Capitolo 14: Fabian - I

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Dopo aver cenato con Margaret e sua zia Titania nel salotto privato di quest'ultima - una vecchia stanza ottagonale con delle ampie finestre, decorate da una serie di magnifiche tende ricamate con antiche immagini di codici medievali - scese al piano inferiore, ed ebbe modo di conoscere le altre adepte che vivevano lì.

Non erano molte, all'incirca una ventina, tutte piuttosto giovani. La più vecchia aveva solo ventott'anni. C'erano molte bambine, che, non appena videro Teddy, si innamorarono di lui e lo coinvolsero nei loro giochi, contendendosi la sua attenzione. Quel ragazzo dai capelli d'oro le affascinava e si sentivano al sicuro con lui. Da tutta la figura di Teddy emanavano dolcezza e tranquillità, e una delle più piccole finì per appisolarglisi in braccio. Titania la prelevò cercando di non svegliarla e la portò al piano superiore per metterla a letto. Teddy e Margaret restarono soli con le bambine, mentre le adulte si ritiravano in un angolo a chiacchierare, giocare a carte oppure leggere dei libri esoterici.

• Ti adorano. - sogghignò Margaret, quando le bambine si misero attorno a Teddy, chi frugando fra i suoi capelli come se potesse trovarci un tesoro, chi cercando di accaparrarsi un posto privilegiato fra le sue braccia.

• Lo vedo. - sospirò lui, sorridendo sebbene volesse sembrare scocciato.

In realtà, dopo aver vissuto in solitudine per tanto tempo, gli piaceva essere sommerso da tante attenzioni. Gli erano sempre piaciuti i bambini, si divertiva a giocare con loro, farli ridere o ascoltarli mentre raccontavano le loro fantasie.

• Come mai non ci sono maschi? - chiese a Margaret, aggrottando le sopracciglia.

• I bambini sono cattivi e antipatici. Vogliono solo giocare a fare la guerra. - brontolò la bambina che teneva in braccio, con cipiglio severo.

• Aspetta di crescere e la penserai in modo diverso. - la prese in giro Margaret, arruffandole i capelli.

Lei sembrò offesa e scosse la testa con decisione, gridando "mai!".

• Comunque... - continuò la ragazza, sorridendo della sua indignazione - ... una volta c'erano più stregoni, ma hanno cominciato a nascerne sempre meno. La nostra linea maschile si è del tutto estinta, ormai.

Margaret si incupì all'improvviso, aggrottando le sopracciglia.

• In effetti, anche noi siamo in via di estinzione, così come il resto delle altre creature dell'Antica Religione. Questo mondo moderno non fa per noi. Siamo molto legate alla natura e, più il progresso avanza, più noi ci ritiriamo. Nel giro di qualche generazione, saremo del tutto scomparse. È triste, ma vero.

Teddy capì che quell'argomento doveva darle molto da pensare e decise di distrarla per impedire che cominciasse a rimuginarvi sopra.

• Bambine, volete sentire un po' di musica? - chiese loro, con un gran sorriso.

• Sì! - esclamarono loro - Zia Titania non ci fa mai ascoltare niente.

• Solo musica classica. - fece una di loro, storcendo il naso.

A Teddy la musica classica piaceva, ma comprendeva che un bambino piccolo non riuscisse ad apprezzarla. Era di ascolto più difficile e non tutti volevano impegnarsi. A volte era bello lasciarsi andare al ritmo, senza pensare a niente, e la musica disco e, in generale, quella anni '80 e '90 faceva al caso loro.

Mentre Margaret e le bambine recuperavano il vecchio giradischi, togliendo il telo che lo proteggeva dalla polvere, Teddy tornò reggendo la scatola coi suoi vinili allo stesso modo in cui un sacerdote avrebbe tenuto una reliquia.

La prima canzone che misero su fu Stayin' Alive dei Bee Gees, poi passarono alla Febbre del Sabato Sera, per poi dedicarsi ad altre vecchie hit come Cream di Prince, Bad di Michael Jackson e molte altre. Teddy era piuttosto bravo a ballare, e sapeva anche fare il moonwalk, il che fu sufficiente a fargli guadagnare gli applausi delle ragazzine entusiaste, che cercavano di imitarlo. Alcune di loro cadevano goffamente, per poi ridere e alzarsi per riprovare.

Ad un certo punto, Teddy prese per mano Margaret e si misero a ballare in coppia, come John Travolta e Uma Turman in Pulp Fiction. Lei non era altrettanto brava, ma cercava di copiare i suoi passi e stargli dietro.

Alla fine, esausta, si sedette sul tappeto per riprendere fiato.

• Oddio, sto morendo. Da dove le tiri fuori tutte quelle energie? - gemette, ansimando.

Teddy si lasciò cadere comicamente al suo fianco, stendendo braccia e gambe a stella.

• Mi piace ballare. - disse, con semplicità, sebbene anche lui fosse sudato e avesse il respiro accelerato. - È stata una bella serata, non credi?

• Se continui così, le bambine non vorranno più lasciarti andare. - scherzò Margaret, dandogli un pugno amichevole su una spalla.

Teddy rise, scuotendo la testa.

• Non è spiacevole essere guardato con ammirazione. - disse - In genere la gente mi tratta come un pazzo, invece qui mi sento a casa, nonostante vi abbia appena conosciuto.

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Dopo essere saliti al piano superiore, si separarono in corridoio e Teddy entrò nella camera che gli avevano riservato. Il suo bagaglio riposava ai piedi del letto e vi ripose con cura i cd in vinile, che aveva avuto l'accortezza di recuperare: sebbene le bambine gli fossero simpatiche, nei loro giochi avrebbero potuto farsi prendere dall'entusiasmo e rovinarli. E lui teneva troppo alla sua collezione per permetterlo.

Teddy, come al solito a piedi scalzi, si godette la sensazione della moquette sulla pelle. Di rado gli era capitato di calpestare qualcosa di tanto morbido e piacevole al tatto. Dopo aver chiuso la porta a chiave, si spogliò e gettò i vestiti sporchi in una cesta apposita accanto al piccolo armadio in legno di rosa accanto al letto, dove in seguito avrebbe riposto quelli puliti. Entrò nel bagno, dove aleggiava un vago profumo di viole, e aprì l'acqua della doccia. Si piazzò sotto il getto d'acqua calda, lasciando che gli inzuppasse i capelli e gli scendesse lungo la schiena. Non ricordava nemmeno l'ultima volta in cui avesse fatto una vera doccia; di solito si lavava nell'acqua del torrente poco lontano dalla sua capanna. Chi si era occupato di preparare la sua camera gli aveva lasciato diversi shampoo profumati e li provò tutti, riempiendosi di schiuma dalla testa ai piedi. C'erano talmente tante comodità di cui non disponeva da tanto tempo, che gli pareva di non poterne mai avere abbastanza. Dopo essersi sciacquato per bene, uscì e si avvolse in un asciugamano. Forse la doccia era stata un po' troppo calda, perché ebbe a stento la forza di trascinarsi nel letto. Si asciugò con dei gesti goffi e riuscì ad infilarsi il pigiama poco prima di collassare, rannicchiandosi sotto le coperte. Si addormentò poco dopo, scivolando in un sonno pesante.

Sin da quando aveva memoria, i suoi sogni erano stati popolati da immagini molto strane, che al risveglio gli lasciavano un profondo senso di nostalgia, assieme ad uno struggimento che si trascinava per tutto il giorno. Per questo aveva optato per spezzare il sonno in tanti pisolini, in modo che i sogni non avessero possibilità di tormentarlo abbastanza a lungo da lasciare un segno troppo profondo. All'incirca dai quattordici anni in poi, quei sogni avevano cominciato a trasformarsi in incubi, diventando sempre più vividi. Un'immagine ricorrente nei suoi sogni era quella di una cella buia, di cui ricordava l'umido della pietra e la sensazione di soffocamento. Il sogno poi prendeva una brutta piega e, se non si svegliava in tempo, succedeva qualcosa di molto, molto brutto. Emergeva da un luogo oscuro e, man mano che avanzava verso la consapevolezza, ondate di dolore lo investivano, terribili. Faceva fatica a respirare e avvertiva un bruciore alla schiena, all'altezza delle scapole. Invece di attenuarsi, diventava sempre più forte, troppo forte per essere sopportato, al punto che gli sembrava stessero cercando di strappargli le costole, come nell'antica tortura medievale chiamata Aquila di sangue.

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Le piccole streghe sono molto felici per la presenza di Teddy, si sono affezionate in fretta a lui. Il ragazzo sembra avere qualcosa che spinge la gente a volergli bene, nonostante tutto.

Però quegli incubi. Non sono per niente allegri.

Chissà da dove provengono.

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