Capitolo 63: Senior

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Romi

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Romi

Esco da scuola e scendo di corsa i gradini della scalinata dell'ingresso principale, alzandomi sulle punte dei piedi e saltellando per cercare di scorgere, oltre la folla di studenti che mi circonda, quel volto familiare che mi fa sentire immediatamente a casa. Quando lo vedo, pare quasi che io tiri un sospiro di sollievo, come sempre. Adoro quando mi viene a prendere alla fine delle lezioni pomeridiane.

Kevin è seduto a cavalcioni sulla sua motocicletta spenta e parcheggiata al termine del vialetto d'accesso della Southern High, una zona pedonale dove ovviamente non potrebbe stare. Pare assorto nei propri pensieri con un piede posato a terra e un ginocchio alzato, su cui poggia il gomito. Tiene tra le labbra un mozzicone di sigaretta; non ricambia le occhiate eloquenti che numerose ragazze gli rivolgono e lo vedo ridere tra sé con un ghigno strafottente quando gli passano davanti alcuni ragazzi della squadra di football o qualche studente con la divisa di atletica.

Senza neanche accorgermene, al fine di raggiungere Kevin il prima possibile, mi ritrovo inconsuetamente a spintonare tra la calca, che oggi appare maggiore del solito. Tuttavia, quando mi rendo conto di non riuscire ad avere la meglio sugli altri con il mio fisico piccolo e minuto, alzo la testa e capisco il motivo di tanto fermento tra gli studenti del liceo.

Proprio sopra l'entrata dell'edificio principale della Southern High, alcuni addetti stanno issando un imponente striscione di plastica dai colori sgargianti, il quale annuncia l'inizio dei preparativi per il ballo di fine anno, quello dedicato soltanto ai Senior, gli studenti dell'ultimo anno di liceo. Oddio! – penso, alzando gli occhi al cielo. Ci mancava solo un altro motivo per aumentare l'agitazione che caratterizzerà gli ultimi mesi di scuola; ritengo ci sia già abbastanza stress nell'aria, quindi perché riempirsi la testa con ulteriori affanni? Scuoto il capo cinica, passando accanto a un capannello di ragazze, le quali stanno già pianificando dove compreranno l'abito, chi si occuperà del loro makeup e della loro pettinatura.

Raggiungo Kevin con passi più lenti e lui si accorge con un certo divertimento della mia espressione insofferente. Mi dà un bacio dolce sulla guancia chinandosi su di me e, pur sapendo già la risposta, mi domanda cosa c'è che non va. "Hai visto che scemenza?" indico con la testa l'enorme striscione, visibile a chilometri di distanza. "Come se un unico ballo finale già non bastasse, adesso è necessario sorbirsene un altro interamente dedicato ai Senior. Insomma, ogni anno al termine della scuola si ripete sempre la stessa festa, come possono le persone non esserne annoiate?" commento con tono un po' acido. Kevin ridacchia tra sé: "Immagino tu non sia mai stata ad uno di questi balli?" prova ad indovinare e ovviamente ci riesce. "Perché, tu sì invece?" lo sfido, ma Kevin mi stupisce alzando le spalle e annuendo: "Per un paio di anni, quando andavo al liceo; magari dando appuntamento a più di una ragazza per poi finire col passare tutto il tempo insieme ai miei amici e allungare le bibite con un po' di vodka" mi fa l'occhiolino con quell'espressione arrogante che sa renderlo ancora più affascinante. Eppure mi sembra di scorgere anche un certo divertimento nostalgico nella sua voce. Alzo le spalle, un po' indispettita nel non trovarlo pienamente d'accordo con me circa questa faccenda. "Be' io preferisco una serata al pub, dove posso bere e ascoltare un po' di musica indisturbata" taglio corto, montando sulla sua moto. Tuttavia Kevin mi sorprende insistendo: "In ogni caso questo è davvero il tuo ultimo anno: chissà, potresti provare qualcosa di diverso" butta lì, provando a far finta di niente. Io però ribatto senza collegare la lingua con il cervello: "Ma dai! E con chi potrei andarci, scusa? Finirei per starmene tutta sola e sentirmi fuori luogo. Come sempre."

Ecco che mi ritorna chiaro il perché sia sempre meglio che io pensi prima di parlare e quanto io non sia davvero un granché nell'intrattenere conversazioni. Infatti, vedo Kevin cercare di mascherare un sorriso tenue sulle labbra, che tuttavia è accompagnato da un velo di delusione nei suoi occhi.

Resto per un secondo a bocca aperta, per poi riprendermi quando vedo che sta per montare sulla moto davanti a me. Lo blocco e decido di parlare apertamente, visto che ormai ho già detto fin troppo: "Aspetta, non vorrai mica proporti per... venire con me? Insomma, vorresti accompagnarmi?" Kevin non risponde e per la prima volta mi sembra di coglierlo in imbarazzo, nel momento in cui si rifiuta di incrociare il mio sguardo. "Davvero lo faresti? Credevo odiassi il liceo e che per nulla al mondo avresti voluto rimettere piede in una scuola" commento sbalordita, preda di un entusiasmo tutto nuovo, che sostituisce immediatamente il mio cinismo precedente. All'improvviso l'idea di un ballo di fine anno, con un abito elegante e un cavaliere affascinante, mi appare un'idea meravigliosa. Kevin si ferma, finalmente fissa gli occhi nei miei e mi accarezza una guancia: "Io starei ovunque, purché ci sia anche tu" mi rivela con voce roca e bassa. Il mio cuore perde un battito per l'emozione. Smonto dalla sella e gli getto le braccia al collo, baciandolo intensamente.

Sto per scostarmi per dirgli che anche io andrei ovunque insieme a lui, quando alle spalle di Kevin scorgo una figura che mi terrorizza

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Sto per scostarmi per dirgli che anche io andrei ovunque insieme a lui, quando alle spalle di Kevin scorgo una figura che mi terrorizza. Il mio passato si materializza davanti a me come un mostro pronto a inghiottirmi. Mi sembra che il tempo si sia fermato e che intorno a me tutto sia immobile. Sono paralizzata. I suoni giungono alle mie orecchie attutiti e la lingua mi si secca. Non può essere! Non dovrebbe succedere! Non può farlo! Avevo giurato a me stessa che nulla avrebbe potuto riportarmi indietro, ma se così non fosse? Se bastasse una presenza a riportare in vita un'esistenza che non ritenevo neppure più mia?

Kevin si accorge del mio torpore e lo avverto scuotermi leggermente per le spalle. Poi i suoi occhi seguono il mio sguardo fino a quella donna che mi osserva dall'altra parte della strada, guardandosi intorno un po' spaventata.

"Mamma" pronuncio in un sussurro privo di voce, credendo di vedere un fantasma. O forse sperandolo.

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