Capitolo 5: Il Concilio Ristretto - V

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Il giorno dopo, i cinque eredi si incontrarono per una discussione, e anche Lauviah dovette partecipare. Si trovarono sotto un grande salice davanti ad un torrente, in una delle immense lande di terra vergine che circondavano le due dimore dei Cinque, quella ufficiale e quella di tutti i giorni.

Quando Lauviah arrivò, gli altri quattro erano già lì e stavano discutendo animatamente.

Mitzrael lo salutò da lontano e Lauviah si bloccò. Sei ancora in tempo per scappare, gli disse una vocetta maligna. No, ormai l'avevano visto, non poteva più tirarsi indietro. Maledizione.

Con l'aria di un condannato a morte, li raggiunse, fermandosi di fronte a loro.

- Ciao, ragazzi. - disse con voce incolore, agitando debolmente una mano.

- Oh, ma chi si vede. - sogghignò Gherbert, dando una gomitata complice a Yelahiah. - E io che credevo fossi andato a nasconderti in qualche buco.

L'altro gli scoccò un'occhiata di rimprovero, ridendo sotto i baffi.

- Smettetela di comportarvi così. - li redarguì Mitzrael. Fece cenno a Lauviah di sedersi al suo fianco e lui le fu grato per la sua gentilezza.

Si sedette sui talloni e la contemplò sorridendo. Lei ricambiò, facendogli l'occhiolino, per poi concentrare la sua attenzione su Azrael, che se ne stava da solo, appoggiato contro il tronco dell'albero. Osservava lo scorrere del ruscello, facendo finta che loro non esistessero.

- Azrael? - lo chiamò lei, schioccando le dita. - Sei sveglio?

Lui la fulminò con lo sguardo, come se la trovasse un'indicibile seccatura, e si avvicinò al gruppetto, sedendosi nello spazio vuoto fra Yelahiah e Lauviah. Quest'ultimo avvertì i suoi occhi neri scrutarlo a fondo e si fece più vicino a Mitzrael affinché il suo gomito non toccasse quello di Azrael. Forse si sbagliava e, proprio come Thanatos, quell'Immortale era una creatura amichevole, ma per ora preferiva mantenere i propri spazi.

- Oggi ci siamo riuniti per darti il benvenuto. - disse Mitzrael, rivolgendosi a Lauviah - E aiutarti ad ambientarti un po' nel gruppo. Noi quattro ci conosciamo da molti, molti anni e ormai sappiamo tutto gli uni degli altri, ma lo stesso non vale per te.

- Raven era talmente convinto che fosse Yalel da non essersi dato la pena di valutare altre sue creature. Il solito superbo. - sospirò Yelahiah, stringendosi nelle spalle. - Odin ha sempre detto che era un idiota.

- "Odin qua, Odin là"... Odin è la tua sola argomentazione. - lo prese in giro Gherbert.

Yelahiah rise, ma qualcosa nel suo sguardo lasciava trapelare che lo scherzo l'aveva ferito.

- Tengo in gran conto l'opinione del mio Creatore, ecco tutto. - bofonchiò, abbassando gli occhi.

- Beh, per una volta sono d'accordo con lui. - ammise Gherbert, con un sospiro. - Raven mi è sempre stato particolarmente odioso, ma questa volta si è superato. Lauviah, dimmi, quella era la prima volta che parlavi con lui?

- Sì. - ammise lui, suo malgrado.

- Ecco, che vi avevo detto? Non gli interessa di nient'altro se non se stesso.

Azrael annuì e lo stesso fecero gli altri.

- Però non si può dargli torto. - aggiunse Gherbert, scoccando un'occhiata maliziosa a Lauviah. - Non sei quel che si dice un campione.

- Gherbert. - bofonchiò Mitzrael, irritata - Perché ogni volta che fai un discorso intelligente devi rovinare tutto?

- Che ho detto di male? - chiese lui, facendo finta di cadere dalle nuvole.

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