Capitolo 13

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Durante la notte non sono riuscita a chiudere occhio, le braccia di mio fratello, però, sono riuscite a proteggermi da ogni paura che potessi sentire in quel momento.

Faccio una doccia fredda e mi preparo per la scuola, finalmente oggi è venerdì,  domani potrò dormire fin quando mia madre non inizierà ad urlare come una pazza in ogni angolo della casa.

Arrivo in cucina, i miei genitori smettono di parlare con Evan appena mi avvicino. "Perché avete smesso di parlare? C'ero anche io stanotte"

"Non vogliamo farti preoccupare" Si affretta a parlare mio padre, arrivato stanotte da una delle sue missioni fuori città.

"Non sono affatto preoccupata" Dico.
Ed è così, mano a mano che i giorni passano, che la mia età avanza, non sento più nessuna paura, nessuna preoccupazione, sono solo rilassata con me stessa, sembrerò pazza, ma è così.

Mia mamma gesticola, cerca di trovare le parole per dire qualcosa. "Va bene, adesso andate a scuola o si farà tardi"

"Quando partirete?" Chiede mio fratello.

"Alle sette di questa sera" Risponde mia madre.

Dovranno fare un viaggio insieme a zia Selena e zio Nash, per lavoro.

"Saremo di ritorno sabato, quindi niente scherzi, niente feste, niente pigiama party con gli uomini, niente musica a palla, niente casini. E mi raccomando, la casa dovrà splendere come spende adesso" Ci avvisa nostro padre. "Lasceremo Beth da nonno Will, visto che dovremmo soggiornare lì"

"Okay" Risponde Evan. "Tutto chiaro!"

"E mi raccomando, non aprite a nessuno" Dice con tono preoccupato mamma. "Vi voglio ritrovare sani e salvi, tu Evan" Punta un dito contro mio fratello. "Riesci a stare lontano dai casini per almeno un giorno? Te ne sarei grata"

"Non sono poi così tanto casinista" Si difende Evan prendendo le chiavi dell'auto.

"Sei un bandito!" Mio padre gli tira un calcio nel sedere. "A scuola! Veloci!" Ci spintona fuori la porta.

Entriamo in auto e ci avviamo verso la scuola. "Di cosa parlavate prima in cucina?"

"Rose, di quello che è successo stanotte"

"Allora perché avete smesso appena sono arrivata io?"

"Te l'ha detto papà, per non farti preoccupare"

"Evan, tu lo sai che non mi preoccupo affatto"

"Lo so" Risponde sbuffando. "Semplicemente io sono l'uomo di casa quando nostro padre non c'è, ed è normale che papà parli con me, non credi?"

Sbuffo alle sue rispose insensate, come sempre. "Dopo scuola vado all'officina, tu cosa fai? Vieni con me? Si che vieni con me, non ti lascerò a casa da sola"

"Facevi prima a non chiedermelo proprio visto che ti sei risposto da solo"

"Già, hai ragione" Scende dalla macchina, andando verso i suoi amici.

Saluto Jade come sempre, che è felice di vedermi. "Questa notte sarà uno spasso, non dirmi che hai già sonno"

"No"

"Lo sai che io e mio fratello dormiremo da te, vero?"

"Lo avevo intuito" Rispondo.

"Hey coinquilina per le prossime quarantott'ore " Jacob sorride venendo verso di me.

"Le peggiori della mia vita"

"Piccola Rose, non dire così" Mi accarezza i capelli. "Oggi sono più morbidi del solito"

"Davvero?" Si avvicina Leon, comincia anche lui ad arricciarmi i capelli tra le sue dita. "Potresti consigliarmi qualche shampoo adatto ai miei capelli? Sono sempre crespi"

"Quanto sei coglione, Leon" Sbuffa mio fratello accendendosi una sigaretta.

"A che ora questa sera?" Chiede una ragazza dai capelli grigi, con una ricrescita di almeno quattro dita, guarda mio fratello in attesa di una risposta.

"Quando vuoi, piccola"

"Posso portare i miei amici?" Chiede lei.

"Certo, puoi portare chi vuoi"

Aspetto che la ragazza vada via, per parlare con mio fratello. "Che cazzo hai in mente?" Chiedo.

"Organizzerò una festa, come abbiamo sempre fatto"

"Mamma e papà hanno detto.." Non mi lascia finire la frase.

"Rose, non succederà niente, non si romperà niente e la casa splenderà come ha detto il signor Dallas"

"Io non c'entro niente, prenditi le tue responsabilità" Riconosco di aver sbagliato, non dovevo dirlo, perché lui copre me ed io copro lui è la nostra prima regola, ma sono troppo arrabbiata per rispettarla.

"Chi è Logan Malone?" Chiede Marco arricciando il naso, con il cellulare in mano.

"Perché?" Domanda Adam. "Ha lo stesso cognome di mia madre"

"È vero"  Sussurra Megan. "Cosa c'è scritto lì sopra?" Si avvicina a Marco appoggiando la testa sulla sua spalla. "Evaso dal carcere, si presume sia ritornato nella sua patria, il Sudamerica" Legge con attenzione.

"C'è una sua foto" Dice Marco aprendo il link.

"Fa vedere" Leon si avvicina. "Ma quest'uomo l'ho già visto"

Adam vede la fotografia. "C'è una foto di questo fenomeno attaccata sulla parete dell'officina"

"Dite che è un amico dei nostri genitori?" Domanda Brenda.

"Non ne ho idea, non credo che i nostri genitori avevano amici del genere" Risponde Jacob.

"Mio padre mi ha sempre detto che fin da ragazzo ha lavorato con lo zio Chris, quindi è impossibile che sia suo amico, altrimenti c'è una sola spiegazione, si è finto amico suo per poi rinchiuderlo in una cella"

"Adam!" Marco lo mette a tacere, Adam scrolla le spalle dicendo un 'è la verità'

"Qui dice che ha un figlio, che rivendicherà tutti i suoi anni rinchiusi in una cella" Continua a leggere Megan.

"Se è stato rinchiuso per tutti questi anni, con chi ha procreato? Mi risulta un po' difficile capire la situazione"

"Che novità!" Esclama con tono scocciato mio fratello. "Sarà un montato con la testa, il Pablo Escobar dei poveri"

"Cosa vorresti dire di Pablo Escobar? Eh?" Si agita Leon difendendo uno dei suoi grandi idoli,punta sempre in alto, direi. "Yo soy Pablo Emilio Escobar Gaviria" Imita la stessa voce, la stessa scena di un suo film che ci ha fatto vedere come minimo sette volte.

"E sti cazzi!" Risponde Adam alzando gli occhi al cielo.

"Lui è un re per noi, è un esempio da seguire" Parla Brenda.

"Bene, allora domani vi aspetto qui, in questo preciso posto, proprio qui, dove ho il piede destro" Mio fratello sta per tirare fuori qualche pillola delle sue. "Vi aspetto con un carico di bamba proveniente direttamente dal Sudamerica"

"Colombiani pezzi di merda" Urla Marco battendo le mani, mentre i fratelli Garcia si lanciano uno sguardo, pieno di fastidio e odio.

"Nervosetti?" Adam li stuzzica. "Non eri Pablo, altri cinque nomi, Escobar?" Posa un braccio sulla spalla di Leon, l'altro su quello di Brenda. "Entriamo in classe che è meglio" Si incamminano verso la scuola e lo sento mentre continua a prenderli in giro dicendo la frase che ha detto Leon poco fa.

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