Capitolo 34: Vita di tutti i giorni - I

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Qualcuno stava bussando insistentemente alla porta.

Teddy per qualche istante pensò di star ancora sognando, poi si rese conto che c'era qualcuno che lo chiamava.

– Zio! Zio, apri la porta! - dicevano due vocette infantili, acute come squittii di topolini.

– Oh, no. Ancora i mocciosi. - brontolò Bonifax, arruffando il pelo. Si infilò sotto le coperte e restò immobile. - Spero che mi scambino per un cuscino. Tienili lontani da me, sono stato chiaro?

Teddy, ancora mezzo addormentato, non capì nulla di quello che lui gli aveva detto, ma annuì. Si alzò in piedi e si trascinò fino alla porta. Non si sentiva molto bene. Gli facevano male le ossa e il suo corpo era pesante, come se avesse il principio di un'influenza.

Non fece nemmeno in tempo ad aprire la porta, che venne travolto da due piccole figure. Lo fecero finire a gambe all'aria, mentre lo sommergevano con i loro racconti.

– Zio, oggi a scuola ho imparato a disegnare i ritratti, guarda! - esclamò Zoe, mostrandogli quello che, più che un volto, sembrava un quadro cubista.

– Zio, ho preso A in matematica! - gridò Naxos, cercando di scostare la sorella per fargli vedere il quaderno.

– Alt! - gemette Teddy, mentre rideva. - Datemi un momento, cuccioli. Fatemi almeno alzare in piedi.

I gemelli si guardarono con aria imbarazzata e si fecero da parte. Teddy si alzò, massaggiandosi il fondoschiena.

– Ahi ahi... – si lamentò, con una smorfia. - Siete davvero entusiasti... forse anche un po' troppo.

Chiuse la porta e rivolse loro un sorriso.

– Lasciate pure gli zaini qui e appendete i cappotti. Io, nel frattempo, metterò a scaldare il latte. Vi va una cioccolata calda, vero?

– Certo! - esclamarono i due, in coro.

Teddy si diresse nella piccola cucina e cominciò a spezzettare del cioccolato fondente, mettendolo nel pentolino. Visto che si era risolto di trasformare la sua baracca in una dimora fissa, aveva cercato di renderla più confortevole, comprando un frigo e molte altre cose utili. Ormai sembrava quasi un cottage di montagna.

– Zio, perché hai il pigiama? - chiese Zoe, tirandogli un lembo del maglione infeltrito che indossava per dormire.

– Ero ancora nelle braccia di Morfeo, quando avete bussato alla porta. - rispose Teddy, mentre accendeva il gas.

– Ma sono le quattro del pomeriggio!

– Eh, lo so, non sono un esempio da seguire. Ma che ci posso fare? Mi piace troppo dormire. Sono un pigrone. Comunque, come mai siete passati di qui? Se vostra madre sapesse quante schifezze vi passo sottobanco, mi trasformerebbe in un rospo.

– Beh... - mormorò Zoe, cercando con lo sguardo l'aiuto di Naxos.

– Ci piace stare con te, ecco tutto. - brontolò lui, completando la frase.

Teddy scrutò le loro faccine con occhio indagatore. Quei due non gliela stavano raccontando giusta.

– Non avrete mica fatto arrabbiare di nuovo vostro padre. - sussurrò, inarcando le sopracciglia.

Loro due sussultarono come se li avesse pungolati con un ago.

– No, no.

– Non siete capaci di mentire a me, scriccioli.

Naxos, che era meno bravo di sua sorella a trattenere la rabbia, esplose.

– Sì, abbiamo litigato con papà. - ringhiò, incrociando rabbiosamente le braccia sul petto smilzo.

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