Capitolo 49

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Lui si mise a ridere come mai aveva fatto e indietreggiò di poco per sfuggire alla mia presa.

"Sapevo che avresti regito così." spiegò sogghignando.

"Chi te li ha dati? Questi audio sono vecchi, di tanti anni fa!" mi giustificai arrossendo.

"Quindi?" continuò guardandomi in modo ambiguo.

"Quindi cosa?" ripetei isterica.

"Accetti? Sarai la mia serva per una settimana?" chiese scrutandomi dall'alto in basso in modo pervertito.

"Certo che no!" risposi ovvia.

"Bene, io raggiungo gli altri così ci facciamo quattro risate." disse alzando un sopracciglio.

Oh no.

Nessuno poteva sentire quegli audio.

In realtà non era vero, erano recenti, e li avevo salvati soltanto sul cellulare. Non sapevo come ci era arrivato ma era alquanto imbarazzante.

Avevo registrato la mia voce mentre cantavo una canzone.

Perché?
Ero senza uno scopo preciso, ma stavo frequentando delle lezioni di canto e, grazie ad un consiglio, avevo testato la mia voce in versione digitale.

Chissà come mai non mi era venuto in mente di eliminarlo.

"Aspetta." lo fermai decisa. "Un giorno, e, soprattutto, non puoi chiedermi di fare cose perverse."

"Un mese." affermò. "Due ore di sesso al giorno."

MA CERTO. OVVIAMENTE.

"Che?! Ma tu sei pazzo!" imprecai agitandomi sempre di più.

"Okay, okay. NON POSSO CHIEDERTI DI FARE COSE PERVERSE, ma sette giorni me li devi concedere." insistette sorridendo.

Ma quanto era felice?

Sospirai esausta e ci pensai un attimo.

Avrei dovuto fargli da serva, non da prostituta. Andava più che bene.

"Accetto. Ma tu cancella l'audio!" esclamai arrabbiata.

"Solo durante l'ultimo secondo del settimo giorno." concluse soddisfatto prima di girarsi ed andarsene via.

Perfetto.

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