Capitolo 48

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A passi lenti,mi avviai verso la porta. Pensai fosse Harry. Era fuori da qualche ora e il suo appuntamento era durato abbastanza. 
Aprii la porta e subito mi voltai camminando lungo il corridoio,senza neanche controllare chi ci fosse davanti alla porta.
“Ben tornato.” Dissi voltandomi.
“Ciao.”
Spalancai gli occhi e sentii il cuore salirmi alla gola. Per un attimo il respiro mi si bloccò e il sangue fermò di scorrermi nelle vene.
Era Louis.
Maledetta io che non guardo mai chi è.
Il cervello mi abbandonò per qualche secondo. La sua figura potente appoggiata allo stipite della porta,mi metteva paura. Da molto tempo non avevo un incontro riavvicinato con Louis e mi aveva presa letteralmente alla sprovvista. Dopo quel bellissimo pomeriggio,era venuto a rovinarmi la vita,un’altra volta.
Lasciai cadere il bicchiere per terra,sporcando le punte delle mie converse di aranciata.
Gli occhi di Louis si spostarono sulle mie scarpe e poi risalirono ai miei occhi.
Cominciai a tremare non appena avanzò di qualche passo chiudendosi la porta alle spalle.
Mi lasciai cadere per terra e cominciai a frignare come una bambina.
“Perché piangi?” Mi domandò abbassandosi sulle ginocchia.
Aprii gli occhi lentamente. Vedevo appannato.
Louis mi offrì un fazzoletto che accettai,tremante. Lo strofinai sui miei occhi.
“Rispondi alla mia domanda.” Imprecò.
“h – ho paura.” dissi piano.
“Paura di me?” Louis si alzò.
“S – si.”
“Ma io non voglio mica ucciderti o farti del male …”
Allungò una mano verso di me,invitandomi ad alzarmi e io obbedii per non farlo arrabbiare. Mi sembrava troppo tranquillo.
“Cosa sei venuto a fare allora?” Domandai seria.
Mi spinse dolcemente contro il muro,appoggiò le mani sui miei fianchi e avvicinò le labbra al mio orecchio sussurrando: “Sono venuto perché voglio averti mia.”
Un brivido percosse tutta la mia colonna vertebrale a quelle parole. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalle sue labbra che si muovevano sulle mie.
“Non qui …” Mi disse prendendomi in braccio.
Mi lasciai andare,non potevo fare altro.
Allacciai le gambe attorno al suo bacino e appoggiai il viso sull’incavo del suo collo,lasciandoci sopra qualche bacio.
Louis salì le scale stringendo tra le mani il mio sedere e mi portò in camera mia. Con un piede,chiuse la porta e cominciò a baciarmi con molta foga. Tracciò con la lingua il contorno delle mie labbra che,schiusi,vogliosa di sentirlo.
Mi capitava,a volte,di desiderarlo. Mi capitava di bramare il suo corpo,di stringere forte il cuscino immaginando che fosse il suo petto. E in quel momento,lo volevo più di ogni altra cosa al mondo. Per quanto potessi odiarlo,le sue mani che vagavano sul mio corpo,mi facevano premere. Le sue labbra,erano salate e morbide. Sentivo come una maledetta sete nel mio palato che poteva essere saziata solo con la sua lingua.
Avanzò lentamente e mi adagiò sul letto,senza perdere il contatto con il mio corpo.
Posizionò le mani ai lati della mia testa e si chinò a baciarmi le guance,la fronte,le labbra. 
Chiusi gli occhi,assaporando le sue labbra sul mio corpo e portai le mani tra i suoi capelli,che scompigliai leggermente. Sorrise sul mio collo prima di farmi sentire i suoi denti su esso. Con un gesto abile e veloce,prese un lembo di pelle tra i denti e cominciò a succhiare. Gemetti piano,aumentando la presa sui suoi capelli color bronzo. Mentre succhiava avido la mia pelle,muoveva il bacino sul mio. 
Non so come,non so perché,non so da dove era uscito tutto quel coraggio,ma … allungai le mani e alzai leggermente il suo maglione.
“Sei impaziente,piccola?” Sussurrò.
Non riuscii a rispondere. Mi morsi il labbro freneticamente e gli tolsi completamente il maglione,lanciandolo ai piedi del letto.
Sorrise malizioso prima di spogliare anche me. 
“Alzati un po’.” Mi ordinò.
Feci come mi aveva detto e abilmente,sganciò il reggiseno.
Lasciò baci umidi lungo il mio petto,mentre con una mano mi massaggiava i seni. Prima uno,poi un altro.
Con i denti,prese il pizzo del reggiseno e lo tolse definitivamente. Guardò per qualche secondo i miei seni prima di fiondarcisi sopra e cominciare a baciali e a morderli. 
Sentivo un leggero dolore,che però, era oscurato e reso lieve dal piacere che stavo provando.
Scese con le labbra sulla mia pancia,esplorando ogni singolo centimetro della mia pelle. Chiusi gli occhi e allargai le braccia,stringendo saldamente le lenzuola. Stavo per impazzire. Non so come,non so perché,ma mi era mancato. Sentire il suo corpo a contatto con il mio,il suo respiro affannato. Vedere i suoi occhi azzurri diventare quasi rossi per il desiderio. Le sue labbra,fameliche che mordevano avidamente i miei fianchi. 
Velocemente,abbassò i pantaloni della mia tuta e gli slip con un solo gesto.
“Allarga le gambe.” Sussurrò socchiudendo gli occhi.
Obbedii senza obiettare,cercando di trovare un senso al mio comportamento. Non stavo piangendo,non mi lamentavo,non sentivo dolore. Sentivo solo il bisogno di essere sua,di essere posseduta. 
Appoggiò entrambe le mani sulle mie cosce e con la punta del naso,sfiorò il mio centro procurandomi un lieve solletico. Inarcai la schiena e mi morsi il labbro.
“pronta?” Domandò guardandomi dritto negli occhi.
Non riuscii a rispondere perché mi si era formato un nodo in gola. Fremevo dal bisogno di sentirlo. Avvertivo,nel mio stomaco,un bruciore anomalo che si irradiava dentro di me,fino a raggiungere la spina dorsale e percorrerla tutta con scosse forte e veloci.
Annuii senza staccare gli occhi dai suoi che però,in un secondo,si chiusero. Avvicinò le labbra alla mia intimità e con dolcezza,passò la lingua su di essa,procurandomi gemiti.
Non riuscivo a fermarmi,non riuscivo a resistergli. Ansimavo e il mio petto si alzava e abbassava velocemente. Non riuscivo a rimanere immobile e per questo,Louis,premeva con forza le mani sulle mie cosce.
La sua lingua si muoveva abile su di me e io gemevo,gemevo forte. Ma non di dolore. Di estremo piacere. La mia mano tremante si poggiò tra i suoi capelli arruffati e li strinse delicatamente,incitandolo a fare di più. Sorrise,soffiando sul mio centro e procurandomi un altro brivido. Il milionesimo in quella serata. 
Cominciai a sudare e a mordermi freneticamente il labbro.
Lui non si fermava,continuava il suo lavoro e andava sempre più veloce. 
Sentii che il nodo che avevo allo stomaco,stava per sciogliersi.
“n – non resisto più” lo avvisai stringendo più forte i suoi capelli e ansimando.
“Vieni.” Mi ordinò sussurrando prima di completare il suo lavoro.
Mi lasciai andare inarcando la schiena. Gemetti ancora e questo,provocò un sorriso sul volto di Louis che si leccò le labbra guardandomi soddisfatto.
“Piaciuto?” mi domandò mettendosi in ginocchio sul letto.
“ Eh ..” Sospirai riaprendo piano gli occhi.
“Dovremmo farlo più spesso. Sei buona ..” Sussurrò prima di gettare le sue labbra sulle mie e muoverle velocemente. 
Lo seguii a stento,era troppo esperto e troppo veloce. A volte,mi chiedevo se io gli procuravo piacere. Ero abbastanza per lui?
Di nuovo,spinta da quegli spiriti animali che abbiamo nel cervello,mi feci prendere dall’eccitazione e con un gesto svelto,mi misi a cavalcioni su di lui.
Lo vidi alzare un sopracciglio e guardarmi intontito.
Lo guardai,anche io sorpresa del mio gesto. Ma mentre il cervello elaborava le mie azioni,le mie mani erano già sull’orlo dei suoi jeans.
Li sbottonai velocemente e abbassai la cerniera.
Sentii Louis ridacchiare.
“Piccola Bree. Non funziona così.”
Dalla sua bocca uscì un suono gutturale e con le mani,mi spinse sotto di lui.
Mi bloccò a letto con le sue forti braccia e mi disse:
“Louis Tomlinson non può essere sottomesso. Capito piccola? Io sto sopra. Io comando il gioco. Io ti scopo. Tu non scopi me.”
Annuii,sbattendo velocemente le palpebre.
Si alzò e si spogliò completamente lasciando jeans e boxer ai piedi del mio letto.
“Ricordi cosa ti dico sempre?” Domandò posizionandosi tra le mie gambe.
“Che .. ti piace vedere godere le ragazze sotto le tue spinte.” Dissi sussurrando e poi arrossendo,per la frase perversa che avevo appena formulato.
Sorrise sghembo: “Esatto. Non voglio essere io quello che sta sotto. Chiaro?”
“Chiaro.” Risposi,quasi in trance.
“Bene.” Sussurrò prima di entrare violentemente in me.
Inarcai la schiena urlando e subito lui si fermò.
“Ti ho fatta male?” Mi domandò corrugando la fronte.
Annuii trattenendo una lacrima. Da quanto ti importa se mi sono fatta male? Avrei voluto chiedere. Ma era meglio non disturbarlo e non farlo arrabbiare,quindi,non aprii bocca.
Rimase fermo dentro di me.
“Dimmi tu quando posso spingere.” Disse premendo le labbra sull’incavo del mio collo.
Cominciai ad ansimare e a rendermi conto che lo volevo e lo desideravo. Come non mai.
“Vai,Louis.” Imprecai con un filo di voce.
Si morse il labbro e senza perdere il contatto visivo con me,cominciò a muoversi lentamente.
Pian piano le sue spinte si facevano sempre più veloci e il mio respiro,sempre più smorzato.
Non riuscivo a resistere,avrei raggiunto il limite da lì a poco.
Mi aggrappai con le gambe al suo bacino, cosa che lo fece sorridere compiaciuto e fiero del suo lavoro. Le mie mani,si allungarono sulla sua schiena,e cominciai a graffiarlo piano.
Solo dopo mi resi conto di quello che stavo facendo.
“S – scusa ..” Dissi tra un gemito e un altro.
“C – continua.” Rispose lui.
Chiuse gli occhi mentre il suo bacino spingeva sempre più a fondo.
Continuai a graffiarli la schiena e a gemere senza ritegno,non curante che fossi a casa mia e che molto probabilmente,di li a poco,sarebbe tornato mio fratello.
Pochi minuti dopo,il nuovo nodo che mi si era formato in grembo,si sciolse procurandomi un orgasmo.
Gemetti ancora più forte infilzando le unghia sulla pelle di Louis e spalancando gli occhi.
Sentii il corpo irrigidirsi e subito dopo,mi appoggiai sul letto per prendere fiato.
Louis,rimase dentro di me. Appoggiò la testa trai miei seni. Sentivo il suo respiro pian piano tornare regolare e soffiarmi sulla pelle.
Presi fiato anche io. 
Rimanemmo in quella posizione per diversi secondi.
Dopo qualche minuto,uscì da me e svelto si alzò per infilarsi i vestiti.
“Ho visto quel tizio uscire da casa tua.”
Mi si gelò il cuore. 
Da quanto tempo stava fuori casa mia per sapere cosa stavo facendo?
Cercai di non dare a vedere la paura che mi tormentava e lo guardai.
“Liam?”
“QUEL TIZIO.” Appuntò lui.
Cominciai a picchiettare nervosamente la mano sul ginocchio destro.
“Quel tizio,sì.” Dissi io.
“Cosa ci faceva qui?” Alzò di poco il tono della voce.
“E’ venuto a farmi visita.” Risposi di rimando,spaventandomi di sbagliare nel dire qualcosa.
“Cosa avete fatto?” Disse appoggiandosi al muro con le braccia conserte.
“Abbiamo … cucinato le crepes.”
Sorrise sghembo e abbassò lo sguardo: “Ti sei divertita?”
Rimasi in silenzio a fissarlo. Improvvisamente,mi faceva di nuovo paura. 
“S – si.” Risposi tremando.
“E con me non ti diverti?”
Mi bloccò. Cosa dovevo rispondergli?
Avrei voluto dirgli “Sei il ragazzo più strano del mondo. Ma ti amo. No. Non mi diverto con te. Assolutamente. Provo piacere,viaggio in un’altra dimensione ma non voglio questo. Io voglio solo guardarti negli occhi e dirti che ti amo,che sei bellissimo,che sei perfetto,che potresti farmi tua ogni notte,ogni giorno,ogni minuto della giornata. Ma per te sono solo sesso. Vorrei tanto che tu avessi lo stesso carattere di Liam ma non è così. Anche se mi fai paura,anche se per te sono una bambola di porcellana,ti amo. Non riesco a non amarti. Non riesco a resisterti. Ti amo e ti odio. Ma cosa conta? Quale sentimento prevale di più? Non ha importanza. Per te non cambierà mai nulla.”

Invece,risposi semplicemente: “Sì. Mi diverto a scopare con te.” 
Abbassai lo sguardo,pentendomi e stupendomi allo stesso tempo di quello che avevo appena detto. 
Mi accorsi che anche Louis era rimasto sbalordito e mi fissava inerme,con la bocca socchiusa.
“Louis? Che c’è?” Domandai.
“Nulla. Vorresti fossi come Liam?”
“No. Mi vai bene così come sei. Non possiamo essere tutti uguali.” Mentii. 
Cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Mi da fastidio che quel coso viene a casa tua.” Imprecò acido appoggiando entrambe le mani sulla scrivania.
“M – mi dispiace.” Riuscii a dire.
“Potrebbe avere brutte intenzioni.”

Liam? Brutte intenzioni?
“Non sei tu quello che lo conosce.”
Diede un pugno forte al legno della scrivania facendomi sussultare.
“Bree Styles” Scandì bene le parole. Non era un buon segno che mi chiamasse con il nome completo. Lo guardai. “Io so come sono i maschi.” Continuò. 
“Il tuo discorso non ha una logica!” Esclamai io.
Si avvicinò a passi lenti al letto. 
Indietreggiai appoggiando la schiena al muro e mi coprii con il lenzuolo.
Louis,però,riuscì ad essere più veloce di me e mi inchiodò a letto.
Sorrise sghembo prima di stringere forte i miei polsi tra le mani.
Non riuscii a trattenere la prima lacrima. E neanche la seconda.
Mi stava di nuovo trattando male.
Avvicinò le labbra al mio collo e cominciò a mordere e a succhiare. Non provavo più la stessa sensazione di prima.
Cominciai a piangere.
“Non frignare.” Mi rimproverò.
Mi morsi forte il labbro e alzai gli occhi al cielo cercando di non piangere e di stare alle sue regole. Il gioco,come sempre,lo comandava lui.
Le sue labbra si muovevano veloci sul mio collo. Cominciavo a sentire un forte dolore.
Si fermò solo dopo qualche minuto,lasciandomi immobile sul letto, con il collo che mi bruciava e pulsava.
“Ottimo” Disse leccando via il sangue che aveva sulle labbra.
“m- mi hai …” Cercai di parlare.
“E’ solo un po’ di sangue,stronza. Non muori mica. Ne hai visto di più sui tuoi polsi.”

E con questa frase,mi uccise.
Il dolore al collo sparì per lasciare posto alla lama filata che stava trafiggendomi il petto.
Come poteva,essere così pungente e cattivo? Come poteva arrivarmi dritto al cuore? 
Come poteva colpire il mio punto debole in pieno?
Era come un soldato,che sparava a un bambino in mezzo alla folla,sulla nuca.
Aveva centrato il punto più debole e sensibile del mio cuore.
Strinsi le mani in due pugni e socchiusi gli occhi,inondati di lacrime.
“Fallo vedere al tuo amichetto questo.” Disse alludendo al succhiotto.
Non risposi. Rimasi in silenzio a fissare un punto vuoto della stanza.
“Ciao.” Disse poi Louis uscendo dalla mia stanza.
Il cuore cominciò a battermi forte. Le tempie pulsavano di dolore e non riuscivo a vedere bene.
Presa dalla stanchezza e dal dolore,senza medicarmi la “ferita” al collo,mi lasciai cadere a letto e mi addormentai. Nuda,usata,maltrattata,sanguinante,ma soprattutto,ferita al cuore.

Better Way || Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora