Capitolo 32: Consapevolezza

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Romi

"Grazie di tutto ragazze" dico con voce sommessa, tenendo lo sguardo basso e i libri stretti al petto. "E' stato bello fare merenda insieme! Noi adesso andiamo a fare un po' di shopping in centro, vuoi unirti a noi Romi?" mi chiede gentile Ilaria, ma io scuoto la testa e la ringrazio nuovamente per l'invito. Poi saluto lei e le sue amiche prima che escano dal bar della Southern High.

Questo pomeriggio, dopo le lezioni, mi hanno proposto di mangiare qualcosa insieme; inizialmente non ne ero molto convinta, temendo di trovami in difficoltà ad interagire con gli altri come mio solito, ma Ilaria mi piace molto, è simpatica e lo sono anche le sue amiche. Così ho accettato e abbiamo fatto merenda tutte insieme; mi sono trovata bene e sono felice di poter continuare a frequentare queste ragazze che ho conosciuto meglio dopo aver lavorato insieme al restauro della casetta sul fiume.

Adesso però voglio cercare Dylan. Questa settimana ci siamo a mala pena incontrati e oggi si è offerto di riaccompagnarmi a casa con il suo pickup. Spero riusciremo a trascorrere un po' di tempo insieme e a parlare come non facciamo da tanto, perché sento il bisogno di raccontargli alcune cose importanti.

Come immaginavo lo trovo in prossimità del campo sportivo retrostante la scuola. È seduto sugli spalti in ferro arrugginito che si affacciano sulla pista da corsa, oltre la quale si estende il campo da gioco. Tiene i gomiti appoggiati sulle ginocchia e fissa un punto indefinito davanti a sé, assorto nei propri pensieri.

"Ormai questo è il passato! Immagino che adesso, abituato allo stadio degli Hunters, questo campetto, dove hai passato notte e giorno durante gli anni delle superiori, ti starà stretto!" scherzo, sedendomi accanto a lui su un gradino degli spalti e dandogli una leggera spinta sul ginocchio.

In questi ultimi giorni mi sento davvero serena, felice, di buonumore ed è incredibile come sembri risultarmi più semplice anche essere spontanea con gli altri. La ragione di questa spensieratezza si affaccia nella mia mente e inconsapevolmente mi dipinge un sorriso sulle labbra.

Tuttavia noto che Dylan forza un sorriso stanco, scuote la testa e tiene il capo chino. "Ehi che c'è? Qualcosa non va? Ci sono problemi con la squadra?" gli chiedo rabbuiandomi. Vedere il mio migliore amico così spento mi stringe il cuore. "No, gli allenamenti proseguono bene. Stavo solo pensando che mi mancherà questo posto. È strano dirlo, ma alla fine su questo campo ho collezionato tanti ricordi" risponde con un sospiro, osservando il campo della Southern High su cui si è allenato e dove ha giocato tutte le partite di football durante questi anni, quelle che gli hanno permesso di diventare capitano e quarterback, che gli hanno fruttato la stima dei compagni e il rispetto degli allenatori, nonché l'ingaggio a Dallas per l'anno prossimo.

I suoi occhi azzurri sono velati da una nostalgia che per me ha un fascino poetico su di lui. Eppure mi sembra ci sia altro. Resto in silenzio, sapendo che tra me e Dylan funziona così: io e lui ci aspettiamo a vicenda e ci connettiamo l'uno con l'altra nell'istante perfetto per entrambi.

Dopo qualche minuto infatti Dylan sbuffa e appoggia i gomiti sul gradino retrostante: "Io e Tiffany... Che ne so! Potrei dire che abbiamo preso un po' le distante l'una dall'altro" mi confessa. Sgrano gli occhi spiazzata da questa notizia e spalanco la bocca, cercando qualcosa da dire: "Cioè? Vi siete lasciati?" gli domando, accorgendomi quanto io sia impacciata nel trovare le parole giuste. "No" replica subito Dylan, quasi spaventato all'idea, poi fa un respiro profondo e mi spiega: "Non so neppure io come stiano effettivamente le cose tra di noi, ma mi sembra che abbiamo entrambi bisogno di conoscerci di nuovo, innamorarci di nuovo. Prima era come se dessimo tutto per scontato; io la davo per scontato e mi sono accorto troppo tardi che questo la feriva" racconta sconsolato e conclude dicendo: "Sai, credo che Tiffany abbia bisogno di capire quanto lei significhi per me, perché finora non gliel'ho mai mostrato davvero. Per questo abbiamo deciso di ricominciare: negli ultimi giorni non ci siamo visti spesso e forse ne avevamo bisogno entrambi, perché in questo modo ho capito che senza di lei non posso stare, non ce la faccio. E spero che lei senta le stesse cose. Torneremo ad uscire insieme ogni tanto, solo io e lei, e a fare cose che prima non abbiamo mai fatto, invece di vederci solamente a scuola o a casa. Non voglio arrendermi e rinunciare a lei" afferma categorico.

Capisco che Dylan aveva bisogno di sfogarsi e sono felice di poterlo ascoltare. Non ho neppure la minima idea di come funzioni una relazione, non l'ho mai vissuta in prima persona e ora mi trovo un po' in difficoltà a capire fino in fondo quello che Dylan cerca di dirmi. Tuttavia conosco il mio migliore amico e, pur non avendo esperienza, sono un essere umano anche io:  anche io provo dei sentimenti e so cosa vuol dire avere bisogno di qualcuno.

"Dylan io so una cosa: Tiffany ti adora, stravede per te, ama ogni cosa di te e so che anche tu provi lo stesso. Sicuramente siete diversi e dimostrate ciò che provate in modo diverso, ma insieme vi completate e il fatto che nessuno dei due voglia rinunciare all'altro lo dimostra. Capisco che tu possa starci male ora, ma non la lasciare andare: lotta per lei e non arrenderti. Con questa determinazione, la tua determinazione, quella che ti caratterizza, hai già vinto" gli dico a voce bassa con tono fermo e mi stupisco delle mie parole. O meglio del sapore che mi lasciano.

So di aver detto quello che penso e di aver dato al mio migliore amico il consiglio giusto, eppure avverto un rimpianto dentro di me: ormai è chiaro che non siamo più io e lui, sempre inseparabili, in perfetta sintonia l'una con l'altro. Ed è giusto così. Lo sapevo da tempo, ora è arrivato il momento di ammetterlo: se Dylan vuole stare davvero vicino a Tiffany dovrà allontanarsi, almeno di un poco, da me. E questo mi fa paura, ma so che forse non resterò sola come temo ed è questo ciò che sento il bisogno di confessare al mio migliore amico.

Vedo Dylan rivolgermi lo stesso sguardo, pieno di un consapevole rimpianto. Ancora una volta non ci diciamo nulla, ma sappiamo entrambi ogni cosa. Lui annuisce lentamente e io faccio lo stesso senza distogliere gli occhi dai suoi.

Restiamo seduti in silenzio l'una accanto all'altro per un tempo indeterminato, poi prendo coraggio, faccio un respiro profondo e gli dico ciò per cui ero venuta: "Dylan io... Negli ultimi tempi ho conosciuto meglio Kevin O'Connor" gli rivelo. Lo vedo fissarmi sorpreso e così aggiungo subito: "So quello che mi avevi detto a suo riguardo e mi ricordo le tue raccomandazioni. Non avevo intenzione di entrare in confidenza con lui e non so neppure dirti se siamo amici o altro, ma credimi ha saputo meravigliarmi ed è stato bellissimo!" gli rivelo in un sussurro, distogliendo lo sguardo e arrossendo piacevolmente a causa di certi ricordi.

Dylan non risponde subito, ma poi mi stupisce: "Va bene" afferma con tono pacato e un'espressione tranquilla, rassegnata forse. "Non devi chiedermi il permesso per nulla Romi e non voglio che tu ne senta la necessità. Però sono felice che tu me lo abbia raccontato. Io e O'Connor non siamo mai andati molto d'accordo, ma è un problema nostro. Probabilmente non è la persona migliore del mondo, ma mi fido di te. Tieni gli occhi aperti e ricordati che sei più forte di quanto credi: ti ho vista cavartela sempre da sola e so che puoi affrontare ogni cosa. Non hai bisogno di nessuno che ti protegga, anche se a volte mi piace pensarlo" abbassa lo sguardo imbarazzato e io faccio lo stesso, mordendomi il labbro e realizzando che in effetti anche a me è sempre piaciuto sentirmi protetta da Dylan.

"Mi sono accorto che con te O'Connor si comporta in maniera diversa, nuova. Ci tiene e credo sappia prendersi cura di qualcun altro. Forse dopotutto si merita una seconda opportunità dopo l'incidente" sembra che Dylan parli tra sé sovrappensiero, così lo fisso sbalordita e d'istinto gli domando: "Che incidente?" Lui fa un respiro profondo e sembra arrendersi: "Non spetta a me parlarne, ma l'anno scorso la sua famiglia è stata coinvolta in un brutto incidete, in seguito al quale è andata praticamente in frantumi. I genitori di O'Connor si sono separati e lui se ne è andato di casa. Ricordo quanto sia stata dura per il coach O'Connor, gli sono stato vicino e, so che è fuori luogo dirlo, mi sembra di aver vissuto tutto sulla mia pelle" mi rivela.

Resto sconvolta da come una situazione che credevo di conoscere, in cui mi cullavo serena, si sia capovolta da un momento all'altro. Del resto era abbastanza ovvio: non sono l'unica ad avere un passato, ce lo abbiamo tutti, anche Kevin. Qualcosa che ci siamo lasciati alla spalle o da cui forse siamo scappati.

Tuttavia non posso fare a meno di chiedermi se questo passato potrà cambiare la natura presente del Kevin a cui mi sento così vicina.

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