Quando Teddy rinvenne la prima cosa che percepì fu il dolore alla testa. Gli sembrava di essere rimasto privo di senso per pochi minuti, eppure, allo stesso tempo, di aver dormito per secoli. Poi, anche il resto del corpo cominciò a dolergli. Era ricoperto di lividi e acciacchi di vario genere, e la schiena gli faceva male perché era rimasto sdraiato a lungo su una superficie ricca di asperità. Si guardò attorno per capire dove si trovasse, ma l'oscurità era tale da permettergli di intravedere solo ombre.
Si mise faticosamente seduto e provò un forte senso di vertigine, che lo costrinse a restare immobile. Quando passò riuscì di nuovo a muoversi e gattonò verso dove c'era un po' più di luce. Il pavimento era viscido e umido, e provava la sensazione di trovarsi all'interno delle viscere di un enorme mostro.
Svoltò a destra e venne quasi accecato dal sole, che lo costrinse a coprirsi il volto con una mano. Si trovava all'interno di un buco scavato sottoterra, ai piedi di un piccolo agglomerato di rocce. Non erano molto lontani dalla costa e, circa ad un chilometro di distanza, riusciva a scorgere la pineta. A quella vista si chiese se la sua capanna fosse ancora integra o se qualche mascalzone avesse approfittato della sua assenza per impossessarsene. Gli sarebbe dispiaciuto che gliela rubassero, aveva finito per affezionarsi a quel cubicolo sgangherato, malgrado l'assenza di agi.
Teddy si rese conto di star di nuovo scivolando nel mondo dei sogni e si riscosse, cercando di restare ancorato alla realtà e a quello che stava facendo: doveva fuggire da lì. Non aveva idea di come ci fosse arrivato, ma non era stato di sua spontanea volontà e, qualunque cosa avesse scavato un buco tanto profondo nel corso di una sola notte, non era un essere con cui lui volesse avere a che fare.
Proprio mentre stava pensando a queste cose, gli parve di scorgere un puntolino nero in lontananza. Strinse le palpebre per vedere meglio e notò che si stava avvicinando, dirigendosi proprio verso di lui.
Teddy avvertì una fitta di panico e si guardò attorno alla ricerca di un posto dove nascondersi. Si rannicchiò dietro una roccia, pregando con tutto il cuore che la creatura fosse cieca come un verme e non potesse vederlo né sentirlo. Il rombo del suo atterraggio per poco non gli fece sfuggire un gemito di terrore. Teddy strizzò gli occhi, premendosi una mano sulla bocca per soffocare il respiro rumoroso, e restò in ascolto. L'essere avanzò a grandi passi, facendo tremare il suolo, mentre sogghignava fra sé e sé.
• Avreste dovuto darmi retta, quella volta. - mormorò, rivolto a tre cadaveri, due dei quali ciondolavano sulle sue spalle, mentre l'ultimo ben stretto nell'enorme mano destra.
La creatura avvertì uno strano profumo e inspirò a fondo, beandosene. Era lo stesso odore che aveva sentito nei giorni precedenti, l'odore che l'aveva risvegliato dal letargo in cui sprofondava all'interno della sua prigione per tutto l'anno, fatta eccezione per il giorno del Samhain, in cui le sue catene si alleggerivano quanto bastava per fargli recuperare un barlume d'intelligenza.
Abbandonò i corpi ancora caldi ai propri piedi e si diresse silenzioso verso il nascondiglio del topolino.
La sua mano scattò con sicurezza, esperta nello stanare piccole prede, e lo sollevò in aria, strappandolo al suo nido.
• Ma guarda un po' cos'abbiamo qui... - mormorò, rivolgendogli un sorriso talmente agghiacciante da sconvolgere la mente al più saldo degli uomini. - Dove stavi cercando di scappare?
Teddy, incapace di divincolarsi, osservava il suo aguzzino con occhi sbarrati e la bocca aperta, troppo sconvolto per riuscire ad articolare una risposta sensata. Aveva visto molte cose nel corso dei suoi vagabondaggi, ma non gli era mai capitato di incontrare una creatura del genere. Era alta come minimo tre metri e doveva pesare duecento chili, dei quali la maggior parte erano puro muscolo. Spesse vene scure scorrevano poco sotto la sua pelle grigia, segnata da bitorzoli, bozzi e cicatrici di varia entità. Era curvo sotto il peso del suo stesso corpo e sulla sua ampia schiena si aprivano due ali di un grigio chiarissimo, quasi prive di pigmento e dai bordi sbrindellati, come le orecchie di un gatto uscito da una brutta zuffa. Il suo volto - se tale si poteva definire - aveva una forma squadrata. La mascella era prominente e sembrava molto pesante per via dello spesso strato di zanne che la percorreva. Erano talmente grosse e affilate che non riusciva a chiudere bene la bocca, dalla quale colava della bava biancastra. La sua fronte accoglieva due enormi corna da ariete, che compivano un ampio arco, ripiegandosi all'indietro. Anziché essere bianche d'avorio, come le zanne di un elefante, erano di un vivo grigio metallo, e sembravano fatte di ferro. Lo stesso valeva per le zanne e gli artigli di mani e piedi. Teddy sentiva la mortale presenza di quelle sciabole sull'addome e poco sotto la gola, dove il demone teneva poggiato il suo ampio pollice, pronto a spezzargli il collo al minimo cenno di ribellione.
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La Via delle Rune [completa]
Viễn tưởngGli Immortali sono un popolo illuminato, la legge del cosmo. Asessuati, vivono di puro intelletto, e non cedono agli istinti più bassi. In effetti, di istinti sembrano non averne affatto. Questi si sono concentrati interamente nei demoni, il loro op...