Capitolo 57: Affidarsi

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Kevin

Dopo il pomeriggio appena trascorso, io e Romi abbiamo deciso di venire al pub che lei è solita frequentare, per poterci svuotare la testa in seguito a tutto quello che è successo. Tuttavia mi sembra piuttosto irrequieta, forse per aver rivisto quel tizio che sembra perseguitarla o forse anche per quanto le ha detto il Consulente della US Central University.

Alzo gli occhi al cielo quando ordina tequila con ghiaccio e scola il primo bicchiere in un sorso solo, per poi chiedere un altro giro. Ancora non capisco come possa reggere così bene l'alcol, deve esserci seriamente abituata. Quando si accorge del mio sguardo contrariato, sbuffa: "E' con ghiaccio! Non ti preoccupare: finirà per annacquarsi!"

Percepisco la sua agitazione e la vedo sconnettersi da quanto le accade intorno; fissa un punto indeterminato davanti a sé, probabilmente persa in pensieri oscuri. E' qualcosa di simile a quanto le accadeva quando ci siamo conosciuti, quando si estraniava da una situazione che riteneva spiacevole, perché le riportava alla memoria gli orrori che aveva vissuto e che si ripresentavano dentro di lei. "Ehi, stai tranquilla adesso. Va tutto bene" provo a convincerla, passandole una mano sulla schiena, ma lei, seduta al bancone sullo sgabello accanto al mio, continua a torcersi le mani e a guardarsi intorno smarrita e contemporaneamente terrorizzata.

Vedo che gli occhi le si riempiono di lacrime e che le viene da piangere. Ma perché proprio adesso? "Che c'è Romi?" le chiedo preoccupato e frustrato al tempo stesso. Porca miseria, oggi è stata una giornata importante, bella potrei persino azzardare, nel momento in cui il college sembrava non fare poi così schifo. Insomma, devo ammettere che per un secondo mi sono persino immaginato insieme a Romi nel campus universitario. Ora cosa ha lei che non va? E' vero: poi ci si è messo mio padre e infine quel pazzo fuori dalla scuola a rovinare tutto. Adesso Romi sembra rivivere ogni cosa, come se non fosse già bastato. La vedo stare ancora peggio e così mi ricordo di come a volte l'ansia possa emergere improvvisamente nei momenti meno opportuni. L'importante è impedire che prenda il sopravvento né reprimerla, ma lasciare che se ne vada come è venuta, sapendo di poterla gestire.

"Vedi perché non potrei mai affrontare la vita al college?" mi dice esasperata, accorgendosi di ciò che le sta succedendo in questo momento. "Non riesco ad avere a che fare con situazioni più grandi di me e ciò che non conosco potrebbe sopraffarmi. Lì sarei sola in un posto sconosciuto, non riuscirei mai a cavarmela!" spiega disperata. "So che può sembrare brutto dirlo, ma nel mio caso venire allontanata dalla mia famiglia è stata la cosa migliore che potesse capitarmi. Era come vivere tra persone provenienti da un mondo diverso, che non riuscivano a capire nulla di quello che provassi o dicessi. Durante questi due anni per me è stato un regalo non scontato poter vivere da sola e apprezzare ogni cosa della quotidianità, compreso lo studio scolastico. Tuttavia mi sembra che il mio passato continui a riportarmi indietro ogni volta, impedendomi di godere delle cose belle! Non ne posso più e di sicuro non riuscirei mai ad affrontare l'impegno universitario in questo stato!" si sfoga con voce rotta.

Faccio un respiro profondo e le metto una mano sul fianco, facendola voltare verso di me. "Romi, è proprio cambiando totalmente vita che potrai finalmente voltare pagina, andandotene in un posto dove nessuno ti conosce e dove tu non conosci nessuno. Certo, farà paura, ma guarda quello che hai già affrontato: nulla potrà mai essere altrettanto difficile! Finalmente potrai godere di ciò che ami tanto, la mitologia, la letteratura, condividendolo con persone che ti capiranno, che parleranno la tua stessa lingua!" provo a farle capire.

Romi mi sta ad ascoltare con lo sguardo fisso, poi, dopo qualche minuto, la vedo lentamente annuire e, per la prima volta, mi sembra davvero convinta. "Meno male che ci sei tu Kevin" sussurra, mettendomi le braccia intorno al collo e abbracciandomi. Mi sembra una frase triste, come se al mondo non ci fosse null'altro di buono e tutto fosse cattivo. Come se mi leggesse nel pensiero però Romi aggiunge: "Tu mi ricordi che ci sono tante cose belle e buone al mondo e tu ne sei l'emblema" mormora.

La stringo a me, chiedendole scusa per essere stato brusco. Romi si scosta e mi dice di non scusarmi: "So quanto possa essere stata dura rivedere tuo padre oggi. Ma c'è un motivo per cui la faccenda ti ha turbato così tanto, forse è ora anche per te di voltare pagina" mi suggerisce con sguardo dolce. Ma io mi rifiuto di ascoltare e scuoto il capo: "E' diverso Romi, la mia è una colpa troppo grande, non la si può superare." Lei tuttavia mi interrompe: "Kevin, questo non vuol dire che tu debba dimenticare né che smetterà di fare male. Sei tu che devi smettere di farti male da solo, incolpandoti per qualcosa che non è dipeso da te: non è stata colpa tua se c'era quel masso sulla carreggiata" Romi parla concitata, ma io mi rifiuto di ascoltarla anche quando mi prende il volto tra le mani e mi costringe a fissarla: "Non l'hai uccisa tu, sono state le lamiere dell'auto. Non è stata colpa di tuo padre e non è stata colpa tua" scandisce con voce ferma e pacata.

Io la fisso trattenendo il respiro, come se fossi stato travolto da un'onda più grande di me e mi accorgessi di riuscire a stare ancora in piedi. E' come se avessi ricevuto una rivelazione improvvisa. Non so come né perché, ma le parole di Romi fanno breccia e il mio cuore riceve una scarica di adrenalina, la quale sembra volergli far recuperare tutti i battiti persi finora. Forse è davvero ora di voltare pagina e andare avanti.

Poi, dopo una pausa, Romi mi prende la mano e conclude con un sospiro: "Non riversare tutto il tuo dolore su tuo padre, potete condividerlo e liberarvene insieme

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Poi, dopo una pausa, Romi mi prende la mano e conclude con un sospiro: "Non riversare tutto il tuo dolore su tuo padre, potete condividerlo e liberarvene insieme. Persino Achille cedette alle preghiere di Priamo, il padre di Ettore che chiedeva di restituirgli le spoglie del figlio; persino Achille si è commosso al ricordo di suo padre Peleo, scomparso prematuramente; persino lui non ha potuto negare l'amore tra padre e figlio. La Pietas, descritta da Virgilio nell'Eneide, presso il romani non era solo la devozione verso gli dei, ma anche verso i valori sacri, quali la famiglia, la capacità di affidarsi ad un bene più grande. Si tratta della fiducia che hai detto essere il valore più importate per te. Anche tu puoi affidarti, perché c'è chi si prenderà cura di te, io sono qui e non ho intenzione di arrendermi, non voglio lasciarti."

Mi specchio in questi profondi occhi azzurri e mi accorgo di quanto io ami questa bellissima ragazza, la cui forza sta nella dolcezza e nella delicatezza che la contraddistinguono e capisco che non c'è nessun altro a cui potermi affidare, tra le cui braccia potrei cedere sapendo di non cadere.

LA VITA E' COME TE LA FAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora