CAPITOLO 14

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KYLE

Quando apro gli occhi è come se la stanza intorno a me girasse senza mai fermarsi, mi metto a sedere sul letto e il sole che entra dalla finestra mi costringe a chiudere nuovamente gli occhi per qualche secondo, quel tanto che basta ad abituare la mia vista alla luce della mattina.
Guardo la sveglia sul comodino, sono le nove passate. Dalla cucina sento un rumore di piatti e bicchieri e mi metto subito in allerta, ma poi mi rendo conto che ieri sera Brandon era qui con me. Probabilmente dopo avermi messo a letto, come faceva quando eravamo piccoli, deve essere rimasto qui.
Mi alzo dal letto e portandomi una mano alla testa mi dirigo in cucina. Mentre esco dalla mia camera, attraversando il corridoio, penso che in vita mia non mi ero mai mostrato così debole difronte a Brandon o a qualsiasi altra persona come ho fatto ieri sera. Nemmeno quando è morto Trenton ho mostrato questo lato di me. Ho preso in mano la situazione e facendomi coraggio ho fatto quello che ritenevo più giusto.
Immagino come si sarà sentito Brandon nel vedermi in quello stato; mi dispiace da morire di averlo fatto preoccupare così, perché lo conosco fin troppo bene e so che nella sua testa starà pensando a qualsiasi cosa pur di aiutarmi.
Entro in cucina e lo vedo darsi da fare ai fornelli, non l'avevo mai visto in questa veste. A quanto pare Lexi sa come metterlo in riga. Mi sfugge un sorriso pensando a Lexi che gli impartisce lezioni culinarie mentre lui sbuffa e impreca.
<Ehi> faccio con voce roca quando si volta a guardarmi.
<Ehi fratellino, buongiorno> mi fa lui, facendomi l'occhiolino.
Si volta di nuovo verso i fornelli e mentre io mi siedo ad uno degli sgabelli, Brandon mi mette davanti una tazza di latte e cereali.
<Mi ci vorrebbe un caffè forte in realtà> gli dico, più che altro sarcastico anche se non mi riesce granché.
<No, oggi niente caffè> dice lui, sedendosi difronte a me. Il suo tono di voce diventa autoritario e capisco che questo non è un consiglio, ma un ordine.
<Dai Brandon, un po' di caffè non mi farà andare fuori di testa> gli dico, osservando la tazza di latte e poi lui.
<Meglio prevenire che curare. Come stai?>.
Sbuffo e dopo essermi portato il cucchiaio con i cereali alla bocca gli dico <La verità? A pezzi>.
<È comprensibile dopo ieri sera> dice, iniziando a mangiare a sua volta.
<Mi sento come se mi fosse passato sopra un treno. Mi sembra di avere un dopo sbronza colossale>. Mi porto entrambe le mani alle tempie e le massaggio lentamente.
<Quando hai finito di mangiare prendi questa, ti aiuterà. Mentre per l'altra cosa...>. Brandon fa scivolare con la mano un bicchiere d'acqua con un'aspirina verso di me.
<Brandon... scusa per ieri sera. Io...> dico, ma lui mi interrompe e riprende dicendomi <Kyle non serve che mi chiedi scusa, non cambiare discorso. Dimmi la verità, da quando hai attacchi di panico?>.
Alle sue parole faccio ricadere il cucchiaio nella tazza <Cosa? Ma che dici? Io non ho attacchi di panico!>. O almeno credo...
<Da quello che ho visto ieri sera... mi sembra proprio il contrario> dice, guardandomi dritto negli occhi.
<Brandon...> faccio, ma non so proprio cosa rispondergli. Forse ha ragione, ma ieri sera è stata la prima volta che mi è successo, quindi non credo di soffrirne davvero. Forse è stato solo un caso isolato. Può succedere a tutti, no?
<Senti... io non lo so, ok? Voglio dire... non mi era mai successo in realtà, ieri sera è stata la prima volta che mi succedeva una cosa simile>.
<A maggior ragione credo che sia meglio parlarne con qualcuno, non so magari un dottore oppure... potremmo sentire uno psicologo>.
<Cosa? No!> esclamo, alzandomi di scatto. <Non torno da un fottuto psicologo! Ho passato tre anni ad andarci e non tornerò indietro dopo tutti i passi avanti che ho fatto!>.
<Kyle calmati e mettiti a sedere, per favore>. Faccio come mi dice, ma non riesco proprio a calmarmi. Ok, forse ho qualche problema ultimamente, ma una cosa è certa: dallo psicologo non ci torno!
<Kyle io credo che potrebbe aiutarti> insiste lui <Non lo capisci che lo sto dicendo solo per il tuo bene? Sei mio fratello e voglio solo il meglio per te>.
<Lo so Brandon e ti ringrazio per questo, davvero. Ma non mi serve lo psicologo per stare meglio. L'unica cosa di cui ho bisogno è...>.
<...averla accanto> conclude lui per me.
<Si> sussurro, annuendo e abbassando lo sguardo.
<Allora perché non vai da lei? Perché non la raggiungi e cercate di sistemare le cose? Perché hai mandato Caroline al tuo posto? Non capisci che se Sam viene a sapere il vero motivo per cui Caroline è lì, le cose possono solo peggiorare?>.
Cazzo, ha ragione! Nel momento in cui ho preso la decisione di mandare Caroline a Seattle non ci ho pensato davvero. Ho solo fatto quello che la mia testa mi diceva di fare, ignorando se fosse giusto o sbagliato.
Mi prendo la testa tra le mani e mi accascio sul bancone della cucina <Sono un idiota Brandon! Sono soltanto un idiota! Sto rovinando tutto>.
<Kyle> fa mio fratello, facendomi riportare lo sguardo su di lui <È vero, sei stato un po' idiota>.
Entrambi facciamo una risatina <Ma sei ancora in tempo per aggiustare tutto, capito? Fai ancora in tempo ad andare da lei e riconquistarla. Sai... ieri sera mentre dormivi ti ha chiamato perché gli mancavi dopo la tua telefonata>.
<Davvero?> dico, rimanendo senza fiato.
<Si, gli ho detto quello che è successo ed era preoccupatissima per te. Ha detto che gli manchi da morire e mi ha supplicato di prendermi cura di te. Kyle lei ti ama ancora, non ha mai smesso di amarti. Perciò siete ancora in tempo, va da lei Kyle>.
<Brandon... non posso andare via da New York> gli ripeto per l'ennesima volta.
Brandon sospira <Ma porca miseria Kyle, vuoi spiegarmi una volta per tutte perché non puoi andare a Seattle? Che cos'è che ti impedisce di andartene?>.
<È per papà> gli dico finalmente.
<Papà? E che c'entra papà adesso?> fa lui, non capendo le mie parole.
<Brandon... dopo la morte della mamma tu e Caroline mi avete chiesto di tornare a casa perché nostro padre aveva bisogno di avere tutti e tre i suoi figli accanto. Non posso lasciarlo di nuovo>.
<Ma Kyle, papà capirà. Siamo adulti ormai e abbiamo il diritto di vivere la nostra vita, non possiamo rimanere a casa per sempre. Credi davvero che papà ti impedirà di partire e tornare con Sam perché non vuole stare solo?>.
<Non è quello Brandon, so che papà non farebbe mai una cosa del genere. Sono io che non posso lasciarlo ancora>.
<Kyle tutti prima o poi andremo via di casa> mi fa giustamente notare.
<Appunto per questo. Non eri tu l'altro giorno che mi dicevi di voler chiedere a Lexi di sposarti?>.
Lui annuisce. <Quindi andrai a vivere con Lexi, te ne andrai>.
<Ma ci sarà ancora Caroline probabilmente>.
<Oh andiamo Brandon, credi davvero che Caroline resista ancora per molto a casa? Soprattutto ora che è a Seattle. Sai come è fatta, quanto ci metterà a capire di voler andare a vivere da sola o magari con quello che un giorno sarà il suo ragazzo? Brandon ammettiamolo, Caroline è stata sempre quella più ragionevole tra noi tre. È sempre stata quella che non si è mai allontanata da papà, soprattutto dopo che mamma è morta. È arrivato il momento di farle fare le proprie esperienze, dobbiamo concederglielo. Non posso impedire a Caroline di vivere e non posso impedire a te di essere felice con Lexi, perciò... come voi vi siete sacrificati per me quando ero a Seattle, ora tocca a me sacrificarmi per voi>.
Brandon mi guarda in silenzio, so che sta riflettendo sulle mie parole e che da una parte è d'accordo con me, ma dall'altra continua a mantenere le sue idee perché mi dice <Kyle tu non sei un cazzo di supereroe e nessuno si è sacrificato per nessuno. Abbiamo solo fatto quello che era giusto, tutti, nessuno escluso, mi hai capito? Papà era a pezzi per aver perso mamma, ma ora l'ha superata e ognuno di noi deve vivere la sua vita>.
<Non lo so Brandon, non lo so> dico, scuotendo la testa.
<Kyle, papà non è stupido! Credi che non sappia che prima o poi ce ne andremo tutti? Credi che non sia preparato? Fidati, lui sa perfettamente queste cose. Se non ci stacchiamo dal passato non potremmo mai affrontare il futuro, credo che tu lo sappia meglio di chiunque altro>.
Se non ci stacchiamo dal passato non potremmo mai affrontare il futuro, rifletto sulle parole di Brandon. È vero quello che ha detto, in realtà ogni cosa che sta dicendo è vera, ma la morte improvvisa di nostra madre ha lasciato un vuoto in tutti noi, nostro padre in primis.
Chi mi dice che una volta rimasto solo non crollerà? Chi mi assicura che starà davvero bene?
<Kyle io e Lexi non ci sposeremo domani, perciò io starò ancora un po' a casa, quindi puoi andare tranquillamente>.
<Si Brandon ma se io vado a Seattle non è per qualche giorno, è per trasferirmi definitivamente perché io non posso stare senza di lei. Perciò che farà papà quando anche tu ti trasferirai da un'altra parte con Lexi?> gli dico frustrato.
Brandon fa per aprire bocca e rispondermi, ma una voce adulta che viene dall'ingresso della cucina non glielo permette.
<Andrò avanti come ho sempre fatto> dice la voce.
Io e Brandon ci voltiamo all'unisono e rimaniamo come pietrificati nel vedere nostro padre sulla soglia della cucina.

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Spazio Autore:
Ciao a tutti, come andiamo?
Secondo voi come andranno le cose? Riuscirà Kyle ad andare a Seattle e riconquistare la sua Sam?
Lo scopriremo molto presto! 😉
Inoltre grazie a Kyle siamo venuti a sapere che Brandon ha intenzione di chiedere a Lexi di sposarlo. Che ne dite? Siete felici di questo? Secondo voi quando farà la sua proposta e cosa gli risponderà Lexi?

Fatemi sapere nei commenti come al solito e ditemi se il capitolo vi è piaciuto! 😊

A presto con un nuovo imperdibile capitolo! 👋

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