Un ritorno inaspettato (parte sesta)

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Restava lì: gambe accavallate, libro tra le mani e gli occhi che erano attratti di continuo dal nero metallizzato del ricevitore. Perché Mario non aveva ancora chiamato? Doveva essere successo qualcosa, ma allora perché non la avvisava? Forse non poteva, aveva avuto un incidente o...

Ilaria sospirò e si passò una mano sulla fronte. Quella situazione era surreale. Sembrava che la sua vita dipendesse da quella telefonata, come se senza, fosse incompleta. Non riusciva neanche lei a spiegarselo, ma era più forte di ogni logica, oltre tutti i confini della ragione. Carmine le aveva ripetuto più volte che se Mario avesse chiamato, la signora Palmieri l'avrebbe avvisata, ma Ilaria preferiva non fidarsi. Aveva cominciato a credere che forse le nascondeva le sue chiamate, per questo voleva stare lì. Quale motivo avrebbe avuto, però?

Ilaria sospirò di nuovo e si mise le mani nei capelli. Nulla di ciò che stava pensando aveva senso. E se Mario, semplicemente, non l'avesse voluta chiamare? Forse per staccare dalla casa famiglia e godersi la settimana con sua zia...

La donna alla scrivania intuì il nervosismo di Ilaria, la ragazza se ne accorse e cambiò pagina, cominciando a mangiarsi le unghie. Doveva prendere una decisione definitiva, non poteva continuare ad aspettare come una scema una chiamata che forse non sarebbe mai arrivata. Non voleva svolgere gli esercizi per il giorno dopo, le sembravano inutili con tutta la confusione che aveva in testa.

Davanti a sé c'era la scala che conduceva ai piani superiori. L'ufficio della signora Palmieri era nell'ultimo, insieme ad altre piccole stanze utilizzate come deposito e altri uffici del personale.

Ilaria si alzò e ripose il libro nello scaffale accanto alla scrivania. Solo una persona poteva aiutarla. Forse non l'avrebbe ascoltata, ma doveva provarci. Era troppo in ansia per Mario, non poteva continuare a vivere in quello stato di preoccupazione.

Si diresse verso la scala e salì verso il piano superiore. La donna alla scrivania si accorse dei suoi movimenti e la guardò con la coda dell'occhio. Le sembrava un automa, senza vita.

Ilaria arrivò all'ultimo piano e si fermò a osservare il corridoio illuminato dalle ampie finestre. L'aveva percorso solo un giorno prima in compagnia di Mario.

Cercò di prendere coraggio e si incamminò verso l'ufficio in fondo al corridoio. Cosa avrebbe detto alla signora Palmieri? Quale scusa avrebbe usato per avere sue notizie?

Il sole di Roma entrava attraverso le finestre, posandosi sulla sua pelle candida come se volesse accarezzarla, come se volesse darle forza. Ogni raggio luminoso che sfiorava il suo corpo le infondeva energia. Sembrava più sicura, determinata.

Strinse le mani a pugno, mentre nella sua mente si formavano le domande che avrebbe posto alla signora Palmieri.

Si fermò davanti all'ufficio, vicino alla porta che dava sul retro. I suoi occhi vispi osservavano la targhetta e tra sé e sé giurò che sarebbe uscita di lì solo sapendo dove fosse Mario. Non si sarebbe accontentata di un rifiuto. Avrebbe lottato, se fosse stato necessario.

Alzò una mano e bussò più volte alla porta.

"Arrivo subito!" rispose Antonietta dall'interno, come se si aspettasse una visita. Aprì la porta e, con un formale sorriso, esclamò: "Prego, accomodatevi!"

Quando la signora Palmieri si trovò davanti Ilaria, rimase bloccata, con la bocca aperta. Non se lo aspettava.

La ragazza restò un attimo spiazzata, poi entrò senza chiedere il permesso.

"Sta aspettando qualcuno?" chiese, sedendosi vicino alla scrivania.

"No, cioè sì... È urgente ciò che mi devi dire? Te lo chiedo perché... sto aspettando una visita importante" rispose la donna, sorridendo.

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora