Raven era disteso nel suo letto e fissava con sguardo assente la parete di fronte a sè. Da quando Lauviah l'aveva contattato attraverso lo specchio da divinazione, troncando i loro rapporti, aveva perso l'ultimo alito di vita che l'aveva animato.
Sono come Thanatos, adesso, aveva pensato. Mi sento morto dentro.
Proprio lui, che aveva disprezzato la malinconia del compagno defunto, si ritrovava ad avere gli stessi pensieri. Si sentiva privo di senso, continuava a vivere per inerzia. Il suo corpo rifletteva la sua attitudine mentale e si era indebolito. Gli altri, giovani Creatori erano rimasti fedeli al loro dovere e si erano legati ai loro scranni per la prima volta, accettando il compito che gli spettava. Raven era consapevole che, essendo il più anziano, avrebbe dovuto istruirli, ma rivedeva in quei volti colmi di aspettativa lo sguardo di Lauviah e questo lo annientava. Aveva finito per rinchiudersi nelle sue stanze, dalle quali non usciva da giorni, rinchiudendosi nel suo mondo interiore, dove niente poteva fargli del male. Aveva sofferto troppo. Voleva solo riposare e non gli importava più niente dello scranno o dell'equilibrio dell'universo. Che ogni cosa crollasse e bruciasse. Niente aveva senso, senza Lauviah.
In quel momento, avvertì bussare alla porta.
Raven fece una smorfia indolente e sussurrò di malavoglia "chi è", nonostante sapesse già la risposta. Azrael. Anche lui era molto legato a Lauviah, sebbene il suo fosse un vincolo d'amicizia e non potesse capire fino in fondo il suo dolore di Creatore. Raven aveva apprezzato il suo sostegno, ma era stanco anche di lui, ormai.
La porta si aprì senza il suo consenso e avvertì una mano fresca posarsi sulla sua spalla sinistra.
– Raven, svegliati. - mormorò.
– Sono già sveglio. - sussurrò lui, con un gemito. - Non dormo da giorni.
Ed era vero. Persino il sollievo del sonno l'aveva abbandonato. Era prigioniero di una catatonia che lo lasciava troppo intorpidito per pensare in modo coerente ma abbastanza lucido da riflettere sul proprio dolore. Una lenta agonia che lo logorava.
– Devi vedere con i tuoi occhi. - gli disse Azrael, e il suo tocco mentale gli trasmise una profonda urgenza.
Raven trasse un profondo sospiro e, con un immenso sforzo di volontà, si mise seduto. Era incredibile quanto fosse dimagrito. Le sue mani erano scheletriche e lo stesso valeva per i pallidi piedi che sporgevano dall'orlo della tunica viola. La fascia con cui bloccava la tunica in vita ormai gli era larga e fu costretto a stringerla per impedire che i vestiti gli scivolassero di dosso, prima di seguire Azrael.
Il giovane Creatore, che tanto gli ricordava Thanatos, aveva un'espressione allegra del tutto inappropriata. Raven si chiese come potesse essere tanto felice. Quanto gli sarebbe piaciuto poter condividere la sua gioia.
Azrael lo condusse fra i corridoi fino a raggiungere il giardino interno. A Raven si strinse il cuore quando vide la panca di pietra dove lui e Lauviah spesso si erano seduti a parlare dopo una sessione di addestramento.
Solo in quel momento Raven si rese conto del vocio e delle risate, che lo raggiunsero dopo aver attraversato il solido muro di apatia che lo circondava.
Una piccola folla era stretta attorno a delle figure, chinate sui loro interlocutori. Una di esse apparteneva a Bonifax, il demone con cui Lauviah aveva fatto amicizia. La sua ampia schiena bitorzoluta gli impediva di vedere chi altri ci fosse.
Il piccolo drappello di Immortali, fra cui c'erano anche Yezalel e Mebahiah, sorridenti, si ammutolì. La folla si spaccò in due, rivelando una sottile figura avvolta in una tunica nera. Al suo fianco c'era un demone femmina e si tenevano per mano, come se il legame che c'era fra loro fosse talmente forte che dovevano palesarlo con un contatto fisico costante.
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La Via delle Rune [completa]
FantasíaGli Immortali sono un popolo illuminato, la legge del cosmo. Asessuati, vivono di puro intelletto, e non cedono agli istinti più bassi. In effetti, di istinti sembrano non averne affatto. Questi si sono concentrati interamente nei demoni, il loro op...