Capitolo 20: Vicinanza

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Romi

Senza che io riesca a spiegarmi come, mi ritrovo ancora una volta davanti all'entrata di questo deposito disordinato e poco curato. Ormai si avvicina il crepuscolo e io dovrei già essere a casa. Tuttavia le mie gambe mi hanno portata qui contro la mia volontà. O meglio, preferirei fosse così, in questo modo potrei discolparmi, ma la verità è che, tornando a piedi dallo stadio di football, ho capito che non me la sentivo di passare la serata da sola insieme ai miei pensieri. Non si tratta solo degli orribili ricordi che continuano a riaffiorare nella mia mente, questa volta c'è qualcosa d'altro.

Sono stata molto contenta di aver assistito all'allenamento di Dylan ed è stato bello vederlo sorpreso di fronte alla visita inattesa di Tiffany. A me non dispiace starmene sola, così non ho avuto alcun problema nel lasciare che trascorressero la serata insieme. È giusto così. Eppure, quando risalivo gli spalti per raggiungere l'uscita, mi sono soffermata ad osservarli mentre si abbracciavano e giocavano a rincorrersi attraverso il campo. Ridevano insieme, si divertivano ed erano così vicini. Non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa si provi a condividere quel tipo di legame. Nulla di straordinario, semplicemente il dolce, tenero, ma anche intenso sentimento che c'è tra due persone che si amano vicendevolmente. Ho sempre pensato che ogni tipo di rapporto mi avrebbe soffocata e tempo fa mi sono ripromessa di difendere la mia libertà ad ogni costo. Eppure ora inizio a dubitare che la liberà coincida con l'isolamento che ho sperimentato crescendo e che, in un modo o nell'altro, continuo comunque a vivere.

Per fortuna la camminata mi ha permesso di consumare questi ragionamenti. Non mi dispiace passeggiare, anzi lo preferisco di gran lunga ai mezzi pubblici e lo stadio non è distante da dove vivo, ma nemmeno da dove vive Kevin.

E così eccomi qui; forse sono alla ricerca di quella vicinanza delicata che prima al campo di football ho desiderato per un secondo e qualcosa mi suggerisce che Kevin, come me, non ha remore nell'attribuirgli la scadenza di una sera.

Le continue avvertenze che Dylan mi rivolge nei suoi confronti non fanno altro che spingermi ulteriormente verso di lui. Quindi forse, in parte, sono qui anche per fare dispetto al mio migliore amico, per dimostrargli che si sbaglia e che sono benissimo in grado di prendermi cura di me stessa da sola.

Mi accorgo che il portellone che introduce al garage è semi aperto, così mi faccio coraggio ed entro. Vengo subito investita dall'odore caldo e pungente del fumo di sigaretta. Una musica a volume contenuto si diffonde in tutto lo spazio, occupato da molte persone che parlano tra loro, bevono o semplicemente fumano in silenzio. Appaiono essere dei ragazzi tranquilli, ma il loro aspetto mi intimorisce un po': piercing, tatuaggi e borchie sembrano essere obbligatori. Tuttavia ormai sono qui e non posso più tirarmi indietro.

Mi avvicino ad un ragazzo con i capelli scuri acconciati in maniera improbabile. "Sto cercando Kevin" gli dico sopra il suono della musica. Lui mi guarda divertito: "Kevin? E chi lo ha mai sentito nominare?" mi prende in giro sapendo benissimo a chi mi sto riferendo. Ormai ho capito di essere l'unica a chiamare Kevin per nome, non mi spiego il perché, considerato che si tratta di un nome a mio parere molto bello.

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