Capitolo 1

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Aprii gli occhi di scatto , accompagnando questa azione ad un grido roco, appoggiando le braccia alle estremità del mio enorme letto. Respiravo affannosamente e il sudore freddo , ghiacciato, contornava il mio viso spaventato. Avevo fatto per l’ennesima volta quel dannato sogno. Avrei dovuto essere abituata a quelle orrende immagini ma non era così. Ogni volta , facevano lo stesso effetto. Incrociai le ginocchia sul letto e affondai le mani fra i miei ricci ,singhiozzando. Sentivo la testa pulsare e lo stomaco rigirarsi. Sentii qualcuno bussare alla porta ma non risposi,ero troppo impegnata a rimpiangere la mia stupida e inutile vita. Quel qualcuno bussò ancora per un po’ e poi sentii la porta aprirsi. Alzai la testa e i miei occhi,ancora offuscati dal sonno,riuscirono a riconoscere la figura preoccupata e ansiosa appoggiata allo stipite della porta.

“Harry” Dissi sospirando. 

Affondai nuovamente le mani tra i capelli raggomitolandomi in un angolo di letto. Harry mi si avvicinò e si lasciò cadere sul materasso. Allungò la sua calda e morbida mano sulla mia guancia per accarezzarmi. Scostò i capelli bagnati dalle lacrime indietro e mi guardò con quei suoi bellissimi occhi verdi.

“Come stai?” Mi domandò semplicemente. Oh sì,lui era l’unico che sapeva dei miei sogni. L’unico che interpretava la mia sofferenza,l’unico che aveva visto e pianto i tagli sui miei polsi. Lui era la mia ragione di vita. 

Annuii due volte velocemente cercando di rimuovere quelle brutte immagini dalla mia mente:

“Sto bene.” Abbozzai un finto sorriso.

Harry fece un sospiro profondo prima di sdraiarsi accanto a me sul letto e accarezzarmi dolcemente il viso. Mi sentii tranquillizzata dal suo tocco fraterno. Lo amavo. Il mio respiro si fece regolare e alzai lo sguardo verso i suoi occhi:

“Grazie,Harry. Possiamo andare.” Dissi alzandomi dal letto.

“Sei sicura piccola?” Mi domandò.

“Sì.” Risposi.

Sorrise: “Ti aspetto giù.” 

Si alzò dal letto e chiuse la porta lasciandomi di nuovo da sola. Ogni volta che Harry non c’era,la mia debolezza aumentava. Io avevo necessariamente bisogno di lui,come una bimba ha bisogno della sua mamma. In effetti,avevo bisogno di una mamma in quel momento. Lei se ne era andata,per sempre. Non l’avrei rivista più. Le immagini della mamma affiorarono nella mia mente facendomi venire un terribile dolore allo stomaco. Mi ripiegai su me stessa facendo scivolare la schiena sul muro freddo e strinsi le braccia attorno alla vita. Ero strana,molto strana. Sospirai e mi alzai. Presi i miei soliti jeans dal cassetto,la maglietta e trascinai il mio corpo in bagno. Feci una doccia calda per rilassarmi e dopo aver indossato il mio semplice outfit per la scuola,presi la cartella su una spalla e scesi giù in giardino,dove Harry mi aspettava. Aprii la portiera della macchina e mi accomodai sul sedile affondando le mani dentro le tasche della mia felpa. Il mio sguardo subito si rivolse verso il finestrino perché sapevo già che Harry mi avrebbe fatto una predica.

“Hai mangiato?” Mi domandò.

Mi faceva sempre quella domanda. Ma perché? Sapeva benissimo che non avevo fame. Avrei mangiato non appena ne avessi avuto la necessità. Non quella mattina,dopo quel sogno.

Scossi il capo per dire di no.

“Tieni” MI offrì una barretta ai cereali e fui costretta a prenderla. 

La aprii con le dita ancora tremanti e la mordicchiai. In dieci minuti,arrivammo davanti il cancello di scuola ed Harry,con una mossa abile e veloce,parcheggiò la macchina. Si voltò verso di me e sbuffò:

“Possibile che in dieci minuti non hai ancora finito la tua barretta?” Urlò preso dall’ira.

Sentii gli occhi inondarsi di lacrime al suono della sua voce arrabbiata e infilai velocemente la barretta in bocca. Harry sbuffò e si passò una mano fra quei ricci che tanto adoravo:

“Ok. Scusami.” Disse chiudendo gli occhi. “So che per te è difficile Bree,ma …devi reagire. Ok?”

Annuii.

Scendemmo insieme dalla macchina e ci avviammo verso l’entrata della scuola. Era una giornata grigia e triste,così come il mio morale. Mi guardavo attorno e vedevo i ragazzi della scuola scherzare tra di loro e lanciarmi occhiatacce. Mi sentivo in imbarazzo. Ma d'altronde,come potevano non considerarmi? Io ero la pazza che si tagliava le vene. Harry mi prese per mano e insieme,salimmo le scale che conducevano al portone di scuola. 

“Cos’hai la prima ora?” mi domandò Harry senza distaccare lo sguardo dal lungo corridoio che avevamo davanti.

Sbuffai: “Educazione fisica. Tu?”

“Scienze.” Rispose. “Dobbiamo dividerci al prossimo corridoio.”

Annuii consapevole che avrei dovuto passare una giornata senza di lui. Non potevo resistere. Mentre camminavamo a passi lenti lungo il corridoio,sentii qualcuno dire: “Ciao Styles.” 

Alzai gli occhi,ma sapevo perfettamente che quel saluto non era rivolto a me,ma a mio fratello. Quella voce l’avrei riconosciuta tra migliaia di altre voci. Quella voce da eterno bambino che nascondeva la sua vera identità: un lurido bastardo. Ecco cos’era lui,ecco chi era Louis Tomlinson. Sono innamorata di lui da quasi un anno e non nascondo che i tagli che ho sui polsi,sono dovuti anche a lui. Lo odio,lo odio da morire ma nello stesso tempo lo amo. Lo desidero più di ogni altra cosa al mondo. Non appena incrocio i suoi occhi blu,dove chiunque potrebbe perdersi,stringo la mano di Harry più forte. Lui lo sa,lui è consapevole che io lo amo. Ma non sa che mi tratta male,come tutti gli altri. Lui ed Harry sono amici,non potrei rovinare la loro amicizia. Sarei un’egoista. Stringo dunque la mano di mio fratello che subito mi rivolge uno sguardo amorevole. Lo guardo con gli occhi preoccupati e la bocca socchiusa. I muscoli,dentro il mio corpo si contraggono in una danza e sento le palpitazioni accelerare sempre di più. Il respiro si fa affannato. Non posso sopportare tutto quello.

“Ciao Tomlinson.” Risponde mio fratello. Gli stringe la mano e gli sorride. Dopo di che,Louis sparisce dietro i corridoi e io sospiro risollevata chiudendo gli occhi. Lascio andare la mano di mio fratello e riapro gli occhi.

“Beh,io devo andare in palestra.” Dico ad Harry facendo spallucce.

I suoi occhi verdi mi guardano per un po’. Le sue mani si appoggiano sul mio viso e avvicina le labbra alla mia fronte per lasciarci un bacio. Sorrido confortata da quel gesto. 

“A dopo Harry.”

“A dopo piccola.” Risponde.

Leggo nei suoi occhi la paura di lasciarmi andare da sola. Come se qualcuno avesse potuto uccidermi o qualcosa del genere. Io non avevo paura di morire. Avevo paura di lasciare mio fratello da solo,visto che mio padre non c’era quasi mai a casa per lavoro. Scesi giù in palestra dove mi aspettava la professoressa.

“Styles,dove sei stata?” Mi domandò arrabbiata,corrugando la fronte.

“Scusi il ritardo prof.” Dissi abbassando lo sguardo.

“Vai a cambiarti e torna subito.”

Annuii e corsi negli spogliatoi per cambiarmi. Aprii la porta,e stavo per cambiarmi quando qualcuno mi afferrò il polso. Urlai,visto che i tagli del giorno prima facevano ancora male.

“Ops,scusami Styles,credevo che il dolore ti facesse piacere!” Disse Jess. Rise guardando le altre mie compagne e io rimasi immobile a fissare il pavimento,mentre mi mordevo il labbro per trattenere il dolore. Le lacrime scorrevano sul mio viso come la pioggia violenta in inverno. Il dolore che sentivo in quel momento era estremamente crucciante.

“Lasciami Jess.” Implorai. 

“Altrimenti? Vai a dirlo al fratellino?” Rise di nuovo divertita.

Mi sentii frastornata da tutte le risate maligne delle mie compagne di classe. Lo sguardo mi si appannò ancora più di prima e sentii le gambe tremare. Credo che stessi per svenire… e così fu. Caddi a peso morto per terra ma nessuno mi aiutò. Mi lasciarono sbattere contro le mattonelle gelate del bagno.

MI svegliai tempo dopo…

Better Way || Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora