Rocce rosso sangue (parte dodicesima)

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"Vero, non credo che riesca ad andare avanti con quello che dichiara allo Stato" osservò Giovanna inclinando il capo. "A meno che lei non abbia altre entrate, ovvio..."

La signora Finizio s'irrigidì. "Non v'importa ciò che faccio o non faccio con i miei soldi. Arrivo a malapena alla fine del mese e sono piena di debiti, ma non ho intenzione di mollare questo negozio perché è la mia vita." Le si ruppe la voce e si sforzò di non piangere. "Ho sputato sangue per riuscire a riprendermi da quella sentenza e ho lavorato il doppio. Quel fardello me lo porto ancora addosso, ma ora le mamme si fidano di me. Non ho più usato quei prodotti da allora, ve lo giuro."

Il commissario storse le labbra carnose. "Sa come sono andate le cose, secondo me? Lei aveva bisogno di soldi per saldare qualche debito e ha colto al volo l'opportunità che le è stata data da Dark Rose. Il lavoro che le ha richiesto, però, era molto particolare e aveva bisogno di usare del trucco diverso da quelli che utilizza di solito. Così ha cominciato a indagare e ha scoperto che nel mercato nero esistono dei ceroni meno vistosi del solito e che modellavano la pelle a proprio piacimento. Il prezzo era pure basso, quindi perché non usarli?"

"Due piccioni con una fava, non sapendo che entrambi sarebbero stati la sua condanna" terminò Edoardo con sguardo soddisfatto.

Nunzia alzò il mento. "Andatevene di qui, subito! Tra poco ho dei clienti e non voglio che vi vedano..."

"Scommettiamo che se guardassimo in archivio, troveremmo altri casi simili a questo?" domandò retorica il commissario. "Dark Rose si rivolgeva solo a professionisti e avrà sentito parlare di lei nell'ambiente criminale."

Finizio sbuffò e si allontanò dal bancone indicando la porta. "Avanti, andatevene! Non ho alcuna intenzione di stare a sentire le vostre malate elucubrazioni mentali! Là fuori ci sono spacciatori di ogni sorta, perché non andate a farvi un giretto?"

"Perché un innocente è finito in galera per colpa sua!" esclamò Edoardo con gli occhi sgranati.

Giovanna cercò di mantenere il controllo. "Facciamo un patto, signora. Noi non controlliamo nell'archivio, in cui anche lei sa che troveremmo qualcosa, e lei ci racconta tutto ciò che è successo e collaborerà con noi. Se le va bene, se la caverà con un'altra multa e non rischierà di finire in galera. Peccato che non siamo in America, quella tuta arancione le donerebbe."

La sarta si riavvicinò al bancone e, tremante, prese in mano il metro a fettuccia e lo allargò un poco, per poi buttarlo con violenza in un angolo del negozio.

Sospirò più volte e cominciò a piangere, togliendosi gli occhiali rossi.

"V-va bene" sussurrò tra i singhiozzi. "Sapevo che non avrei dovuto cacciarmi in questo guaio, era roba troppo grossa per me."

"Allora?" domandò il commissario. "Nessuno di noi ha tempo da perdere: lei ha dei clienti e noi un criminale da assicurare alla giustizia, il complice di Dark Rose."

"Mi ha telefonato un uomo" cominciò la signora, prendendo dalla tasca un fazzoletto.

"Quando?" chiese Edoardo per aver chiaro il contesto. "U-un mese fa, penso. Ha cominciato la conversazione dicendomi una parola in codice che nell'ambiente criminale si usa per sottintendere tante cose. Poi ha spiegato che una donna aveva bisogno di un trucco particolare per somigliare a una ragazza. Io gli ho detto che avevo bisogno di vederla dal vivo per vedere da vicino la pelle su cui lavorare e lui in tutta risposta ha detto che mi avrebbe mandato una foto delle due facce da più prospettive."

"In che modo gliele ha recapitate?" domandò il commissario.

Le venivano i brividi al pensiero che finalmente quel grattacapo stava trovando una soluzione.

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora