli occhi, alla ricerca di una risposta.

Mario scosse il capo, agitato. "Non lo so, non lo so." Si alzò e si voltò di schiena per guardare il panorama che la terrazza della casa famiglia offriva loro.

Poi parlò. "Se quella notte non mi sono fatto alcuno scrupolo a uccidere mia zia... non so cosa potrebbe accadere se succedesse con te." Sbuffò e soffocò un singhiozzo. "Capisci perché devi stare lontana da me? Perché sono un mostro, un assassino... perché potrei farti del male anche se non voglio. Perché quando mi prendono queste crisi... non ho più il controllo del mio cervello, è come se una forza sconosciuta si impossessasse dei miei neuroni e li comandasse a suo piacimento. Come se fossi una semplice marionetta del mio stesso corpo."

Ilaria si mise una mano sulla fronte, il vento continuava a sferzare il suo viso. "Io... non penso sia così grave come pensi. Prova a riflettere: se fossi davvero così pericoloso come dici, perché la signora Palmieri avrebbe avanzato la proposta di riportarti in casa famiglia? Qui ci sono molti bambini... avresti potuto essere colto da una di quelle crisi e mettere tutti nei guai." Deglutì e continuò il suo discorso: "Dio solo sa quanto odi la signora Palmieri, ma non è scema. Lavora da anni in questo campo e ha incontrato molti ragazzi difficili. Non credo che a tutti avrebbe concesso il tuo stesso trattamento. Se l'ha fatto, significa che vede del buono in te. Che c'è una luce oltre il buio che avvolge il tuo cuore. In più anche il giudice ha acconsentito, quindi non ti ritengono un pazzo scatenato che può far male a qualcuno. Credi di esserlo, ma non è così."

Si avvicinò di un altro passo a lui e gli prese le mani infreddolite e bagnate dalle lacrime. "Ti prego, Mario, guardami negli occhi."

Lui continuò a tenere lo sguardo basso, i denti serrati.

Lei gli sfiorò il mento con due dita. "Ehi."

Lui sbatté le palpebre e poi alzò gli occhi verso quelli di Ilaria.

La ragazza appoggiò una mano sulla spalla sinistra del ragazzo e continuò a tenere lo sguardo incatenato al suo.

Si avvicinò di un altro passo, fino a quando furono così vicini da sentire l'uno il respiro dell'altro.

Ilaria prese una mano di Mario e la portò a contatto con il proprio cuore. "Senti come batte forte?"

Il ragazzo sussultò a percepire quel rumore. Pulsava nella cassa toracica come se fosse un cavallo imbizzarrito che voleva uscire a ogni costo dal recinto in cui era rinchiuso.

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora