Capitolo 15: Vizioso

78 6 0
                                    


Kevin

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Kevin

Raccolgo la mia attrezzatura da pesca in fretta e mi allontano dalla sponda del ruscello dove sono solito spendere qualche serata, da solo con i miei fantasmi. Il cielo è cupo e le nuvole pesanti di pioggia, la quale ha già cominciato a scendere fine. Decido di tagliare attraverso il villaggio di case mobili, piuttosto che ripercorrerne tutto il perimetro e allungare inutilmente la strada. Lo faccio per evitare di beccare il temporale che si avvicina, mi dico, anche se in realtà un interesse nuovo mi spinge a verificare se Romi si trovi nei paraggi.

Non so perché, ma quella ragazza alimenta sempre di più la mia curiosità. C'è qualcosa di oscuro in lei, che esercita un innegabile fascino su uno come me, attratto dai guai come una calamita. So che ciò che le ho lasciato davanti alla porta quella notte le ha fatto piacere, quindi non capisco che bisogno ci sia di fare tanto la sostenuta. Dovrebbe rilassarsi un po', perché così rischia di risultare antipatica e qualcosa mi suggerisce che invece potrebbe essere la persona più interessante che io abbia incontrato da tempo.

Mi trovo all'incirca a metà della via principale che attraversa il villaggio, quando la vedo. Romi è in piedi sotto la piccola veranda antistante la sua abitazione. Ha i capelli bagnati dalla pioggia fine che deve aver sorpreso anche lei; indossa ciò che le ho sempre visto: un paio di jeans larghi, chiari e un po' logori e una tshirt bianca, grande per lei. Inconsapevolmente mi sorprendo a pensare che il bianco sia proprio il suo colore: si intona alla sua carnagione chiara, agli occhi azzurri e a quell'animo che percepisco come innocente.

Sta parlando con quello sfigato di Morris. Com'è che, in un modo o nell'altro, sembro ritrovarmelo sempre tra i piedi?! Come se fosse nato per intralciare la mia vita e mandarla sottosopra!

A questo punto mi avvicino a loro pienamente convinto, giusto per farlo incazzare. Infatti, quando Dylan mi vede, si irrigidisce e fissa lo sguardo nel mio. Romi si volta e si accorge della mia presenza con un'espressione scocciata, mentre io salgo i gradini del portico e li raggiungo. "Che ci fai qui?" Dylan mi affronta a muso duro, ma non mi lascia il tempo di rispondere. "Ti sta dando fastidio?" chiede immediatamente a Romi, come se fosse il suo dannato custode. Lei alza gli occhi al cielo e apre la porta di casa sua. "Non ho niente a che fare con lui!" dice a Dylan. "Se avete qualche problema, sbrigatevela tra di voi!" ci liquida con un tono deciso che mi sorprende ed entra in casa.

"Quante volte te lo devo dire che qui non sei benaccetto O'Connor?" sibila Dylan avvicinandosi minaccioso, ma io non mi scompongo. "Ne sei sicuro? Chiedilo a lei" lo provoco, accennando con il capo verso la porta. "Credimi, è Romi che mi cerca e io non faccio altro che godermi la sua compagnia quando lei lo desidera" gli lascio intendere la cosa sbagliata sapendo di aver colpito nel segno. Infatti vedo Dylan serrare la mascella e inspirare profondamente: "Se osi anche solo farle del male o trascinarla nel tuo vortice vizioso io..." "Tu cosa?" lo sfido. "Insomma, non puoi mica biasimarmi Morris. Romi è una figa da panico, in tutti i sensi. Ma del resto che ne puoi sapere tu, nonostante lo vorresti" alludo, con un tono d'intesa pieno di menzogna, perché non so nemmeno io quello di cui sto parlando. A volte subisco questo impulso che mi spinge oltre i limiti, facendo emergere tutta la rabbia inspiegata che provo dentro di me e che non so su chi scaricare. Non faccio in tempo a finire la frase che Dylan mi afferra per la felpa e mi strattona. Mi fissa con un'aggressività che non gli avevo mai visto in quegli occhi azzurri da bravo ragazzo: "Senti: non so quali siano le tue intenzioni, ma mi fido di Romi. È una ragazza meravigliosa e non provare nemmeno a pensare di rovinarla. È meglio per te: trattala bene, se lo merita."

In quel momento gli squilla il telefono. Passa qualche secondo prima che Dylan lo estragga dalla tasca posteriore dei jeans e controlli lo schermo. Alza gli occhi al cielo prima di rispondere "Che c'è?!" con tono scocciato. "Tiffany, sì dimmi... I tuoi non sono in casa? Ok, tu cerca una torcia e aspettami. Riattiverò io il generatore. Sto arrivando". Riattacca e senza dire nulla mi passa accanto, fulminandomi un'ultima volta con lo sguardo.

LA VITA E' COME TE LA FAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora