Capitolo 64: Il patto - III

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I riflessi di Raven si stavano facendo meno pronti e più volte gli artigli di Lucius non lo trafissero per pura fortuna, graffiandogli le braccia e la schiena. Tuttavia, ad un certo punto, ritardò di mezzo secondo e Lucius lo intrappolò sotto la sua mano destra. Adesso non poteva più scappare e nemmeno divincolarsi, se non voleva essere lacerato dai suoi artigli. Il re dei demoni lo rivoltò in modo che Raven gli rivolgesse il dorso, tenendolo ben schiacciato a terra per impedirgli di scappare. Gli posò un'indice sulla schiena, nel punto medio fra le scapole, costringendolo a mostrare le ali. Raven si sentì attraversare da un brivido di terrore.

–Dì addio alle tue ali. - sibilò Lucius, afferrandole fra pollice e medio, fragili come i petali di una margherita.

Cominciò a tirare, lentamente. Raven si sentì svenire più volte, ma l'altro si fermava ogni volta che era sul punto di perdere conoscenza. In quel delirio di dolore, udì delle voci e si guardò attorno alla loro ricerca. Aveva la vista sfocata e dovette stringere le palpebre per riuscire a vedere più chiaramente. Attraverso la nebbia intravide Lucius barcollare, mentre una serie di piccole scintille lo aggredivano. Fra di esse scorse i pochi sopravvissuti allo scontro con Annis e i demoni, fra cui Kalfer – ferito, ma vivo – e altri che non conosceva.

Avvertì delle mani stringersi attorno alle sue braccia, aiutandolo a sgusciare dalla presa di Lucius.

–Raven, vieni! Dobbiamo scappare! - sussurrò una voce che conosceva fin troppo bene.

–Lauviah. - gemette lui, felice di sentirlo vicino e, allo stesso tempo, furioso perché aveva disubbidito al suo ordine di restare nascosto una seconda volta.

–Kalfer e gli altri stanno distraendo Lucius, ma non ci vorrà molto prima che...

Non riuscì a completare la frase, che si trovarono circondati da demoni assetati di sangue, che li fissavano come se non volessero altro che trasformarli nel loro prossimo pasto.

Teddy avvertì il loro respiro pesante e si bloccò. Indietreggiò finché la sua schiena non toccò una superficie dura e ruvida.

–Sono io – lo rassicurò Bonifax.

Teddy tirò un sospiro di sollievo, mentre cercava un'altra uscita. Attorno a loro si era formato un cerchio, che si stringeva sempre più.

Un ruggito squarciò l'aria e a stento riuscirono a mantenere l'equilibrio, mentre Lucius avanzava in loro direzione a grandi falcate, scrollandosi di dosso gli Immortali che cercavano di ostacolarlo. Caddero a terra con un fruscio di vesti e molti di loro non si mossero più. Vennero aggrediti dai demoni, che li ricoprirono come un nugolo di formiche si avventa su un insetto più grande.

–Non riuscirai a fuggire, dannato! - urlò il re dei demoni, mentre scaraventava a terra Kalfer, l'unico che ancora era riuscito a reggersi a lui, cercando di pungolargli gli occhi con la spada.

L'Immortale cadde e scomparve alla loro vista.

Teddy sentì le vibrazioni nel terreno diventare sempre più forti e il tremendo fiato di Lucius sul volto – un orrido misto di zolfo, sangue e carne marcia –, pensando che quella era la fine.

–Levati di mezzo! - ululò.

Delle solide dita lo strapparono da Raven e Bonifax, sollevandolo in aria come se non fosse stato più pesante di un granello di polvere.

–Lauviah! - rantolò il Creatore, tendendo una mano in sua direzione. Quel semplice movimento fu sufficiente a farlo crollare in ginocchio. Le ali pendevano flosce dalle sue scapole, inutilizzabili.

Bonifax emise un ringhio basso e minaccioso, e il re dei demoni lo fulminò con lo sguardo.

–Come osi ringhiare a me? - sibilò, scaraventandolo via con una zampata. - Tradisci il tuo re?

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