Capitolo 49

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Ecco.
Di chi mi ricordo per sorridere?

Me lo chiedo anche io.
Ricordo il sorriso delle persone a me care, allora lì Sorrido anche io.
Ricordo quando il suono della mia risata era più forte di qualsiasi sofferenza.
Ricordo le serate insieme agli amici, a canticchiare qualche canzone davanti ad una birra, ed eravamo felici.
Ricordo.
E Sorrido.

Invece, la felicità?
La felicità è l'anello di collegamento fra uno stato d'animo e una persona.
Quando sei felice è un qualcosa di stupendo, a volte sorridi, così, senza saperne neanche il motivo.
Ed è bellissimo.
Credo sia questa la vera felicità, sorridere e basta.
Perché hai motivo per farlo.
Perché è l'unica cosa che riesci a fare.
Perché quando sei felice guardi il mondo da una prospettiva più colorata, inizi a vedere un po' di blu dove hai sempre visto nero.
Sembra che qualcosa abbia un senso.
Quando sei felice vorresti vederli tutti così, felici come te. Non ti importa di niente, vorresti solo sorridere come un deficiente.
Vorresti chiudere gli occhi e restare così per sempre.
Ma poi, nel momento in cui ritorni alla realtà, sei consapevole del fatto che la felicità dura molto poco, è un attimo.
Che non devi lasciar fuggire via.
E che invece la tristezza dura molto di più.
Che dopo la felicità arriva proprio lei, come se fosse una persona negativa presente nella tua vita, sempre al tuo fianco. E per quanto tu la spinga via, ritorna.
E iniziano di nuovo i giorni bui, il nero dappertutto.
I sorrisi forzati.
Gli occhi spenti.

Perché alla fine, la felicità è sinonimo di droga.
Quando ne assaggi un po', ne vorresti ancora e ancora, sempre di più, fino ad esserne completamente dipendente.
Ma bisogna essere realisti, chi non vorrebbe essere un tossico di felicità?

"Avete finito? Dallas raccogli i compiti" Mi sorride il prof.

Richiudo il mio.
E raccolgo tutti gli altri.
"Ecco a lei"

"Rose, non vedo l'ora di leggere il tuo compito. Permettimi, ma ti guardavo mentre scrivevi, sei una piccola sognatrice. Sarai una brava scrittrice" Sorride e mi fa l'occhiolino.

"Spero davvero di esserlo, grazie mille" Lo ringrazio semplicemente per avermi capita senza che io avessi parlato mai.

"Lo sa che ha trent'anni in più ai tuoi?" Adam entra dalla porta facendo un'espressione di disgusto.

"Non ha detto niente di male, anzi, ha cercato di rassicurarmi"

"Bel modo di farlo" Mi prende in vita e andiamo a sederci.

Entra il professore di economia. "Sei solo geloso che qualcuno mi abbia guardato"

"Cosa? È ridicolo" Si agita. "Possono anche guardarti, gli occhi sono fatti apposta per questo"

"Ah davvero? Allora sii coerente"

"Ritieniti fortunata, le ragazze si ucciderebbero per essere al tuo posto"

"Adam, ti rendi conto di quanto sei superbo?"

"Sono solo realista" Sorride.

"Sta zitto, non parlarmi fin quando non si svegliano le rotelle del tuo cervello e iniziano a farlo funzionare"

Si avvicina tirandomi uno schiaffo leggero, per scherzo, lo faccio anche io, non per scherzo.
Continuiamo così, a prenderci a schiaffi e a ridere fin quando il prof non ci interrompe, o forse, fin quando il prof non ci riprende. "Ho interrotto i vostri litigi amorosi? Mi dispiace, ma devo fare lezione. Dallas, vai a sederti vicino a Drake, Stassie, al posto di Rose. Vediamo se la smettono di tubare!"

"Il mio posto è questo, non ho nessuna intenzione di sedermi li" Sbraito.

"Signorina Dallas, per caso, vi ha dato di volta il cervello?"

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