Capitolo 68: Nelle profondità - II

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Lilith era intenta a dare istruzioni ai demoni suoi sottoposti, già pronti per la partenza, quando vide un'alta sagoma vestita di nero venirle incontro. Il colore della veste mal si addiceva alla creatura solare che si avvicinava a lei, i capelli del colore dell'oro e il volto disteso in un sorriso. Nel vederlo così felice Lilith per poco non cedette, gettandosi fra le sue braccia.

Dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per restare ferma dov'era.

– Valerie – la chiamò lui, cercando di accarezzarle il viso. Solo Lauviah la chiamava così. A lei quel nome piaceva, era come un gioco fra loro due. - Lucius mi ha dato il permesso di vederti.

– Ah, sì? - fece lei, poco convinta, mentre allontanava i demoni con un cenno.

Loro se ne andarono scoccando loro delle occhiatacce oscene, mentre chiacchieravano fitto fitto come delle ragazzine pettegole.

– Sì. - esclamò Lauviah, stringendole le mani. – Potremo stare insieme per un po'.

Lilith sospirò. Le sarebbe piaciuto credergli, ma suo padre non cambiava facilmente idea. Temeva che quella fosse solo una trappola per testare la sua lealtà, che aveva subito un netto crollo agli occhi di Lucius dopo che lei era scappata dalla dimensione demoniaca per aiutare gli Immortali.

Sottrasse le mani dalla presa di Lauviah, che non capì, guardandola con occhi sgranati.

– Vai via. - gli disse. - Non è prudente farci vedere così in pubblico.

– Ma Lucius ha detto che...

– Non mi fido di quello che dice mio padre.

– Lascia che ti mostri, allora. - disse Lauviah, fiducioso, facendo per metterle una mano su un braccio.

– No! - sbottò Lilith, indietreggiando di un passo. - Sei stato tu a mettermi in questa brutta posizione. Verrò a parlarti più tardi, d'accordo? Quando sarà sicuro. Ora devo lavorare.

La luce gioiosa negli occhi di Lauviah si affievolì, ma solo per un istante.

– Ti aspetterò. - le disse, prima di tornare sui propri passi, leggero come una foglia nel vento. Lilith lo vide dirigersi verso i piani superiori e confidò che l'avrebbe trovato nella sua camera, al proprio ritorno.

Mentre si occupava dell'organizzazione del viaggio, preparando delle pattuglie di esploratori – non tutti gli esseri che abitavano le profondità erano amici di Lucius, e potrebbe essere stato necessario combatterli -, si sorprese a pensare a Lauviah per tutto il tempo. Se lo immaginava seduto sul letto, intento a fissare la porta con aspettativa, e le venne da sorridere. Era talmente dolce il modo in cui la guardava. Il suo amore era del tutto disinteressato, le voleva bene e basta. Poteva comprendere perché avesse colpito tanti prima di lei, tra cui Bonifax e Fabian. Era una bella sensazione sentirsi amati. Anche lei gli voleva molto bene e non riusciva a spiegare il suo attaccamento a Lauviah, che si rafforzava ogni giorno che passava. Le sarebbe piaciuto che lui avesse badato di più a se stesso. Non le piaceva vederlo penare in quel modo per tutti. Lei era egoista e sapeva di esserlo, e avrebbe voluto che anche lui lo fosse, così non si sarebbe più lanciato in missioni disperate.

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Quando tornò nelle proprie stanze era molto tardi. Sarebbero partiti tra poche ore e aveva bisogno di riposarsi. Solo dopo essersi ripulita ed aver controllato che nessuno potesse vederla, si sentì abbastanza sicura da arrischiarsi verso le camere di Lauviah. Aprì la porta della stanza senza un cigolio ed entrò in punta di piedi. Era molto tardi e lui era riverso fra i cuscini. Il suo viso era rivolto verso la porta – aveva visto giusto, sul fatto che l'avrebbe aspettata -, ma non era riuscito a resistere fino a quell'ora, dopo un'estenuante giornata al servizio di Lucius. Suo padre era tremendo con quell'Immortale. Lilith non riusciva a capire se si comportasse così perché lo odiava o perché era furibondo che Raven avesse creato un essere tanto dolce e fedele.

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