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La meravigliosa fonte cristallina stava fornendo a Jules un piacevole frescore ai piedi, stanchi e coperti di vesciche dopo la lunga camminata da poco conclusa. Non c'era niente di meglio per dimenticare la stanchezza, inoltre, rinfrescarsi il viso con quella purezza ghiacciata, faceva lenire il rossore dovuto al pianto che il giovane tratteneva fra le labbra, in modo da non essere sentito dai gemelli. Il moro non voleva frignare o metterli in obbligo su nulla, ma non poteva negare che, la mancata proposta, lo aveva ferito terribilmente. Era stato uno sciocco a crederci, pensava che, quel comportamento avuto dai Bergman durante il viaggio e poco prima dell'arrivo, fosse collegato al grande momento, però si era solamente fatto tanti filmini mentali e se ne vergognava moltissimo. La parte peggiore ? Da quando erano arrivati, i biondi avevano voluto restare soli in casa chiedendogli di rimanere in disparte, ed ovviamente lui aveva acconsentito per loro, come aveva sempre fatto e come avrebbe continuato a fare.

- Forse è troppo presto, magari volevano solo farmi vedere questa baita per darmi un'idea del luogo in cui, forse, un giorno, andremo a vivere insieme - *la guardo con ammirazione* - È un posto in cui andrei a vivere ad occhi chiusi ... - *mi sciacquo di nuovo il viso* - Adesso basta ! Pensare a ciò che sarebbe potuto accadere, alla proposta ... è tutto tempo sprecato ! Adesso torno dentro da loro e ... e gli chiedo di riportarmi a casa ! Tanto abbiamo tutti e tre del lavoro da fare, restare qui è inutile ! -

Carico di rabbia, il giovane Lindgren andò davanti al massiccio portone e batté varie volte, attendendo poi che gli venisse aperta la porta, ma, quasi subito, si rese conto che l'ingresso era socchiuso, così entrò lentamente, guardandosi intorno curioso alla ricerca dei suoi fidanzati. L'interno della piccola casetta era ancora più incredibile di quanto avesse immaginato osservandola dall'esterno. Sulla sinistra, a qualche metro dall'ingresso, c'era una cucina in legno scuro con una serie di elettrodomestici di ultima generazione, il meglio sul mercato, a fianco vi era il salotto, caratterizzato da un lampadario antico, sotto il quale vi era un bel tavolo, molto simile a quello di casa Bergman, però più grande. Un divano coperto di morbida pelle d'orso e due poltrone foderate stavano a semicerchio intorno al camino a legna, ai piedi di quest'ultimo vi era un tappeto intrecciato ed arabescato con immagini di montagne e pascoli verdi, un sogno. Sulla destra invece, una porta marroncina, conduceva ad un bagno semplice, con doccia, servizi igienici, ed un sorprendente lavandino, insolitamente lungo, così come il titanico specchio appeso sulla parete, accanto a questa stanza, si trovavano infine delle scalette in legno, unico accesso al piano di sopra, Jules non poté resistere alla tentazione di salirle e così si ritrovò nel proprio paradiso. Mai prima di quel momento il moro era stato in una camera tanto estesa, un gigantesco lettone la dominava con audacia, le coperte, morbide ed invitanti, sembravano chiamarlo a tuffarsi fra di esse, per volare via su quella nuvola morbida verso le fantasie più indimenticabili, ai due lati della struttura in legno massiccio stavano due comò, muniti di tre cassetti, sopra i quali, due abajour bianche, con la base in legno di betulla, abbellivano il tutto. La parte migliore dell'intera composizione era sicuramente il lucernario in vetro, quasi cinque o sei volte più grande di quello presente sulla mansarda della Akerlund, senza scordare l'armadio a due ante, enorme, molto meglio delle scatole del trasloco che usava lui per conservare i suoi vecchi vestiti.  

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