Capitolo 8

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Il lunedì è sempre il giorno più criticato da ogni persona che faccia parte di questo mondo, gli altri giorni della settimana non è che siano così tanto splenditi.

Comunque sia, il lunedì già di per se è sconvolgente come giorno da affrontare, oggi sarà ancora peggio.

Stanotte io e Jade abbiamo dormito da Brenda, con Leon che non smetteva di farmi ridere neanche per un secondo, ma quello che sentivo dentro lo sapevo solo io.

Oltretutto adoro passare del tempo a casa di Brenda e Leon, fin da piccoli sono stati sempre disponibili, hanno sempre dimostrato di essere persone genuine, ed io adoro le persone così, quelle che si mostrano per ciò che sono, quelle vere per davvero.

Stamattina Martin ci ha accompagnato a scuola, dopo che Lucy ci ha preparato una grande colazione, senza fare troppe domande, che stranamente ho mangiato e anche più del dovuto.

"Brenda è colpa tua se la mia auto è fuori uso" Si lamenta Leon seduto davanti insieme a suo padre.

"Non è colpa mia se ho un fratello così coglione da camminare con una ruota sgonfia"

"Non rigirare la frittata" Leon le punta un dito contro. "Le donne non dovrebbero neanche avvicinarsi ai motori"

"Sono solo dolori!" Esclama Martin. "E va bene, non è successo niente di grave, dovete sempre trovare qualcosa su cui litigare, vi sembra logico?"

"Leon ha iniziato ad incolparmi"

"Per forza, di certo non potevo incolpare me stesso per una cosa che non ho fatto" Fa un'espressione vittoriosa vedendo che è riuscito a zittire sua sorella. "Cosa c'è? Hai perso tutta la grinta che avevi poco fa?"

"Leon, tappati quella fogna!" Esclama Martin, suo padre. "Ero completamente ubriaco quando ho messo incinta vostra madre, non c'è altra spiegazione"

Leon è uguale a suo padre, Brenda dolce ma allo stesso tempo spigliata come Lucy.

"Adesso scendete da questo taxi che il
lavoro mi aspetta, buon divertimento!" Sorride facendoci un cenno di saluto e facendo slittare gli pneumatici sull'asfalto.

"Dovresti smetterla di dare la colpa a lei" Mi avvicino a Leon che non appena mi vede, mette il suo braccio intorno alle mie spalle.

"Lo so, ma lo faccio per scaricare la tensione, non è neanche una giustificazione. Lei è mia sorella è l'unica persona che amo di più al mondo"

"Per questo, merita di essere trattata da regina"

Sorride. "Vado a parlare con lei" Mi fa l'occhiolino e lo vedo avvicinare a lei.

A me non resta che entrare in classe per la lezione di economia, a cui non presto tanta attenzione.

Nate è seduto dietro di me, con le braccia incrociate guarda un punto fisso.

La professoressa ci fa mettere a coppie per completare un progetto, a me capita Nate.

"A cosa pensavi?" Lo faccio ritornare sulla terra.

"Cosa ti dice che stavo pensando?" Mi scruta con lo sguardo.

"Guardavi un punto fisso senza distogliere mai lo sguardo"

"Ero semplicemente mezzo addormentato"

Vedo gli occhi di Adam puntati su di noi, mentre qualche minuto fa era occupato a fare aeroplani di carta, che non ha fatto altro che lanciarli per tutta l'ora.

Mi alzo, prendendo la mia sedia per tornare al mio banco, lui mi afferra per un braccio. "Sono così insopportabile? Resta qui" Fa spallucce.

"Okay" Rispondo tornandomi a sedere.

"Buongiorno ragazzi miei!" Esclama Collins entrando in classe, la sua barba bianca e i suoi occhiali da renderlo intellettuale, ma bello anche alla sua età. "Devo darvi una notizia, siamo senza preside. Si è trasferito cambiando scuola, in questi giorni ne arriverà un altro, credo"

"Che scuola di scapestrati, l'ho sempre detto" Marco dice la sua.

"Marco, mi stai mischiando il tuo essere contento di frequentare questa scuola, ti prego di smetterla"

"Davvero divertente" Marco risponde a tono al prof.

"Visto che oggi vedo le vostre facce alquanto emozionate, sprizzate felicità da tutti i pori a dirla tutta, vi voglio parlare della felicità" Si siede sulla cattedra. "La felicità è semplicemente uno stato d'animo, ma può essere molto di più. Alcune persone associano la felicità ad una donna, ad un uomo, ad un amico, ai soldi, al cibo, a tante cose. Eppure ci sentiamo così felici quando raggiungiamo questo cosiddetto stato d'animo, ci scoppia il cuore non è vero? Eppure, dura così poco. La felicità abita semplicemente dentro di noi, siamo noi che dovremmo imparare a convivere con essa invece di continuare a cercarla dove non c'è. Voi invece? Siete mai stati davvero felici? Felici da non ricordarvelo nemmeno, felici da sorridere come dei pazzi, ma non venne fregava niente, felici e basta"

Gli unici momenti felici che la mia mente percorrono fanno parte della mia infanzia con mio fratello, con Adam.

"Credo di non aver mai provato questo sentimento nonostante io continui ogni giorno a cercare la felicità" Interviene Jade.

"Pensa a cosa ti rende davvero felice, medita su te stessa e cerca la tua pace interiore, solo così potrai essere felice" Gesticola come sempre. "Lo dico a tutti voi, siete liberi di fare ciò che più vi rende felici. Prima di fare un'azione domandatevi se davvero ne vale la pena. Perché se è così, già siete vicini all' essere felici"

"La felicità fa paura" Megan per la prima volta interviene in classe. "Tutti ne parlano bene, invece a me, almeno a me fa paura. Ho paura di essere felice, perché so che durerà un secondo e dopo ritornerò ad essere triste. Ho provato ad essere felice, ma ho sbagliato, ho reso felice me e tristi gli altri"

"Capisco" Sussurra Collins. "Noi abbiamo diverse opzioni per essere felici, quello che hai voluto dire tu, è che hai sbagliato opzione" Megan annuisce. "Bisogna ricominciare dagli sbagli perché l'importante è aver capito, vedi qui interviene anche il destino, sono tutte forze invisibili come ci ha ricordato Nate nella lezione precedente, che insieme agiscono." Sospira rumorosamente. "Adam, cos'è per te la felicità?"

"Prof, mi ha mai visto felice?"

"Da quando sono qui? No! Ed è per questo che ti sto facendo questa domanda"

"Non so cos'è la felicità se non sono mai stato felice" Risponde bruscamente. "Ho sempre preferito la felicità delle persone a me care, che la mia. Preferivo vedere gli altri sorridere, mentre io avevo un uragano dentro"

"Non è sbagliato rendere felici le persone che abbiamo accanto, ma dobbiamo rendere felici prima noi stessi" Consiglia Collins.

"Non so da dove iniziare"

"A cosa associ la felicità? A cosa pensi per sorridere? Bene, vedo il tuo sguardo perso quindi stai associando la felicità a qualcuno o a qualcosa. Se è davvero la tua felicità, rischia, perché rischiando si è felici"

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Un saluto da New York❤️

Rose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora