Sixty-three

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Il giorno del mio diciassettesimo compleanno mi svegliai così presto che l'alba del nuovo giorno non era ancora sorta. Mi guardai intorno e vidi che Hermione dormiva tranquillamente con Grattastinchi tra le braccia. Avevo diciassette anni. Feci un respiro profondo. Avevo voglia di vedere il sole sorgere in quel giorno che avrebbe inevitabilmente segnato la mia vita per sempre. Mi alzai lentamente e mi infilai una semplice maglietta a maniche corte e un paio di leggins e scesi silenziosamente le scale per poi uscire dalla Torre di Grifondoro. Il castello era totalmente coperto dalle ombre che le cime fronzute degli alti alberi proiettavano sui corridoi e sulle pareti di pietra, stagliati contro la pallida luce del primo mattino.
Mi affrettai verso il portico che dava sulle serre e mi sedetti sul muretto, appoggiando la schiena contro una colonna, lo sguardo puntato sulle cime delle montagne che si tingevano di un pallido rosa. Chiusi gli occhi e rivissi tutto quello che era successo da un anno a quella parte e dovetti soffocare l'impulso di ridere. Com'era possibile che qualcuno potesse cambiare così tanto in così poco tempo?
All'inizio dell'anno scolastico credevo che la mia priorità fosse diplomarmi col massimo del voti e poi studiare medicina magica per poter lavorare al San Mungo.
Non avevo mai dipeso da nessuno e mi sforzavo al massimo affinché ciò non accadesse, invece adesso sapevo che dovevo rendere conto ad un altra persona oltre che a me stessa, e non potevo esserne più felice.
Lo amavo così tanto che non riuscivo a vedere la fine.
Lo amavo così tanto che se lui non mi era intorno non riuscivo a respirare. Lo amavo in modo così bello e allo stesso tempo pericoloso che avevo paura.
Eppure mi sentivo al sicuro con lui più che con chiunque altro. Guardavo avanti e non riuscivo a capacitarmi di come avessi anche solo potuto immaginare di vivere una vita diversa, una vita senza di lui.
I primi raggi di sole mi illuminarono il viso, obbligandomi ad aprire gli occhi per vederlo sorgere. Il cielo si tinse d'oro ed io sorrisi. Da lì in poi cominciava la mia vita.
Sarei stata io a decidere per me stessa da quel momento in poi, avrei potuto costruire la mia vita passo dopo passo, e se lui avesse voluto, se solo l'avesse voluto anche la metà di quanto lo volevo io, l'avremmo costruita insieme.
Non so quanto tempo rimasi lì seduta a meditare con l'alba come unica spettatrice dei miei pensieri, so solamente che ad un certo punto qualcuno mi accarezzó la spalla.
Mi riscossi.
Il sole era alto nel cielo e dall'interno del castello provenivano già i suoni delle chiacchere degli studenti.
Hermione, Harry e Ron si sedettero sul muretto vicino a me.
Io sorrisi.
"Buon compleanno!" Esclamarono in coro con dei gran sorrisi.
Ridacchiai "Grazie."
"Da quand'è che sei sonnambula?" Mi chiese Ron.
"Volevo vedere l'alba, devo essermi addormentata. Che ore sono?" Chiesi.
"Le dieci del mattino." Rispose Hermione.
Mi alzai immediatamente. Le dieci del mattino? Per quanto tempo ero rimasta lì seduta?
"Abbiamo una sorpresa per te." Disse Hermione con un gran sorriso. Corrugai la fronte.
"Ditemi che non è quello che penso."
Remus mi mancava già da morire e non ero proprio dell'umore di preparativi per qualche imminente festeggiamento sfrenato.
"Sta' zitta e smettila di fare la guastafeste per una volta." Ribatté Ron, passandomi un braccio attorno alle spalle.
Lo guardai male.
"Noi vi aspettiamo giù." Disse Harry, rivolto ad Hermione. Giù dove? Per fare cosa?
Io guardai prima lui, poi la mia migliore amica, che prontamente annuí e mi prese per mano, trascinandomi verso l'interno del castello.
"Che cosa sta succedendo?" Le chiesi, vagamente preoccupata. Non avevo idea di cosa avessero in mente.
Quando entrai nella nostra stanza, vidi che due bauli, il mio e quello della mia amica, erano pronti e chiusi davanti alla porta.
Lei sorrise e li sollevò con un gesto della bacchetta.
"Hai dieci minuti per prepararti." Annunciò.
"Che cosa? Perché? Che cosa avete combinato?" Chiesi, nervosa e vagamente terrorizzata.
Per tutta risposta, lei sorrise e scese la scala a chiocciola con i bauli fluttuanti al seguito, senza dire una parola.
Non riuscii a trattenere uno sbuffo di irritazione. Perché tutti si comportavano in modo strano e nessuno voleva dirmi niente? Dopo circa due minuti di riflessione capii che non avevo altra scelta, e mi infilai sotto la doccia, senza la minima idea di cosa aspettarmi.
Il mio pensiero andò a Remus mentre l'acqua tiepida lavava il mio corpo, e desiderai ardentemente che ci fosse anche lui con me sotto lo scroscio incessante dell'acqua. Al pensiero tremai sommessamente.
Chissà se era già arrivato al Ministero e cosa stava facendo.
Chissà se mi pensava e chissà se era triste al pensiero di non poter passare questo giorno speciale con me.
Scossi la testa.
Non dovevo lasciarmi sopraffare dalla tristezza, non oggi.
Uscii dalla doccia e indossai una maglietta azzurra e una gonnellina nera ed infilai un paio di ballerine nere.
Misi in una borsa un libro e la mia bacchetta ed uscii dalla Torre di Grifondoro con i capelli ancora umidi. Trovai Hermione che mi aspettava seduta sulle scale con un libro sulle ginocchia.
"Eccomi, sono pronta." Dissi.
"Era ora." Commentó, alzandosi e riponendo il libro nella sua borsa a perline preferita.
Le feci la linguaccia e lei scoppió a ridere.
"Forza andiamo, i ragazzi ci aspettano di sotto." Disse.
"Si può sapere dove stiamo andando?" Le chiesi, impaziente.
Lei sorrise e fece un respiro profondo, come di chi stava per comunicare la notizia più sensazionale di tutti i tempi.
"Alla Tana!"
Sorrisi, felice ed incredula "Sul serio?"
Lei annuí "In realtà è stata un'idea di Ron. Sapevamo che organizzando una festa nella Torre di Grifondoro non saresti stata a tuo agio, così abbiamo, cioè...lui ha pensato di fare qualcosa di più intimo."
Mi morsi il labbro e sorrisi. Non vedevo l'ora di riabbracciare Molly e di trascorrere del tempo alla Tana ora che i campi erano di nuovo verdi e rigogliosi e il sole splendeva sulle acqua limpide del ruscello vicino alla casa.
Harry, Ron e il signor Weasley ci aspettavano all'ingresso della scuola. Non appena Arthur mi vide mi sorrise calorosamente e mi venne incontro, abbracciandomi stretta.
"Buon compleanno Sophia!" Esclamó.
"Signor Weasley." Balbettai, felice ed incredula "Che cosa ci fa qui?"
Lui sciolse l'abbraccio ed indicó la sua macchina volante, parcheggiata nei pressi delle serre.
"Sono venuto a prendervi ovviamente." Sorrise "Coraggio, tutti in macchina. Molly è impaziente di rivedervi tutti, aspettate solamente di vedere cosa ha preparato." Disse, sfregandosi le mani soddisfatto.
Mentre volavamo con la macchina di Arthur sopra ai campi ormai pieni di margherite intorno ad Hogwarts sovrastati dal cielo azzurro e terso, mi sentii ancora una volta la ragazza più felice del mondo. Non riuscivo a trovare le parole per descrivere come mi sentissi ma volevo a tutti i costi che i miei amici sapessero quanto mi avessero resa felice. Mi dissi che avrei organizzato un discorso e che avrei ringraziato sia loro che i Weasley in seguito, al momento ero troppo emozionata.
Sapevo che mancava solo una persona affinché fosse tutto veramente perfetto, ma mi sforzai di non darci troppo peso.
Mentre la radio vecchio stile dell'auto gracchiava l'ultimo brano Sorelle Stravagarie, il signor Weasley viró improvvisamente in una curva strettissima e tutti noi fummo sbalzati contro il finestrino. Ron sbattè con forza la testa contro il vetro spesso.
"Ahia!" Si lamentó "Credo di essermi rotto la testa."
"È più probabile che si sia rotto il finestrino." Ribatté Hermione.
Harry ad io ci scambiammo un'occhiata complice. Mi morsi la lingua per non scoppiare a ridere.
"Scusate ragazzi, non avevo mai fatto questa strada prima d'ora e non sapevo dove dovessi girare." Si giustificó Arthur, alquanto imbarazzato.
Atterrammo pochi minuti dopo vicino al capannone degli attrezzi babbani dei Weasley e scendemmo tutti dalla macchina.
Molly comparve sulla porta sul retro e ci corse incontro, saltellando tra l'erba alta.
"Sophia cara, che gioia rivederti! Tanti auguri!" Gridó, coprendomi di baci e carezze.
La strinsi forte ed inspirai il suo odore dolce e familiare, e mi chiesi come sarebbe stato trovarmi tra le braccia di mia mamma il giorno del mio compleanno.
Trattenni le lacrime, non volevo farmi vedere triste in alcun modo.
"Grazie Molly, sono davvero felice di essere qui, non avrei potuto chiedere niente di meglio." Ribattei.
Lei mi sorrise maternamente, poi abbracció anche Hermione, Harry e Ron.
"Com'è andato il viaggio Arthur?" Si informò la donna.
"Molto bene Molly cara, è filato tutto liscio."
Ron si massaggió la testa, come se la avesse appena sbattuta.
"Sì, come no...-" Borbottó.
Hermione ed io sorridemmo.
Facemmo il giro della casa per entrare dalla porta principale, ma quando arrivammo nell'enorme giardino davanti alla casa vidi lo scenario più bello che avessi mai potuto desiderare.
Un grande tavolo bianco stava al centro del prato circondato da sedie del medesimo colore. Gli alberi erano adorni di ghirlande piene di fiori bianchi e di tutte le sfumature del rosa, e numerose aiuole di rose erano state fatte crescere attorno agli alberi e sulle sponde del ruscello.
"Oh mio Dio." Fu tutto quello che riuscii a dire,  con gli occhi pieni di lacrime.
Molly sorrise "Ti piace?"
Mi morsi le labbra mentre le lacrime iniziavano a rigarmi le guance. Harry mi passó un braccio attorno alla vita ed io posai la testa sulla sua spalla. Non potevo crederci.
Era tutto così bello.
"Credo che sia un sì." Disse Arthur, con un sorriso.
Io annuii con vigore e mi asciugai gli occhi "È meraviglioso, io non so cosa dire. Grazie infinite."
"Te lo meriti bambina mia." Disse Molly, commossa "Ti meriti tutto il meglio che questo mondo ha da offrire."
Sorrisi tra i singhiozzi e finalmente tutti entrammo in casa.
Mi ci volle una mezz'ora per calmarmi, dopodiché Molly ci disse che avremmo pranzato in casa e che la cena sarebbe stata in giardino.
Hermione, Ron, Harry, i coniugi Weasley ed io pranzammo tutti insieme in sala, come avevamo sempre fatto durante i nostri soggiorni alla Tana, ed il pranzo passó velocemente tra una chiacchiera e l'altra. Molly ci disse che Fred e George sarebbero arrivati qualche ora dopo, e lo stesso avrebbero fatto anche Bill e Fleur, ormai prossimi a sposarsi.
Non potei evitare di provare una dolorosa sensazione di invidia, ma cercai di non pensarci.
Il mio pensiero andò ancora una volta a lui, ma prima che potessi perdermi definitivamente nei miei pensieri, Hermione mi prese per il braccio e mi trascinó di sopra.
"Noi andiamo a prepararci!" Annunció, mentre saliva le scale.
"Di già?" Biascicó Ron, masticando un pezzo di torta di mele.
Lei lo ignoró e continuò a salire in direzione del piano di sopra, trascinandomi con sé. Entrammo nella stessa camera che avevamo occupato quando eravamo venute a Natale. Il tempo sembrava essersi fermato. Improvvisamente fui proiettata indietro, nel momento in cui Remus aveva ammesso di amarmi per la prima volta.
Era successo proprio lì dentro. Mi mancava da morire.
"Va tutto bene?" Mi chiese la mia migliore amica.
Mi morsi il labbro ed abbassai gli occhi. Sembrare un'ingrata brontolona era l'ultima cosa che volevo, ma sapevo che a Hermione non potevo mentire.
"Mi manca molto Remus."
Lei prese le mie mani con le sue.
"Lo capisco. Anche io sarei molto triste se il mio fidanzato dovesse lavorare il giorno del mio compleanno." Disse lei comprensiva.
Io annuii e le sorrisi leggermente, ma poi riflettei meglio su quello che mi aveva detto.
"Aspetta." Asserii "Tu come fai a saperlo?"
Ero certa di non averglielo detto, non ce n'era stato il tempo.
Lei sembrò pietrificarsi per qualche istante, ma si ricompose così in fretta che non esclusi l'ipotesi di essermi immaginata tutto.
"Beh, è l'unico motivo che avrebbe potuto trattenere Remus, altrimenti non si sarebbe perso il tuo compleanno per niente al mondo."
Annuii lentamente, soppesando le sue parole, non c'era motivo affinché lei mi mentisse.
Sorrisi tristemente "Sì, è così, ma non fa niente, sono così felice che posso fare questo sforzo."
Lei sorrise apertamente ed indicò il mio letto.
Io mi voltai e seguii il suo sguardo. Sulle lenzuola azzurre e pulite era posata una grande scatola bianca, chiusa con un nastro rosa.
Mi avvicinai e la sfiorai con le dita.
"È per me?" Chiesi, con il cuore che batteva forte.
"Certo che sì! Aprilo, forza." Mi incoraggió lei, troppo entusiasta per essere esterna alla faccenda.
Sciolsi il fiocco ed aprii la scatola lentamente. Quando tolsi la carta velina che copriva il vestito e le scarpe rimasi a bocca aperta. Hermione mi aiutó a tirarlo fuori e a stenderlo sul letto. Davanti a me stava uno degli abiti più belli che avessi mai visto.
Era di un color rosa antico, con la gonna di tulle talmente lunga ed ampia da ricoprire l'intero letto e adagiarsi in parte sul pavimento. Il corpetto era attillato e sorretto da un bustino stringato, lo scollo era a cuore ed era senza maniche. In un angolo della scatola stava un paio di scarpe dello stesso colore con un tacco vertiginoso, con dettagli di brillanti.
"Che meraviglia." Balbettai, con gli occhi che brillavano.
Lei sorrise "È vero, devo ammettere che ho buon gusto."
Io la guardai, incredula "Me l'hai regalato tu?"
"Io, Ron ed Harry. Io l'ho scelto, i ragazzi hanno finanziato."
Scoppiai a ridere e la abbracciai.
"Grazie Hermione, non credo che esista un abito più bello di questo, è semplicemente meraviglioso."
"Non vedo l'ora di vedere come ti sta, ho paura che sia un po' largo in vita." Commentó, corrucciata.
"Sarà bellissimo, ne sono sicura." Anche io non vedevo l'ora di indossarlo.
Passammo gran parte del pomeriggio a parlare di tutto come non succedeva da diverso tempo.
Le raccontai dei progetti che avevo per la mia vita con Remus, che avrei desiderato sposarlo così tanto che volevo farlo il più presto possibile, ma che non sapevo se lui volesse o meno. Lei mi ascoltava attentamente ma sembrava vagamente pensierosa.
Non potei fare a meno di notare che si comportava in modo decisamente strano.
Verso le 16:00, Molly bussó alla porta della nostra stanza ed entrò, dicendoci che i gemelli, Bill e Fleur sarebbero arrivati in un paio di ore, e che avremmo potuto iniziare a prepararci.
Hermione ed io allora scattammo in piedi e ci facemmo a turno la doccia. Una volta terminato, lei mi mise a sedere su una sedia ed iniziò ad asciugare i miei capelli con una strana spazzola cilidrica con minuscoli dentini di metallo.
Ormai avevo rinunciato a cercare di imparare a cosa servissero tutti gli oggetti babbani di Hermione.
"Non vedo l'ora di truccarti, e stavolta non potrai dirmi di no." Commentò soddisfatta, mentre terminava di asciugarmi il ciuffo. I capelli erano stupendi, Hermione era davvero bravissima.
Sorrisi leggermente "Mi prometti che sarà qualcosa di naturale?"
"Assolutamente no." Replicò, quasi offesa.
Scoppiai a ridere e scossi la testa.
Per una volta avrei anche potuto lasciarla sfogare la sua creatività su di me, anche se non avevo nessuno da impressionare.
Non avevo mai indossato un make-up particolarmente elaborato e coprente, principalmente perché non avevo il tempo e perché non ero in grado.
La mia amica arricció pazientemente ogni ciocca di capelli e infine ci spruzzó sopra una strana sostanza dall'odore molto penetrante.
Arricciai il naso.
"Si chiama lacca, i babbani la usano per fissare la piega, l'odore non si sentirà, sta tranquilla." Ridacchió.
Non saprei dire quanto tempo Hermione impiegò a truccarmi, ma quando finalmente annunciò che aveva terminato, il sole stava lentamente calando dietro alle montagne e la brezza calda del pomeriggio si era vagamente rinfrescata.
"Sei stupenda." Sorrise raggiante.
Sorrisi "Ho paura."
Lei per tutta risposta mi fece la linguaccia "Quando ti vedrai mi ringrazierai."
E detto questo, girò la sedia in modo che potessi guardarmi allo specchio.
Impiegai effettivamente una decina di secondi per capire che la donna riflessa nello specchio ero davvero io. Senza dubbio mi assomigliava, ma era infinitamente più bella, elegante e raffinata.
Gli occhi erano truccati con ombretti scintillanti che riprendevano le sfumature rosa del vestito e due linee di eyeliner identiche ed estremamente precise mi incorniciavano lo sguardo. Capii che Hermione non aveva usato del fondotinta e gliene fui immensamente grata, ma un blush perlato e dell'illuminante dorato mi illuminavano gli zigomi, sottolineando le ombre del mio viso. Il rossetto era di un color rosa antico tendente al marrone dorato e trovai che si abbinava perfettamente con i colori dell'ombretto. In quel momento capii definitivamente che ero davvero diventata una donna a tutti gli effetti. Lei si posizionó dietro di me, mi mise le mani sulle spalle e posò il mento sulla mia testa.
"Sono fiera di te." Mi disse e sorrise lievemente "Sei bellissima."
Io mi alzai in piedi e la abbracciai stretta "Grazie." Mormorai "Per tutto. Tu sei come una sorella per me."
Lei ricambió l'abbraccio, ma quando si staccó, vidi che stava piangendo. Sapevo quanto quel gesto significasse perché lei non piangeva mai.
"Ehi, Hermione non piangere." La supplicai, perché sapevo che altrimenti non sarei riuscita a trattenermi "Noi non ci perderemo mai, nessuno potrà mai dividerci."
Lei prese le sue mani tra le mie, e sorrise tra le lacrime.
"Anche se noi prenderemo strade diverse Sophia, io ci sarò sempre per te, ricordatelo."
Strade diverse? A che cosa si riferiva?
Avrei voluto chiederglielo, ma vidi che era alquanto sconvolta, per cui decisi di non infierire.
"Vale lo stesso per me, lo sai." Le dissi. Lei sorrise, poi si riscosse e si asciugó in fretta le lacrime.
"Forza, infilati questo vestito, voglio vedere come ti sta."
Io mi avvicinai al letto, lo prelevai delicatamente dalla scatola e infilai le gambe nell'enorme gonna di tulle. Hermione mi aiutó ad allacciare il corpetto ed infine legò i lacci in un fiocco alla base della schiena.
Non resistevo più.
Mi guardai allo specchio e mi sentii la ragazza più bella del mondo, non avevo paura di nessuno, avevo tutto quello che avessi mai potuto desiderare a anche di più di quanto probabilmente mi meritassi.
Mi sedetti sul letto ed aspettai pazientemente che anche Hermione avesse finito di prepararsi, e quanto si infiló un lungo vestito a sirena di raso verde, la vidi bellissima.
Ron avrebbe impiegato del tempo per riprendersi, questo era certo.
"Non vorrai rubarmi tutta la scena!" Ridacchiai, mentre entrambe ci infilavamo i tacchi.
"Farò del mio meglio." E mi fece l'occhiolino.
Dopo che finalmente fummo pronte, scendemmo finalmente al piano di sotto.

The Dark Side Of The Moon|| Remus Lupin (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora