Capitolo 3: Il migliore

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Romi

"Per caso ti ho già detto che sei il migliore?" Esclamo allegra, mentre salgo a bordo del pickup rosso e ormai scassato di Dylan, ringraziandolo per il passaggio che mi offre ogni giorno. "Non ricordo, temo che sarai costretta a ripetermelo una volta di più Romi!" risponde lui scherzando, con quel suo sorriso a cui ancora non riesco ad essere indifferente.

"Ti senti meglio? Ieri mi sei mancata a scuola, ma non ho voluto disturbarti venendoti a trovare, sapendo che preferisci restare sola" mi chiede con tatto e premura, riferendosi alla mia assenza del giorno precedente. Annuisco convinta, sperando che non mi chieda ulteriori spiegazioni, che non sarei comunque in grado di fornirgli. Ma del resto Dylan mi piace proprio per questo, perché è discreto.

"Non porti il trucco oggi" constata con sguardo gentile, indugiando nell'osservarmi. Con un lieve imbarazzo abbasso il volto, che immagino si sia dipinto di un leggero rossore, e scuoto la testa confermando il suo sospetto, chiedendomi perché abbia notato un dettaglio così insignificante. "Mi piaci così" prosegue lui, quasi soddisfatto e si volta guardando fuori dal parabrezza, mentre io mi interrogo su cosa possa trovare di carino nel mio viso pieno di imperfezioni.  

Dylan mette in moto e ci dirigiamo lungo il largo viale sterrato, che conduce all'esterno del piccolo villaggio di case mobili e caravan dove entrambi viviamo. Il sole mattutino mi costringe a socchiudere gli occhi mentre stringo lo zaino contenente i libri che ho appoggiato sulle gambe. Come al solito non ho nulla da dire, ma con Dylan è diverso, con lui mi piace questo silenzio, il quale non è imbarazzato, ma allusivo, per entrambi. Con Dylan so di potermi esporre senza correre alcun rischio, con lui in questi anni ho avuto modo di scoprire degli aspetti di me che non conoscevo e di certo non mi annoio mai, anche se si tratta di stare in macchina insieme in silenzio.

 Con Dylan so di potermi esporre senza correre alcun rischio, con lui in questi anni ho avuto modo di scoprire degli aspetti di me che non conoscevo e di certo non mi annoio mai, anche se si tratta di stare in macchina insieme in silenzio

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Lo guardo, senza provare alcun disagio e lui se ne accorge, ma non dice nulla. Tuttavia è impossibile non notare il sorrisetto che porta l'angolo della sua bocca a sollevarsi. Mi piace osservarlo mentre guida, non so perché, ma mi rilassa: con la sua solita giacca di jeans larga, la quale lascia intravedere la canotta bianca che indossa e un bracciale di corda sul polso della mano che tiene sul volante; i capelli biondi sono spettinati dal vento e gli ricadono scomposti sulla fronte. Mi rendo conto che è pericoloso per me perdermi nel fascino che, a sua insaputa, lo avvolge in momenti come questo: Dylan mi piace perché sembra sempre pienamente in controllo di ciò che fa.

"Che c'è?" mi chiede poi, con un tono divertito che, come ormai ho imparato, nasconde anche un certo imbarazzo. "Niente" mi fingo innocente "sei sempre così serio e concentrato" lo prendo in giro come sono solita fare. "Sarà che oggi ho il colloquio con l'osservatore dei Texas Hunters e, se le cose andranno come spero, presto potrò iniziare ad allenarmi con la squadra" accenna, fingendo che si tratti di una cosa da poco. Mi volto entusiasta verso di lui e un ampio e sincero sorriso mi si dipinge sul volto: "Dylan ma è fantastico! Il football è tutta la tua vita! Questo era ciò che volevi da quando abbiamo cominciato le superiori e adesso lo hai ottenuto!" mi congratulo con lui. Nonostante non me ne intenda molto di questo sport, so che è da sempre l'unica grande passione di Dylan e io di certo non voglio mai mancare nel sostenerlo. "Be' ancora non è detta l'ultima parola, vedremo come andrà oggi" Dylan trattiene il fiato e si schermisce come suo solito. Questa umiltà è una delle cose che più apprezzo del mio migliore amico.

Già, perché lui è questo per me, l'unico amico che ho da quando abbiamo cominciato le scuole da bambini, anche se devo ammettere che a volte è difficile dire dove si concludano i nostri modi allusivi mascherati da innocenti scherzi. E' facile confondere il profondo legame che da sempre ci unisce e scambiare l'intesa che c'è tra di noi per qualcosa di più profondo. Tuttavia, considerate le mie difficoltà anche solo nell'intrattenere semplici amicizie, a me risulta chiaro che non potrà mai esserci nulla di più nella mia vita e soprattutto non vorrei mai e poi mai rovinare l'unica relazione sincera che ho con una persona buona come Dylan. Eppure, in momenti come questo, non posso fare a meno di dubitare ciò che invece desideri lui. 

Improvvisamente la mia espressione è attraversata da un'ombra: "Aspetta, questo vuol dire che te ne andrai presto?" domando improvvisamente preoccupata. "No" mi tranquillizza lui con una risata "almeno non finchè finirà l'anno scolastico, poi a quel punto ce ne andremo tutti, giusto? Io a Dallas, dove gioca la squadra degli Hunters, e tu alla US Central University!" esclama entusiasta, ma io sto già guardando fuori dal finestrino, rabbuiata nel pensare ad un futuro che non riesco a considerare con la stessa certezza e trasparenza di Dylan. Lui se ne accorge e fa per mettermi una mano sulla gamba, ma poi si blocca e la ritira, leggermente a disagio. "Romi, non ho intenzione di vivere per sempre nel villaggio di case mobili gestito dai miei genitori, per carità!" esclama con un lieve disprezzo "E neanche tu dovresti restarci, meriti di meglio" afferma. "Dylan, lascia decidere a me quello che merito e, credimi, al mondo c'è ben di peggio di una dignitosa casa in cui poter vivere" rispondo con voce cupa, continuando a guardare la strada. Non sono seccata, ma questi discorsi mi mettono a disagio, creando in me un sorta di morsa allo stomaco.

Quando giungiamo davanti all'entrata principale del nostro liceo, Dylan si ferma per permettermi di scendere dalla sua auto e mi avvisa: "Vado a parcheggiare, ci vediamo al cambio dell'ora". La  sua ultima frase suona più come una richiesta, a cui non posso fare a meno di rispondere con un sorriso sincero, sentendomi in colpa per aver fatto sì che le mie preoccupazioni rovinassero anche solo un poco del tempo prezioso che passiamo insieme. "Dylan, buona fortuna per il colloquio! Ti penserò! E ti prego, appena finisci raccontami tutto!" mi raccomando e lui ricambia il mio sorriso.

Fa per avvicinarsi e darmi un bacio sulla guancia, ma adesso sono io a ritrarmi e, ancora una volta, lui e costretto a rinunciare. "Ciao bellissima" lo sento sussurrare alle mie spalle e, una volta richiusa la portiera dietro di me, mi volto salutandolo di nuovo con un cenno della mano e indugiando un secondo di più, mentre lo osservo allontanarsi.

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