Capitolo 72: Perdersi - II

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Un attimo prima Lucius stava parlando con lui e, subito dopo, si ritrovò di nuovo rinchiuso in un angolo della sua mente. Avvertiva l'irritazione e l'angoscia del re dei demoni come se fossero le proprie e cercò di separarsi il più possibile dalla sua coscienza. Non aveva più un corpo e aveva l'impressione che, se la sua concentrazione fosse venuta meno, sarebbe fluito nel nulla, dissolvendosi come un agglomerato di sabbia sotto l'onda marina.

Tuttavia, per la prima volta da quando Lucius l'aveva inglobato dentro di sè, provò la sensazione di non essere solo. Avrebbe dovuto essere confortante e, invece, dei gelidi brividi di terrore attraversarono tutto il suo essere.

Fu allora che lo vide.

Di fronte a lui, chissà come, si era materializzato uno specchio. Lauviah avanzò verso di esso e la sua figura si riflesse. Non poté fare a meno di indietreggiare per lo spavento, sebbene non riuscisse a distogliere gli occhi.

– Ciao, Lauviah. - mormorò il suo riflesso, rivolgendogli un sorriso agghiacciante. - E' da molto tempo che non chiacchieriamo sul serio.

Lauviah si guardò attorno alla disperata ricerca di una via di fuga, ma c'era solo oscurità.

Dallo specchio provenne una risata tetra.

– Mi dispiace, ma da qui non puoi scappare. Siamo nella mente di Lucius. O nella tua. Ormai è la stessa cosa. - disse il riflesso, incrociando le braccia sul petto.

– Vattene via. Lasciami in pace. - gemette Lauviah, afferrando lo specchio.

Lo strappò dal suo loculo e lo gettò a terra. Non c'era un vero pavimento, ed esso precipitò nel vuoto. Lauviah eruppe in una risata isterica nel vederlo allontanarsi.

Subito dopo qualcosa di duro lo colpì in testa, spezzandosi in un miliardo di frammenti.

Lauviah cadde carponi, più per la sorpresa che per il dolore, e osservò i taglienti residui dello specchio. Centinaia di riflessi gli restituirono lo sguardo, centinaia di volti stravolti da quel sorriso malefico e folle, chiazzati di sangue azzurrognolo. Il sangue di Yalel.

– Povero idiota. Davvero pensi di poterti liberare di me? - sogghignarono – Io faccio parte di te.

– Non è vero. - gemette Lauviah – Tu sei una creazione di Gherbert, è stato lui ad impiantarti nella mia coscienza.

– Ti prego. Nemmeno tu ci credi. La verità è che sei stato tu a permettere che accadesse. E' vero, comprendere l'essenza di qualcuno rende più facile influenzare le sue azioni, ma nessuno è abbastanza forte da costringerti ad andare contro i tuoi principi morali. Una piccola parte di te voleva fare del male a Yalel. Lui era tutto quello che tu non sei mai stato. Forte, sicuro di sè, un erede perfetto.

– Smettila. Stai zitto.

– Provavi una grande invidia nei suoi confronti, solo che non sei mai stato abbastanza deciso da trasformarla in un atto concreto. Ti ricordi quello che ripeteva sempre Fabian? Un demone non può controllare un essere puro, privo di pulsioni negative. Deve avere qualcosa cui aggrapparsi, da ingigantire e usare come perno per farlo suo. Provavi un segreto odio per Yalel, sebbene tu abbia sempre cercato di nasconderlo, anche a te stesso. Ammettilo.

– Zitto.

Lauviah sparse i frammenti sul terreno con dei gesti inconsulti, mentre singhiozzava. Quelle erano solo bugie, sporche menzogne instillate in lui da Gherbert.

– Sei ridicolo. Ti ricordi quello che ha detto Raven? I ricordi torneranno comunque a galla, prima o poi, e dovrai farci i conti. - dissero i frammenti, mentre le repliche bestiali del suo volto assumevano un'espressione seria ancor più inquietante del sorriso. - Sono stufo di aspettare. Quel momento è arrivato. Quel momento è adesso.

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