Capitolo 40: Ira

57 5 0
                                    


Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Kevin

"Ehi O'Connor! Hai visite!" Vincent si rivolge a me ammiccando. Quando mi volto, innervosito nel venire disturbato, credo che le ginocchia potrebbero cedermi.

Ma perché è qui?! E perchè proprio adesso? Romi si aggira timorosa tra i cartoni e l'immondizia che infesta il vicolo retrostante il mio garage. Tiene le braccia strette in vita e cerca di stare lontana dai ragazzi con cui mi trovo qui stasera. Vincent prova ad avvicinarla: "Secondo me dovremmo usare lei come modella! Magari potremmo ritrarla senza vestiti."

"E secondo me tu dovresti chiudere la bocca, dal momento che sai a mala pena tenere in mano la bomboletta spray" Stephania interviene in difesa di Romi e allontana quel coglione di Vin. A questo punto decido di risolvere la situazione, mi tolgo la mascherina che indosso e affronto Vincent: "Quando vorrò una tua opinione Vin stai pur certo che sarai il primo a saperlo, ma per adesso ne ho abbastanza di voi idioti, quindi levate le tende!" mi rivolgo ai pochi altri ragazzi che avevano deciso di farmi compagnia nell' imbrattare questo muro sporco con alcuni graffiti. "Vattene anche tu Stephania" le dico, ma lei non sembra volersi muovere e resta accanto a Romi. Da quando in qua si diverte a fare la buona amica?!

"Anche tu dovresti andare via. Questo non è un posto per te" sussurro alla ragazzina sperduta che stasera ha avuto il coraggio di venirmi a cercare qui, nel posto più sporco per un animo puro come il suo. "Certo che passare dal Rinascimento a questo, ce ne vuole!" Romi mi sorprende accennando scettica ai disegni fatti sul muro con le bombolette spray. "Ce l'hai almeno il permesso per sporcare questa parete?" si informa, incrociando le braccia sul petto e rivolgendomi uno sguardo di sfida. Ora che gli altri ragazzi se ne sono andati appare più sicura di sé. "Non sprecare tempo con me, Romi. Va via! Di sicuro questo muro marcio non è sprecato per un po' di street art!" ribatto, senza guardarla negli occhi. "Già, l'unico che si spreca qui sei tu!" sputa con risentimento, colpendomi più di quanto io lasci ad intendere e se ne va girando l'angolo.

"Direi che è la prima che non si arrende con te. Perché dovresti farlo tu?" mi provoca Stephania, con uno sguardo d'intesa, per poi andarsene anche lei.

Stanco, apro il portellone del mio garage e accendo la luce fioca

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Stanco, apro il portellone del mio garage e accendo la luce fioca. Ho bisogno di una doccia. Passo accanto al sacco da boxe, appeso al soffitto in fondo al deposito, e gli tiro un pugno senza metterci troppo impegno, ma poi mi fermo. Ne tiro subito un altro e poi un altro ancora. Mi posiziono di fronte ad esso e inizio a colpirlo, sperimentando una scarica di adrenalina e una sensazione liberatoria che non vivevo da tempo.

Colpisco le mie paure e quelle di Romi, tutto ciò che continua a tenerci distanti e al tempo stesso indissolubilmente legati l'una all'altro. Colpisco me stesso per essermi arreso dopo la morte di Lottie. Colpisco la vita per essere così dura con coloro che non se lo meritano. Colpisco lo strazio che sembra non volermi lasciare andare da un anno a questa parte e che si fa sempre più intenso.

Non so per quando tempo continuo a picchiare furioso i pugni contro il sacco; sembro non accorgermi di quanto succede intono a me, non mi interessa più nulla, ma ad un certo punto un rumore fine mi risveglia da questa trance, facendomi fermare all'improvviso e voltare di scatto.

"Immagino sia questa la vera definizione dell'ira di Achille: l'unica cosa che gli permetteva di andare avanti e che però alla fine lo ha distrutto; come una droga dalla quale si è dipendenti" Romi cammina cauta verso di me, con le mani affondate nelle tasche del suo cappotto. Non mi ero accorto fosse qui. Lei deve leggere il disorientamento sul mio volto, così mi informa con voce calma: "Stephania mi ha suggerito di aspettarti."

Io scuoto il capo, convincendomi di essere vittima di una congiura. Romi si siede su una cassa di legno accostata alla parete. Mette le mani sotto le cosce e fa dondolare i piedi. "Ti devo delle spiegazioni. E delle scuse" annuncia.

Io, ancora con il fiatone per i pugni tirati, mi avvicino a lei restando in silenzio. Poi mi appoggio alla cassa, posizionandomi di fronte a Romi e mettendo le mani ai lati dei suoi fianchi. "Mi dispiace se prima nel vicolo sono stato così brusco. Di solito i graffiti mi svuotano la testa, perché non devi seguire regole e limiti come su una tela. Questo pomeriggio, giù alle case popolari, ero parecchio sconvolto. Mi hai ferito Romi" le confesso. Lei tiene il capo basso e annuisce: "Lo so, hai ragione e sono io a dispiacermi da morire per averti fatto stare così male, perchè non te lo meriti. Per questo adesso voglio spiegarti ogni cosa e spero che tu mi permetterai di farlo, perché giuro che non voglio rinunciare a quello che c'è tra di noi né al modo in cui tu mi fai sentire" mi rivela, mettendomi una mano sul braccio.

Dopo un attimo di esitazione, faccio un respiro profondo e acconsento, pronto a conoscere finalmente fino in fondo questa meravigliosa creatura di cui mi sono innamorato. 

LA VITA E' COME TE LA FAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora