Capitolo 36

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Mi sveglio arrotolandomi tra le lenzuola, ancora stordita resto nel mio bel lettuccio per qualche minuto in più.

Il gran giorno è arrivato, domani farò diciotto anni, questa sera mi porteranno via, ma la cosa peggiore è che fra qualche minuto dovrò togliermi il mio comodissimo, caldissimo, pigiama per andare a farmi la doccia.

"I tuoi pensieri sono stupidi, davvero" Nate compare in un angolo della camera.

"Non arrivare così, all'improvviso!" Esclamo. "E poi adoro restare con il pigiama tutto il giorno quando fa freddo"

"Che strani voi umani" Alza gli occhi facendo un'espressione di disgusto.

"Noi? E ti ricordo che non sono del tutto umana"

Prende in giro la mia voce. "Ho una buona memoria!" Esclama. "Adesso ti lascio un po' da sola, a dopo" Fa un cenno con la mano.

Velocemente tolgo il pigiama ed entro in doccia, mi godo il mio momento di tranquillità, dopodiché mi arrotolo nel mio accappatoio e mi stendo sul letto.

"Piccola" Sento la voce di mia nonna.

"Nonna!" Mi alzo di scatto. "Dove sei?"

"Qui" La sento ridere. "Proprio qui" Mi affianca accarezzandomi i capelli ancora bagnati, che decide delicatamente di asciugarli. "Non trattare così male tuo fratello, si sente in colpa per essersi innamorato di Megan, ma soprattutto di essersi innamorato. Era già scritto nel suo destino, arriverà anche il tuo momento e anche se tuo fratello ti metterà mille bastoni tra le ruote o forse anche di più, sarà felice se lo sarai anche tu"

Sorrido. "Vedere mio fratello felice, spensierato, senza colpe sulle sue spalle, questo è ciò che voglio. Forse sono stata egoista, ho pensato al mio odio verso Megan dimenticando che dall'altra parte c'è la persona più cara per me, i suoi sentimenti, il suo cuore, il nostro bene, e solo al pensiero di poterlo ferire mi sento morire"

"Io adoro vedervi insieme, lui ha bisogno di te, di una persona su cui poter contare sempre, una colonna su cui appoggiarsi. E ricordati, piccola mia, che l'odio è la cosa più brutta che possa esistere, se ce una cosa che ho insegnato a tuo padre è proprio questa. E stanne certa che non è assolutamente odio, tra voi due non ce mai stata una vera e propria armonia"

"Hai ragione" Abbraccio mia nonna. "Grazie per le tue parole, ne avevo proprio bisogno"

"Beh, tutti hanno bisogno di qualche parolina di conforto" Prende dei vestiti dal mio armadio ed io li indosso.

Non vedendo nessuno in casa, vado a fare due passi per schiarirmi le idee, che sembrano essere quasi impazzite nella mia testa.

New York sembra essere la mia città, cammino tra le strade affiancate da tanti negozi con ancora tantissimi addobbi natalizi, mi scaldo le mani mettendole in tasca.

Mi godo questa città per ancora qualche minuto prima di tornare a casa per pranzo.

Inutile dire che la malinconia mi assale così tanto da farmi scendere qualche lacrima, la paura di essere sconfitta, la paura di un qualcosa di nuovo.

Ma dobbiamo essere più forti delle nostre paure e delle nostre insicurezze, lo diceva sempre mio padre quando avevo paura del circo, perché ero terrorizzata dai clown, quando non riuscivo ad indossare un vestito, che magari mi calzava anche bene ed ero bella davvero, ma i miei complessi riuscivano sempre a farmi indossare il solito jeans.

Eppure ancora adesso non c'è qualcosa che io possa amare di me stessa, qualcosa di cui andarne fiera, qualche sicurezza su cui appoggiarmi o magari qualcuno che riuscisse a farmi diventare del tutto sicura di me stessa.

Rose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora