Capitolo 33: Miopia

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Romi

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Romi

"Kevin per favore apri, sono io!" picchio per l'ennesima volta il pugno chiuso contro il portellone del garage dove Kevin vive, ma non ricevo risposta. Frustrata mi passo una mano tra i capelli.

Ho bisogno di parlargli, di conoscere ciò che è accaduto nella sua vita prima di me. Ormai lo so, ma voglio che sia lui a dirmelo e voglio ascoltarlo, accogliere quanto deciderà di rivelarmi. Non voglio che il passato possa separarci. Questa mattina a scuola non riuscivo a pensare ad altro, così dopo pranzo sono venuta subito qui, sperando di non rimbalzare sulla corazza di indifferenza con cui Kevin si riveste quando si sente minacciato.

"Lui non c'è" mi informa una voce roca alle mie spalle. Mi volto di scatto, presa alla sprovvista, e vedo Stephania avvicinarsi a me. Non l'avevo neppure vista, era seduta su un masso sotto un albero poco distante. Infilo le mani nelle tasche della giacca imbottita che indosso e alzo le spalle, per proteggermi dal freddo ormai invernale o forse per nascondermi.

"Sai dirmi dove è o quando torna?" chiedo a questa ragazza che mi mette tanto in soggezione. Lei tuttavia si avvicina con calma e mi rivolge un'espressione rilassata, non minacciosa. Scuote il capo: "Evidentemente sei nuova da queste parti oppure non conosci proprio O'Connor" commenta e temo che quell'ultima frase sia la tagliente verità. Stephania si stringe nel suo giubbino di pelle nera e prosegue: "Si trova al cimitero qui vicino. Si sta avvicinando l'anniversario dell'incidente."

Ecco un'altra persona che accenna a ciò di cui io ero totalmente all'oscuro. La mia frustrazione cresce. Ero così sicura di essere l'unica ad avere accesso all'animo di Kevin, ad un lato di lui che nessun altro conosceva! E forse era vero. Tuttavia la maggior parte di lui mi è rimasta ignota; evidentemente sono ancora un'estranea, una spettatrice esterna.

Stephania deve leggere la confusione nella mia espressione: "Non sai proprio nulla, non è così?" scuote la testa. "Un anno fa Kevin era in macchina con la sua famiglia: i genitori e la sorellina di sei anni. Era sera e la macchina è uscita di strada, non si sa come, non c'era nessun altro sulla carreggiata. Kevin è rimasto ferito e la sua sorellina era grave. È morta nel tragitto verso l'ospedale" la voce roca di Stephania sembra graffiarmi l'interno del petto, il cuore, fino alle profondità dell'animo.

Non potevo neppure immaginarlo. Le mie labbra secche e spalancate vengono inumidite da lacrime calde che inconsapevolmente mi stanno rigando le guance, mentre ripenso alle cicatrici che ho scorto sul fianco di Kevin.

Stephania abbassa lo sguardo e si avvicina ulteriormente a me. "O'Connor non ha voluto tenerti allo scuro. In realtà non ne ha mai fatto parola con nessuno. La sua famiglia ha sempre preferito tenere la massima riservatezza e anche i funerali sono stati privati. Io lo so perché sono cresciuta proprio in questa cittadina, ma tutte le persone che O'Connor frequenta vengono da fuori. Tu sei la prima che non ha allontanato. Con me invece ci ha provato molte volte, ma io non mi sono arresa, anche se non ha funzionato" Stephania alza le spalle e tira su con il naso, ma non a causa del freddo.

Finalmente capisco qualcosa anche io. A questa ragazza, con il trucco sbavato e gli abiti stracciati, Kevin piace seriamente e il fatto che lui non la ricambi la ferisce più di quanto voglia far vedere. Eppure non sembra ostile nei miei confronti e inspiegabilmente anche io non mi sento più così in soggezione, anzi le sono grata per avermi finalmente aiutata a capire qualcuno a cui credevo di tenere e che ora, con uno stupore che mi mozza il fiato, credo invece di amare.

Finalmente mi sembra di vedere Kevin nella sua completezza. Ero affetta da una miopia che mi impediva di cogliere ciò che nascondeva in profondità. Ho avuto modo di percepire la sua dolcezza e delicatezza, ma c'era ben altro dietro. Un motivo profondo che ora riesco a cogliere e il cui bruciore non deve essere neppure paragonabile al dolore che Kevin si porta dentro.

E' incredibile. Vivo in questa cittadina da due anni, ma sembra davvero che io non abbia mai superato i confini del villaggio di case mobili. Qui fuori si nascondevano persone, storie, drammi che ho sempre ignorato, preferendo rifugiarmi nella mia paura egoistica. Adesso però sono qui fuori anche io, mi sembra di compiere i miei primi passi e questo è stato possibile grazie a Kevin. Non ho intenzione di tornare nella mia tana oscura, ma voglio raggiungerlo, per ricambiare la vicinanza che lui mi ha fatto sperimentare, quella dell''animo.

Rivolgo uno sguardo grato a Stephania, la quale sembra capire, e, sempre con le mani in tasca, mi incammino a bordo della strada verso il cimitero, sotto una pioggia fine che si confonde con le mie lacrime. 

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