Paura in autogrill (parte sesta)

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Intanto quella sera Cherifa era in casa sua e camminava da una parte all'altra della sala in modo frenetico. Ogni tanto si guardava allo specchio e controllava che i capelli fossero ben pettinati. Il suo sguardo si spostava anche sull'orologio. Sembrava che le lancette si muovessero in modo lento, come se volessero farle un dispetto. Nella sua testa lei si ripeteva gli accorgimenti che Damiano le aveva dato: in un primo appuntamento non si parla di politica, di soldi e non si commenta l'abbigliamento del partener se non piace. Il rischio più grande, secondo Damiano, era trasformare la cena in un interrogatorio. Non doveva assillarlo con domande sulla sua vita privata e soprattutto non poteva chiedergli di parlare di sue passate esperienze con le donne.

"Faceva prima a dirmi di cosa parlare..." commentò la donna sistemandosi gli ultimi capelli fuori posto.

Sentì suonare un clacson e lei girò lo sguardo verso l'orologio: erano le otto in punto. Il suo uomo del pullman era puntuale...

Prese la sua borsetta e diede un ultimo sguardo allo specchio. Non era riuscita a sistemare quei capelli che le rigavano la fronte, ma in fondo non le importava. Come aveva detto Damiano, era meglio rimanere se stessi.

Chiuse la porta dietro di sé e scese le scale. All'esterno ad attenderla c'era Orazio, con una mano in tasca e l'altra appoggiata sulla portiera aperta. La sua auto era grigio metallica e sprovvista del tettuccio, una Mercedes-Benz. Lei rimase stupita: non si sarebbe mai aspettata che Orazio venisse a prenderla con una macchina simile.

Si avvicinò e lui commentò: "Prego, principessa..."

Lei si bloccò e si voltò stupita: "Come... mi hai chiamata?" Aveva scoperto che lei era la Principessa di Algeri?

Lui alzò le braccia: "Non ti piace? Allora riformulo la frase... prego, Cherifa!"

Lei rise per la sua battuta: il suo segreto era salvo. Si avvicinò sempre di più: "Scommetto che chiami tutte così!"

Lui abbassò lo sguardo, aspettò che lei entrasse e chiuse la portiera. A quel punto lei si rese conto di aver toccato un tasto dolente: aveva appena infranto una delle regole che le aveva dato Damiano. Si morse un labbro e aspettò che entrasse anche lui. Guardò in alto: "Non ero mai entrata in un'auto senza tettuccio! Deve essere bello guidare con il vento che scompiglia i capelli! Il difetto però è che quando piove, ti bagni tutto..."

Lui sorrise e indicò un pulsante: "Con questo no, perché compare il tettuccio che copre l'auto!"

Cherifa guardò il tasto, sempre più incuriosita: "Wow, è proprio tecnologica quest'auto!"

Lui si mise a ridere: "Lo credi davvero?"

Lei annuì e commentò, guardandosi intorno: "Certo che ti deve essere costata tanto, eh?!"

Le si mozzò subito il fiato e si rese conto di aver violato un'altra regola. Sospirò sconsolata: erano passati meno di cinque minuti ed era già riuscita a non seguire i consigli di Damiano. Chissà come sarebbe finita la serata...

"Beh, posso permettermelo..." replicò l'uomo, accendendo il motore.

Cherifa stava per dire che non si aspettava che un arredatore d'interni potesse guadagnare tanto, ma frenò la lingua. Aveva già parlato troppo.

Per stemperare la tensione lei chiese, girandosi verso di lui: "Dove mi porti?"

L'auto partì e l'uomo rispose: "In un grazioso ristorante del centro. Si trova in una via nascosta rispetto a quella principale. È poco conosciuto, ma si mangia molto bene!"

Lei sorrise: "Bene, sono sicura che mi piacerà!" Girò la testa e lasciò che il vento di fine settembre le accarezzasse il volto. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quella piacevole sensazione. Era come se ogni folata fosse una piccola carezza, come se sua madre in quel momento fosse lì e le stesse dando il suo supporto.

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora