Una bomba sul treno (parte prima)

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Una pace senza precedenti. Il respiro di Ilaria appariva regolare e i suoi muscoli erano finalmente rilassati. Mario la guardava e non poteva smettere di fissare il suo volto incavato nel cuscino, come se volesse proteggerla da ogni pericolo. Mario sorrise: quel pomeriggio era stato molto stancante per lei. Aveva avuto difficoltà ad addormentarsi e ci era riuscita solo grazie a una musica rilassante che lui aveva impostato grazie al cellulare di Daniele, un sottofondo rilassante con il movimento delle onde del mare. Mario le accarezzò le dita: non erano più fredde come qualche ora prima, ma calde e vellutate.

Ilaria si svegliò da quella situazione di irreale torpore. Come acqua gelida, le tornò in mente ciò che era successo nel pomeriggio: rammentò i passi sconosciuti, la pistola di Simona e quel colpo così assordante da aver reso la sua mente una fitta nebbia di sensazioni ovattate. Ricordò anche l'abbraccio di Mario, il suo unico conforto. Le parole di Alessio giunsero lontane: rimembrò che l'aveva interrogata per capire la dinamica dell'omicidio. Era anche stata visitata da un medico, che aveva preteso di portarla in ospedale per sicurezza, ma il commissario Dimaro era riuscito a convincerlo a continuare il viaggio. C'era stata una lite furibonda, ma alla fine Alessio era riuscito a imporre la sua decisione, garantendo che Ilaria avrebbe ricevuto tutte le cure necessarie. La ragazza si era sentita male a causa dell'infezione delle ferite, che non erano state medicate nel modo opportuno: le lesioni si erano aperte, causando quel lancinante dolore. Corrugò la fronte: il ricordo di quello sparo era ancora vivido nella sua mente, come un tatuaggio indelebile.

Sentì un lieve tocco percorrere il palmo della sua mano destra e aprì gli occhi, salutando Mario con un dolce sorriso. Il ragazzo ricambiò e continuò ad accarezzarle la mano, come se volesse testimoniare la sua vicinanza.

"Come ti senti?" chiese lui, con voce colma di affetto.

"In Paradiso" rispose lei, come se fosse l'affermazione più ovvia che potesse pronunciare.

Mario volse lo sguardo verso le gambe: "Beh, gli antidolorifici sono un vero e proprio miracolo!"

"Ma no..." ribatté lei, con il sorriso sulle labbra, "...sono in Paradiso perché ci sei tu al mio fianco."

Il ragazzo sorrise e abbassò lo sguardo: "Cosa dici..."

"La verità. Eri lì con me in quel momento di sofferenza per me. Non hai esitato un attimo ad abbracciarmi. Per me è stato bellissimo, avevo bisogno di te in quel momento."

Mario arrossì, o almeno così gli sembrò. Appena aveva sentito quello sparo, era subito uscito da quella macchina, come se al posto dei piedi avesse avuto due razzi. Aveva temuto per la vita di Ilaria: se le fosse successo qualcosa di grave, non se lo sarebbe mai perdonato.

"Era sporco di sangue tutt'intorno, ma tu ti sei precipitato verso di me, ignorando tutto il resto. Grazie!"

Provò ad alzarsi e riuscì a sedersi sul letto. Mario mise due cuscini dietro alla sua schiena in modo che potesse essere più comoda. Ilaria si massaggiò le gambe: non sentiva dolore, segno che gli antidolorifici stavano funzionando.

Lui si alzò e si avvicinò alla finestra: "Hai visto che bel paesaggio fuori? Poco fa con il tramonto mi sembrava di vedere un quadro!" Si sedette sul letto: "Ci pensi che trascorreremo un mese in questo luogo così magico?"

Lei accennò un sorriso: "Vuoi vederla come una vacanza?"

Lui abbassò lo sguardo: "Preferisco dimenticare il motivo per cui siamo qui, almeno fino a quando non dovremo testimoniare in tribunale..."

"Se ci riusciremo..." accennò lei, con sguardo triste. Era bastata quella frase di Mario per riportare a galla tutto il dolore che aveva provato e il peso di quello che sarebbe successo.

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora