Ten

2.2K 84 24
                                    

Durante il pranzo non toccai praticamente cibo, e a poco servirono le frasi che Ron ed Harry mi rivolsero per rincuorarmi, raccontandomi di tutte le volte in cui loro erano finiti in punizione. L'unica che sembrava capirmi era Hermione, terrorizzata come me al pensiero di ricevere una punizione perché i suoi compiti per casa erano svolti in modo approssimativo. Per tutto il pomeriggio mi portai avanti con la lezione assegnata di tutte le materie, e non ci fu un solo attimo in cui le parole di Remus non mi tornavano alla mente. Quella sera stessa avrei portato con me il mio tema, e gli avrei chiesto che cosa ci fosse di sbagliato, anche a costo di sembrare una ragazzina saccente e irrispettosa; ne andava del mio orgoglio.
Quando mancavano ormai una ventina di minuti alle sette e mezza mi sciolsi i capelli e li pettinai, disfando in parte i boccoli che Hermione mi aveva fatto quella mattina, e mi tolsi il pesante mantello, rimanendo solo con la camicia e il gilet di cotone. Quando mancavano circa dieci minuti, mi avviai per i corridoi e arrivai nell'aula di difesa contro le arti oscure, salii le poche scale di pietra che congiungevano la stanza con l'ufficio di Remus, e quando il mio orologio da polso babbano segnò le sette e mezzo precise, bussai alla porta di legno massiccio, con il mio tema stretto tra le dita.
"Si, avanti." Sentii la sua voce chiara e profonda.
Entrai a testa alta e dissi con tono monocorde "Buonasera professore."
Remus mi guardò dalla testa ai piedi "Buonasera Sophia, prego accomodati." Rispose al mio saluto, indicando una sedia accanto alla sua, davanti alla quale erano impilati numerosi fogli di pergamena che immaginai essere le verifiche dei ragazzi del primo anno. Cercai di non dare troppo peso al fatto che mi avesse chiamata per nome.
"Se non é un problema vorrei prima farle una domanda in merito al...-"
"Al tuo tema, certo, lo immaginavo. É tipico dei ragazzini continuare a pensare di essere nel giusto anche quando non lo sono. Prego, sono tutto orecchi." Disse lui sorridendo serenamente con aria di sfida.
Io chiusi un istante gli occhi per calmarmi, poi mi sedetti sulla sedia accanto alla sua, e gli porsi le due pergamene "Vorrei solo capire dove ho sbagliato, solo uno stupido continuerebbe a perseverare nei propri errori."
Remus mi restituí lo sguardo, poi le prese in mano, e le rilesse velocemente. Ero proprio curiosa di sentire ciò che avrebbe detto.
"Questo tema non ha niente che non va Sophia, anzi, oserei dire che é uno dei migliori." Disse lui tranquillamente.
Non riuscii a trattenere una risata isterica, ma quando parlai il mio tono non era affatto allegro "E si può sapere allora perché sono in punizione?" Sbottai arrabbiata.
"Perché stamattina il tuo comportamento é stato molto maleducato, Sophia."
"Lei non ha il diritto di mettermi in punizione se non ho fatto niente di male." Gli dissi io, punta sul vivo.
"Non hai fatto altro che ignorarmi, ti sembra poco?" Domandò a un tratto lui, alzando notevolmente il tono della voce.
Nessuno dei due parlò per un tempo che mi parve interminabile, mentre la mia mente stava ancora scandagliando le parole di Remus per potersi convincere che non era quello che aveva effettivamente detto.
"Tu sei matto, Remus." Esordii in un impeto di coraggio. "Solamente pochi giorni fa mi hai detto di non illudermi perché non potrà mai esserci niente tra di noi e che sono solo una bambina, poi fai una scenata di gelosia a Charlie e infine ti lamenti perché ti ignoro? Io non...non ti capisco, davvero."
Mi alzai di scatto dalle sedia e lui mi imitó immediatamente.
"Sophia sono sempre il tuo professore, e ti consiglio di rivolgerti a me in maniera più educata se non vorrai passare di qui anche domani sera." Mi disse lui. Ma come faceva quell'uomo a rimanere sempre così dannatamente calmo?
"Anche volendo, domani sera non potrei comunque." Ribattei subito incrociando le braccia.
"E perché mai?" Mi domandò lui accennando un sorriso.
"Perché Charlie mi ha chiesto di incontrarlo." Mentii. Ero perfettamente consapevole che in quel momento mi stavo davvero comportando come una bambina, ma non riuscii proprio a trattenermi, volevo vedere come avrebbe reagito.
Remus parve come pietrificato per qualche istante, ma subito dopo si passò una mano tra i capelli e ritornò a sedersi alla sua scrivania in modo calmo e composto.
"Quello che i miei studenti fanno durante le ore in cui non ci sono le lezioni non mi riguarda." Disse freddamente "Spero soltanto che questo non contribuirà a far abbassare ulteriormente il tuo rendimento scolastico. E adesso per favore siediti e inizia a dare un'occhiata a questi compiti, non si correggeranno da soli."
Guardai fuori dalla finestra e a stento riuscii a trattenermi dallo sbuffare, mi avvicinai alla sedia accanto a quella di Remus, dove avrei dovuto sedermi, ma prima di farlo, la allontanai notevolmente da quella del mio professore, che sorrise impercettibilmente a quel gesto.
I compiti dei ragazzi del primo anno erano stati svolti tutti molto bene, il che fu un male, perché la mia mente non era concentrata nel correggere gli eventuali errori, ma piuttosto nel cercare di capire che cosa stesse passando per la mente del mio professore in quel momento. Era possibile che provasse qualcosa per me? Lui era un uomo ed io avevo solo sedici anni, tuttavia non riuscivo a non sperare che il mio interesse fosse anche solo in parte ricambiato. Non sapevo ancora esattamente se quello che provavo per Remus era amore oppure solo una semplice infatuazione, tutto ciò che sapevo era che non sopportavo il fatto che Ninfadora gli stesse così vicino, e soprattutto che lui non la rifiutasse come invece aveva fatto con me e che non riuscivo a scacciare la sua immagine dalla mia mente neanche quando mi era lontano.
Mi passai una mano per tutta la lunghezza dei capelli e posai sul tavolo la piuma con cui stavo scrivendo; senza neanche essermene resa conto avevo terminato di correggere tutti i compiti e mi sentivo molto stanca. Alzai la tesa e mi resi conto che Remus mi stava osservando. I suoi occhi cercavano i miei con una tale intensità che mi fu impossibile non distogliere lo sguardo.
"Che cos'hai?" Mi domandò allora lui. Lo guardai di nuovo e scossi piano la testa, non potevo dirgli quello che stavo realmente pensando.
"Non voglio usare la Legilimanzia con te, ma se fai così ho paura di non avere molta scelta."
"Potrebbe semplicemente lasciare che i miei pensieri rimangano solamente miei." Ribattei in modo più scontroso di quanto avrei voluto, ma lo sguardo di Remus non s'indurí, rimase dolce e tranquillo come sempre.
"Mi dispiace, io...io sono solo stanca. Credo di aver finito, posso andare?" Domandai.
Lui annuì semplicemente, ed io mi avviai verso la porta sperando con tutto il cuore che mi avrebbe fermata, anche solo per darmi la buonanotte.
"Sophia."
Io sorrisi, anche se lui non poté vedermi dato che gli stavo dando le spalle.
"Si?" Mi voltai.
Lui si alzò con eleganza, girò attorno alla scrivania e mi raggiunse, fermandosi solo quando ci fu almeno un metro di distanza a separarci.
"Se domani notte verrà Charlie, é indispensabile che rimaniate all'interno del castello e che non vi aggiriate nei dintorni della foresta proibita o del platano picchiatore." Disse lui guardandomi negli occhi e avvicinandosi di un piccolo passo.
"Perché?" Chiesi aggrottando leggermente la fronte assumendo un'espressione confusa.
"Domani ci sarà la luna piena, e se vedessi un altro uomo con te mentre sono un licantropo..." Lasciò la frase in sospeso come se si fosse reso conto troppo tardi di quello che aveva detto. Fu il mio turno di avvicinarmi a lui.
"Non voglio fare cose di cui mi pentirei." Concluse lui con un sussurro.
Vidi i suoi occhi scurirsi, diventando di un marrone molto intenso, e mi sentii sciogliere quando vidi Remus abbassare lo sguardo sulle mie labbra. Mi resi conto che non gli ero mai stata così vicina solamente quando i nostri nasi si sfiorarono.
"Sophia, adesso vai." Sussurró lui ad un centimetro dalle mie labbra.
Per tutta risposta, io portai una mano sul suo petto accarezzando piano il tessuto della giacca, e l'altra sulla sua guancia, muovendo il pollice su e giù sulla mandibola fino ad arrivare al labbro inferiore. Non avevo idea di cosa fare visto che non ero mai stata così vicina ad un ragazzo, neppure a Ron o ad Harry, che erano come dei fratelli per me, sentivo solo un disperato bisogno di sentire le labbra di Remus sulle mie.
"Sophia ti prego, devi andare adesso." Sussurró con scarsa convinzione ad occhi chiusi, eravamo così vicini che potevo sentire il suo respiro solleticarmi le labbra.
Sentii le sue mani circondarmi con delicatezza i fianchi facendo aderire dolcemente i nostri corpi.
"Oh Remus..." Gemetti piano a quel contatto. Lui stava per azzerare definitivamente quella minuscola distanza che ancora divideva le nostre labbra, quando un rumore di passi lenti ci fece allontanare di scatto. Pochi istanti dopo la porta si aprì, rivelando il professor Silente, che guardò dapprima Remus, e poi me, che avevo ancora le guance rosse e il fiato corto. L'anziano preside allora sorrise maliziosamente e ci guardò entrambi da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
"Buonasera miei cari, spero con tutto il cuore di non aver interrotto niente di importante."
Io e Remus ci scambiammo un'occhiata veloce, dopodiché lo vidi sistemarsi la cravatta con fare nervoso.
"Oh no, no. Io...io avevo solo un granello di polvere nell'occhio e il Professor Lupin mi stava aiutando a toglierlo." Dissi al preside con le guance ancora rosse.
Vidi il sorriso di Silente allagrarsi.
"Bene, io devo tornare alla Torre di Grifondoro, scommetto che Hermione sarà preoccupata per me. Buonanotte." Dissi a Silente senza neanche azzardarmi a incrociare lo sguardo di Remus.
"Buonanotte mia cara, riposa bene." Rispose Silente con garbo.
Sorrisi debolmente a mo' di ringraziamento e uscii dall'ufficio scendendo le piccole scale di pietra che portavano all'aula di difesa contro le arti oscure con il cuore che batteva, se possibile, ancora più forte di prima.

The Dark Side Of The Moon|| Remus Lupin (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora