Capitolo 21: Arti magiche

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Kevin

"Io non capisco perché tu sia qui O'Connor!" Alzo gli occhi al cielo di fronte all'ennesimo rimprovero di Crawford. A quest'uomo sembra non andare mai bene nulla, infatti prosegue con tono irritato: "Quando devi lavorare ti presenti con mezz'ora di ritardo e quando invece non c'è bisogno di te sei sempre tra i coglioni!" Mi lascio sfuggire un mezzo sorriso di fronte alla delicatezza che contraddistingue il mio capocantiere e ignoro completamente ciò che mi ha detto, ribattendo: "Signor Crawford, lei ha bisogno di me. Questo è un lavoretto che i suoi uomini non possono svolgere a suon di martellate come sono soliti fare. Non si tratta di una semplice riedificazione, ma di un restauro. È necessaria una certa precisione e una specifica conoscenza del materiale, che gli operai non hanno" insisto. "E chi possiederebbe queste conoscenze, fammi capire: tu forse?!" mi affronta con una certa sfiducia. Mi limito ad allargare le braccia e alzare le spalle: "Ha visto come lavoro e lei per primo in alcune occasioni si è lamentato della mia eccessiva dedizione, scambiandola con una scusa per perdere tempo. Be' ora mi dia la possibilità di recuperare il lavoro, che a suo parere non svolgo, occupandomi di questo progetto" lo sfido con sguardo fiero. Crawford appare ora esitante. Sa che ho ragione, ma non vuole ammetterlo.

Mi avvicino alla casetta in legno bianco che sorge sulla sponda del fiume, il quale scorre esiguo in prossimità del villaggio di case mobili. Conosco questo posto, sicuramente meglio di tutti quegli idioti degli altri operai. Devo essere io a prendermi cura del suo restauro – penso tra me, con una ostinatezza la cui provenienza mi è estranea.

Vengo distolto dai miei pensieri dal suono di alcuni passi sull'erba vicina. Sapevo che l'avrei incontrata! Romi si stava dirigendo a passi svelti verso il suo rifugio, quando si è accorta di tutti gli estranei che occupano questo posto. Nel pomeriggio è già stato montato un gazebo sotto il quale gli esperti discutono come procedere, mentre alcuni manovali, con l'architetto e il geometra, si occupano delle misurazioni. Come prevedevo, Romi è sconvolta nel vedere così tanta gente nel posto solitario che fino a poco fa riteneva sicuro e infatti si guarda intorno sconcertata e fa per allontanarsi subito. È incredibile come appaia fragile, al pari di una foglia scossa dal vento. Eppure è chiaro che dentro nasconde tanta grinta; come può non tirarla fuori? Non sarò di certo l'unico ad averlo notato! O forse sì?

"Signorina, non può stare qui. Non ha visto il nastro che delimita l'area e l'indicazione di lavori in corso?" la ammonisce l'architetto.

"Andiamo, è già tardo pomeriggio ormai. Cominceremo i lavori domani!" avvisa Crawford, ma quando vede che non raggiungo gli altri operai e che non ho intenzione di muovermi, scuote il capo arrendendosi: "O'Connor fai come ti pare, ma domani ti voglio puntuale! Sono curioso di vedere le grandi arti magiche di cui ti sei vantato!" mi prende in giro.

 Cominceremo i lavori domani!" avvisa Crawford, ma quando vede che non raggiungo gli altri operai e che non ho intenzione di muovermi, scuote il capo arrendendosi: "O'Connor fai come ti pare, ma domani ti voglio puntuale! Sono curioso di vedere le...

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Mentre tutti si allontanano, Romi si volta verso di me, non essendosi precedentemente accorta della mia presenza. Le rivolgo il mio solito ghigno e mi avvicino, mentre lei stringe le braccia intorno ai fianchi. "Ma che succede?" mi chiede con la solita voce flebile, senza incrociare i miei occhi. "Il Consiglio Governativo ha indicato la casetta sul fiume come patrimonio culturale della contea. A quanto pare si tratta di una costruzione che fungeva da torretta di avvistamento durante la Guerra di Secessione. Per questo necessita di un restauro, considerato il suo stato consumato, e il progetto è stato affidato all'impresa per cui lavoro. Non sarebbe propriamente di sua competenza, ma al momento è l'unica ditta pronta e abbastanza vicina sul territorio" le spiego, provando una certa soddisfazione nell'avere una buona scusa per poterle rompere le scatole nei prossimi tempi.

Fatico ad ammetterlo a me stesso, ma è anche per questo che ho insistito per avere il lavoro, oltre che per il fatto che si tratterebbe di qualcosa di bello e interessante per me, di diverso rispetto alle solite noiose demolizioni e costruzioni.

Romi non sembra per nulla tranquilla. È incredibile come questo imprevisto la destabilizzi. "Ehi, mica dovrai traslocare! Non faremo nemmeno troppo casino" le prometto per rassicurarla. Lei annuisce, ma è ancora incupita.

Si avvicina all'asse di legno posto su due cavalletti che funge da tavolo sotto il gazebo. Sopra di esso sono appoggiati alcuni prospetti. È troppo tardi quando mi rendo conto che tra di essi c'è anche il disegno che ho fatto io per mostrare a Crawford i singoli dettagli della casetta che, a mio parere, necessitano di maggiore cura. Romi infatti se ne accorge subito e mi impedisce di sottrarlo alla sua vista. "Questo lo hai fatto tu?" mi domanda, rianimandosi improvvisamente. Sono un po' stupito che l'abbia capito con una semplice occhiata. Così Romi chiarisce: "Ho riconosciuto il tratto." Osserva con attenzione il disegno a matita, che riporta anche alcune angolature ingrandite e riprodotte disordinatamente in prossimità dei bordi dell'ampio foglio.

"E questo?" Romi estrae da una cartelletta rossa, la mia, un foglio più piccolo. Ma perché non tiene le mani a posto?! Sentendomi improvvisamente a disagio, faccio per sfilarglielo dalle mani, ma lei si sottrae e lo guarda attentamente. "E' bellissimo!" decreta, osservando la riproduzione ad acquerello della stessa casetta bianca al tramonto, proprio come appare ora o come appariva la sera in cui mi trovavo qui a pescare e ho incontrato per la prima volta Romi. Dopo alcuni istanti Romi alza il capo e mi fissa sbalordita, con un'emozione nuova negli occhi. Ormai sapevo lo avrebbe notato. Mi arrendo e la guardo divertito, stregato da quell'affascinate e leggero strabismo di Venere che caratterizza il suo sguardo. Fingo un'occhiata di rimprovero: "Non essere presuntuosa" le ripeto con un sussurro roco, come quella sera al pub, quando cercavo di negarle il mio interesse nei suoi confronti. Adesso però non posso più negare proprio nulla, perché la figura minuta, tratteggiata con poche pennellate, rannicchiata al centro della casetta è proprio lei, dotata di due ali di farfalla azzurre come i suoi occhi. "E' per te. Tienilo e conservalo. Nei prossimi tempi, durante il restauro, spero che il disegno possa essere un surrogato di questo luogo e infonderti la sicurezza che cerchi" le sussurro avvicinandomi a lei e, per la prima volta, Romi non si allontana.

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