Capitolo 8: Il processo - I

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Raven si svegliò nel cuore della notte, con la sensazione che fosse accaduto qualcosa di terribile. Ad un tratto aveva avvertito una lacerazione, come se gli avessero strappato un capello o soffiato in un orecchio. A questo era seguita un'inspiegabile sensazione di vuoto, che l'aveva lasciato boccheggiante: una delle sue creature aveva appena cessato di esistere. Non aveva ancora affrontato la morte di nessuno di loro, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata un tale strazio. Si piegò in due, premendosi le braccia sulla pancia, nel vano tentativo di colmare quel vuoto che, rapidamente, si stava trasformando in una voragine. Tremava dalla testa ai piedi e a stento riuscì a trascinarsi verso le stanze di Helios, vicine alle sue. Bussò alla sua porta con le ultime forze che gli restavano, poi crollò a terra.

Helios aprì, stropicciandosi gli occhi, e gli venne un colpo quando vide Raven accasciato a terra, pallidissimo.

Lo sollevò dal pavimento e lo depositò nel proprio letto. Gli mise una mano sul petto ed una sulla fronte, infondendo dell'energia positiva nel suo corpo ghiacciato, rigido come un pezzo di marmo.

Raven emise un singulto, inspirando a fondo, come se avesse appena rischiato di annegare. Scattò a sedere, ansimando, gli occhi blu colmi di angoscia.

- Raven, cos'è successo? - gli chiese l'amico.

Raven cercò di parlare ma non riuscì a produrre un monosillabo comprensibile, così gli afferrò una mano. Helios si sentì soffocare dalla sua angoscia e, per un attimo, perse se stesso nei meandri della coscienza sconvolta dell'amico. Quando tornò in sè, anche lui si ritrovò tremante, col respiro affannato.

- Dobbiamo chiamare Annis e gli altri. - riuscì a balbettare.

Dopo che li ebbero radunati e Raven, seppur in modo confuso ed incoerente, ebbe spiegato loro l'accaduto, gli altri tre gli intimarono di restare tranquillo, mentre loro andavano a vedere cosa fosse successo di preciso. Persino Odin fu gentile e gli diede una pacca sulla spalla per consolarlo, sebbene Raven si fosse rinchiuso in uno stato catatonico e non si rendesse più conto di nulla.

- Bada a lui. - intimò a Helios. - Non è saggio lasciarlo solo.

Lui, che non aveva comunque avuto intenzione di abbandonarlo, annuì, e si sedette accanto a Raven, raccogliendo le sue mani fra le proprie. Tenne bene a distanza il suo dolore, una nube nera e irta di spine, e cercò di placarlo con la propria calma. Non poteva intimargli di essere felice in un simile momento, ma poteva cercare di arginare il suo male.

- E' Yalel. - balbettò Raven ad un certo punto, sottovoce.

- Come? - fece Helios, accostando l'orecchio alle sue labbra per sentirlo.

Ma Raven si era di nuovo trincerato in se stesso, e non parlò più.

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Quando raggiunsero la radura, capirono immediatamente che lì aveva avuto luogo uno spettacolo terrificante. Un muto grido d'orrore trapelava da ogni cosa. Dall'erba, dalle rocce, dagli alberi e persino dal cielo stesso, talmente silenzioso che non c'era un alito di vento. L'unico rumore udibile erano dei singhiozzi alternati a respiri rauchi che provenivano da poco lontano. Ai tre Creatori bastò seguire quella traccia per raggiungere il luogo del misfatto.

- Santo cielo... - sussurrò Annis, premendosi una mano sulla bocca.

Odin si irrigidì e la sua mascella prese una piega dura, mentre le offriva un braccio per sostenerla. Lei aveva già dovuto sopportare quella faccenda una volta e non voleva che la affrontasse di nuovo. Thanatos comprese che sarebbe toccato a lui e, con un profondo sospiro, avanzò nell'erba. Era il meno impressionabile di tutti loro, tuttavia la vista del corpo straziato di Yalel gli procurò un brivido. Era da anni che non vedeva il cadavere di un Immortale. Su di esso era chino un giovane dai capelli biondi e ricci, che singhiozzava e lo stringeva forte a sè, come se questo fosse bastato ad infondere di nuovo l'alito di vita nel suo corpo ormai freddo.

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