Forty-fourth chapter

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Nathan pov's
Non appena arrivo a casa,mio cugino(che non si sa come sia entrato in casa MIA) salta giù dal divano correndomi incontro.

<com'è andata? Sta bene? Si è svegliata? Ha dato segni di vita?>mi tempesta di domande.

Butto sul mobile le chiavi,e la stessa cosa faccio con la giacca.

Mi avvio verso le scale,iniziando a salire qualche scalino.

<beh? Non mi rispondi?>chiede,guardandomi male.

<si è svegliata>li rispondo,e sul suo volto appare un sorriso smagliante.

<e non sei contento?>chiede iniziando a saltare per la gioia.

<sono stanco>rispondo semplicemente,per poi salire le scale.

<e vai via da casa mia>urlo,prima di entrare in bagno.

Mi chiudo a chiave,e mi appoggio al lavandino con la testa bassa.

Sono senza forze.
Mi sento uno straccio.
Ho un gran mal di testa,e la vista non fa altro che offuscarmisi.

Alzo lo sguardo verso lo specchio,e mi guardò dritto negli occhi.
So bene che non è la cosa giusta da fare.
Ma è più forte di me.
È l'unico modo per non sentire dolore.

Apro l'armadietto e tiro fuori la siringa e il flaconcino...sono 200mg.
Prendo anche un barattolo con delle pastiglie,che però mi cade a terra.

Avevo promesso di non farlo mai più.
Avevo smesso.
Allora perché lo sto facendo?

"Nathan ti devo ricordare cosa è successo l'ultima volta? Non farlo"mi parla la coscienza,ma non la ascolto.

Starò meglio così,e in questo momento mi importa solo questo.

"No,non è vero. Non starai meglio. Così peggiorerai tutto. La droga non è la soluzione a tutti. Potresti morire"insiste quella maledetta voce nella mia testa.

SMETTILAAA.
In questo momento non mi interessa di morire.

Infilo l'ago nell'apertura del flaconcino di vetro,e giro quest'ultimo tirando verso di me lo stantuffo della siringa.

Tolgo l'ago del flaconcino il quale butto nel lavandino,per poi sospirare.

Inizio a tremare.
Ingioio a vuoto.

Sono così disperato,fino ad arrivare a questo punto?
Sono sicuro di quello che sto per fare?

Non mi do nemmeno il tempo di pensarci,che infilo l'ago in un colpo solo nel braccio sussultando per il leggero dolore.

Tolgo la siringa dal braccio,lanciandola da qualche parte del bagno.

Inizio a sentirmi più calmo,pian piano tutti i dolori,tutte le ansie,tutto svanisce.
Mi accascio a terra,posando la testa contro il muro.

Scoppio a ridere.
Una risata nervosa.
Seguita da tante lacrime.

Ho appena avuto un crollo.
Proprio come quello che mi è capitato 4 anni fa,proprio quello che mi ha ricordato la mia coscienza.
L'ultima volta mi hanno ritrovato,nel bagno di un bar svenuto che quasi non respiravo.

Guardo vero il soffitto,e rido ancora più forte.

<mi hai ascoltato,eh?!>dico rivolgendomi a un'identità,che tutti chiamano Dio ma che non si sa realmente chi o cosa sia.

Il miglior nemico di mio fratello.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora