Capitolo 12: Teddy - II

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Teddy controllò più volte la targhetta che indicava il nome della via e il numero impresso poco sopra il campanello, facendosi prendere dalla paranoia. E se avesse sbagliato indirizzo? No, quella era proprio Guy Fawkes Street, numero 14. Però, se avesse letto male?

Controllò di nuovo il foglio, ormai ridotto ad un ammasso di carta spiegazzata. No, aveva letto bene.

Stai tranquillo, è tutto a posto.

Teddy gemette, pensando a com'era vestito. Margaret gli aveva detto di mettersi elegante, ma lui non possedeva abiti del genere. Tutti quelli che aveva li aveva comprati a poche sterline frugando a casaccio in quegli enormi cestoni che si trovavano in ogni centro commerciale di seconda categoria che si rispetti, con scritto sopra "paghi 1 e prendi 2", dove si radunavano tutti i capi dai colori più assurdi e rapsodici. In quel momento, indossava un paio di jeans di un blu stinto ed un ampio maglione rosso con disegnata una renna sopra. Il tutto coperto dal giubbotto invernale, uno spesso bomberino verde taglia xxxl che gli faceva da cappotto. Non si faceva mai problemi per com'era vestito e non riusciva a capire perché se li stesse facendo proprio ora. Dopotutto, quelli erano i suoi vestiti migliori e più nuovi. In quale altro modo avrebbe potuto vestirsi, dannazione?

Teddy pensò che se ci avesse riflettuto anche un solo istante di più sarebbe esploso, quindi si fece coraggio e suonò il campanello.

La Gilda era una tipica villetta inglese, solo che sembrava molto, molto più vecchia di quelle che la circondavano, e aveva un aspetto vissuto che le dava un'aria romantica. Aveva un piccolo giardino ornato con orrendi gnomi intenti a ridere per chissà quale barzelletta, e dei cespugli di rose selvatiche. Dalle finestre sporgevano dei coloratissimi fiori che scendevano a cascata dal loro supporto, e un'infestazione d'edera rossa ricopriva il lato sinistro dell'edificio.

• Chi è? - domandò la stessa voce che, ieri, gli aveva parlato attraverso la porta.

• S-sono Theodore Faust. - mormorò lui, dopo essersi schiarito la gola. - Ho ricevuto la tua lettera. Posso entrare?

La serratura elettrica del piccolo cancello scattò e Teddy lo scostò di lato con un cigolio, chiudendoselo alle spalle. Avanzò e raggiunse la porta della villetta, pulendosi le scarpe sul tappetino d'ingresso, a forma di gatto acciambellato. Se solo avessero saputo quale sacrificio gli costava indossare le scarpe, avrebbero compreso che si era davvero messo in tiro per quell'occasione. Sebbene fossero da ginnastica e piuttosto comode rispetto ad altre tipologie di calzature, Teddy non riusciva a stare fermo un secondo, molleggiando sul posto. Gli davano troppo fastidio. L'unica cosa cui aspirava era togliersele e poter muovere le dita dei piedi, deliziosamente nudi.

La porta si aprì e Teddy vide il volto della misteriosa messaggera. Era una ragazza più o meno della sua età, forse di un anno più giovane. Era bassa e il suo corpo aveva delle curve generose e sensuali, racchiuse all'interno di un maglione verde e un'ampia gonna di una tonalità più scura. Aveva una carnagione chiara, leggermente rosata sulle guance, e degli eccentrici capelli di un azzurro sporco che le arrivavano all'altezza del seno. I suoi occhi erano di un curioso pervinca e aveva un neo sulla punta del naso. Non era bellissima, ma aveva un nonsoché di sfuggente e misterioso che lo intrigava.

• E così tu sei Theodore. - mormorò, rivolgendogli un ampio sorriso che le creò delle rughette simpatiche attorno agli occhi. Gli tese una mano e Teddy, impacciato, la strinse con la propria. - Piacere di conoscerti. Io sono Margaret.

Lei gli aprì il palmo, facendovi scorrere le dita, mentre seguiva il reticolo di linee sulla sua mano.

• Hai la linea della vita spezzata. Ti è successo qualcosa di grave? - gli chiese, aggrottando le sopracciglia.

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