Capitolo 14

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Non faceva niente, avevo un telefono e potevo controllare. Lo tirai fuori e lo accesi immaginando che Suga mi avesse chiamato un altro paio di volte.

No, non era così.

11 chiamate perse da Suga.

2 chiamate perse da V.

1 chiamata persa da Jungkook.

58 chiamate perse da +82 4567732861.

Non poteva essere, qualcuno mi aveva chiamato ben cinquantotto volte! Ma cosa voleva fare? Era proprio stupido.

Oltretutto chi poteva chiamarmi così tante volte se non Suga?

Proprio in quel momento il mio cellulare iniziò a squillare mostrando sullo schermo il numero sconosciuto di prima.

Risposi subito e rimasi scioccata dalla voce che sentii dall'altra parte del telefono.

"Pronto?"

"Dimmi dove sei."

"Eh? Jimin?!"

"Dimmi dove cavolo sei."

"non lo so."

"mandami la posizione da Google maps."

Disse attaccandomi in faccia. Davvero era Jimin? Mentre inviavo la posizione allo scemo ripensai alle sue risposte nervose durante la chiamata.

Non mi era risultata l'ingenua e divertita voce di sempre, mi era sembrata fredda e arrabbiata.

Strano, molto strano.

Lasciai perdere e dedussi che mi stava per venire a prendere, così mi sedetti su una panchina là vicino. Era davvero tardi, magari mi ero lasciata andare un po' troppo, ma non mi aspettavo mica di farli preoccupare.

Iniziai a scrutare le stelle che una ad una spuntavano nel cielo e sbuffai. Ero stata una ragazza viziata ad andarmene in quel modo, peggio di Jimin.

Dopo qualche minuto sentii delle voci maschili che urlavano e ridevano, non ci feci realmente caso finché lentamente si avvicinarono a me.

Mi rimisi seduta bene e vidi un gruppo di ragazzi ubriachi dall'altra parte della strada. Non ci voleva.

Abbassai lo sguardo e cercai di non farmi notare. Però non servii a molto, in giro non c'era nessuno e il primo di loro che mi vide non fece altro che urlarlo agli altri.

"Oooooooh, ragazzi! C'è una straniera tutta sola!" Disse scatenando le risate di tutti gli altri.

E in men che non si dica attraversarono la strada e si fermarono davanti a me.

"Ehi, piccola! Vuoi giocare con noi?" mi chiese rocamente.

"Stupido! Sarà americana!" Lo rimproverò l'amico.

Iniziarono a litigare tra di loro mentre traballando si tiravano spintoni a vicenda.

Io abbracciavo il mio zaino tremando dalla paura.

Aiutami, Jimin, ti prego.

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