Capitolo 47

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Annuisco sorridendo.

Siamo partiti con il sole in alto, guardando fuori dal finestrino, adesso, mi godo il tramonto.

"Quanto tempo siamo stati al centro commerciale?" Chiedo.

"Rose, non ho contato i minuti, i secondi, le ore"

"Più o meno?"

"Qualche oretta di sicuro, come mai?"

"Avevo voglia di chiedertelo"

"Sei svitata?!"

"Lo svitato sei tu che credendo di aver perso il cellulare crei una rivoluzione che neanche l'incorruttibile Robespierre ne è stato mai capace, alla fine il cellulare è nelle tue mani"

Socchiude gli occhi, ridendo e adoro quando lo fa perché adoro sentire il suono della sua risata e la curva del suo sorriso.
Potrei vivere di quello.

"Giuro di non farlo apposta"

Alzo gli occhi al cielo.
Allunga una mano verso di me, stuzzicandomi.
Per poi posarla sulla mia gamba, poso la mia mano sulla sua.

Un tempo avrei scacciato via qualunque mano mi avesse toccata.
Anche la sua.
Ma con lui è diverso.

"Arrivati!" Esclama sospirando.

Scendo dall'auto godendomi il paesaggio mozzafiato, non ci sono mai venuta quaggiù nonostante i nostri genitori ci hanno portato un po' dappertutto.

"Questa è la mia casa, non proprio in montagna, però quando voglio stare da solo o quando dobbiamo organizzare qualcosa veniamo qui"

È una casa davvero bella, non è il solito mucchio di legno.
Al di fuori è di colore rosso, un giardino con un cancello alto e grande che la circonda.

Entrando, è tutto così accogliente.
Mi stringo nella mia felpa.
Mi lancia un paio di guanti e mi fa indossare un cappotto enorme. "Vieni"

Lo seguo, arriviamo sul retro della casa, prende qualche legna mettendomela sulle braccia. "Guarda che ne posso portare di più"

Mi guarda con aria di sfida aggiungendo altra legna.
"Ci serviranno anche per la notte, vero? Quindi dammene ancora"

Si volta verso di me con aria soddisfatta.
Sapevo che saremmo rimasti a dormire qui una volta arrivati.

"Aspettami, non avviarti, ti farai male" Mi dice mentre carica la legna sulle sue braccia.

Insieme entriamo dentro, cercando di accendere il fuoco. "Voglio provarci io"

"Non ti romperai le unghie?"

"Le unghie?" Mi guardo le mani ridendo. "Ti sembra che io abbia le unghie fatte?" Rido ancora. "Sei abituato alle barbie"

Mentre cerco di accendere il fuoco, fallendo, sento lui sussurrare qualcosa. "Ecco perché mi piaci così tanto"

"Cosa?"

"Eh?" Fa lui come se fosse rincoglionito. "Fammi fare a me altrimenti moriamo di freddo"

Lo guardo mentre accende il fuoco.
I suoi occhi concentrati per portare a termine una cosa.
Le sue labbra socchiuse.
La sua barba che gli incornicia il viso.
Si sfila il suo napapijri blu notte aggiustando la legna sul fuoco ormai acceso. "Hai visto come si fa?"

Annuisco, ma io stavo guardando te.
La bellezza dell'imperfezione.

"Così la prossima volta lo accendi tu" Sorride.

Ci sarà una prossima volta?
Certo che sì, stupida.
Ecco il mio cervello che va in tilt, nel mondo dei film mentali che non mi abbandonano mai.

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