Paura in autogrill (parte ottava)

38 13 5
                                    

La serata passò veloce: dopo la cena Orazio e Cherifa passeggiarono nelle stradine del centro. Si tennero per mano e si guardarono complici. Sembravano una coppia di fidanzatini del liceo. Era proprio così che si sentivano: entrambi erano a loro agio e non importava nulla delle persone che passeggiavano accanto a loro. Per Cherifa c'era solo Orazio e viceversa.

Arrivarono in macchina e continuarono a scherzare durante tutto il tragitto. Cherifa accese la radio e cominciò a cantare a squarciagola. Orazio non riusciva a trattenersi dalle risate: il suo tono di voce era più alto del solito e lui desiderava tapparsi le orecchie, anche se doveva tenere le mani sul volante. Forse Cherifa era ubriaca, anzi, sicuramente.

Dopo un quarto d'ora arrivarono davanti all'edificio in cui abitava Cherifa. Orazio spense la radio e la ragazza continuò a cantare con gli occhi chiusi e la testa appoggiata sul sedile.

Lui la guardò divertita e le toccò la spalla sinistra: "Ehm... siamo arrivati!"

La ragazza smise subito di ridere: "Di già? Come vola il tempo quando ci si diverte!" Tossì e prese la sua borsetta. Prima di scendere cercò di sistemarsi i capelli e ringraziò Orazio per la splendida serata.

Lui continuò a guardarla divertito: "Riesci a scendere? Mi sembri un po' brilla..."

"Io?" chiese lei, indicandosi. "Non ti preoccupare, sto bene..." esclamò, aprendo lo sportello.

Uscì dall'auto e per poco le sue gambe non cedettero. Si appoggiò allo sportello e cercò di tenere gli occhi aperti. I suoni arrivavano ovattati e la vista era un po' annebbiata.

Orazio uscì subito dall'auto e si avvicinò a lei: "Tutto bene?"

Lei annuì e si strofinò gli occhi: non poteva dimostrarsi debole al suo primo appuntamento. Nella sua mente si affollavano tanti pensieri, uno più veloce dell'altro. Ogni volta che guardava quei piccoli smeraldi, però, aveva un'unica idea. Voleva baciarlo: sembrava che le sue labbra la richiamassero, come il canto delle sirene per Ulisse.

Orazio ripeté: "Tutto bene? Mi sembri assente..."

Le sue parole arrivarono confuse e lontane. Cherifa voleva parlare, desiderava tranquillizzarlo, ma non ci riusciva. Sentì dei crampi allo stomaco, ma non se ne curò. Forse era per la pizza e per il troppo vino. O forse era solo stanca e innamorata. Appoggiò una mano sulla sua spalla e il tocco con la sua giacca le bastò per capire da dove arrivava il suo malessere: ciò che sentiva nello stomaco, che non le permetteva di parlare e di respirare, erano delle farfalle. Sembrava che si muovessero senza tregua. Cominciò a sudare e appoggiò anche l'altra mano sulla sua spalla. I loro visi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro. Lo sguardo di Cherifa era rivolto solo verso il volto di Orazio, il resto era sfocato. Si avvicinò, inebriata dal profumo del suo dopobarba. Lui la strinse a sé e le loro bocche si unirono in un bacio casto. Si staccarono subito, come se entrambi avessero messo le dita nella corrente.

Lui commentò: "Sei cosciente?"

Lei esclamò, estraniata da tutto: "Non sono mai stata così cosciente in tutta la mia vita!" e le loro labbra si avvicinarono di nuovo.

Orazio la strinse a sé sempre di più e lei passò una mano sulla sua schiena, all'apparenza infinita. Le loro lingue si cercavano e, non appena si trovavano, continuavano una dolce ma passionale danza. Ballavano con desiderio e insospettabile ardore.

Un clacson improvviso interruppe il magico momento: i due si resero conto di non essere soli e si ricomposero. Erano sul ciglio della strada e le macchine sfrecciavano veloci vicino a loro.

Lei si allontanò, commentando imbarazzata: "Scusa, forse mi sono lasciata trascinare dal momento." Aprì la borsetta e cercò le chiavi per aprire il portone: "Ora devo andare. Mi sono divertita questa sera, sono stata in piacevole compagnia!"

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora