Capitolo 69: Oscurità

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Romi

Questa parte della città ha sempre esercitato un fascino grottesco su di me, un senso di attrazione e timore al tempo stesso. Mi faccio più vicina a Dylan, il quale non esita a mettermi un braccio intorno alle spalle, mentre camminiamo sotto il ponte della ferrovia sopraelevata che attraversa la periferia della nostra città. Come mi aspettavo, questo posto è un luogo di raduno per molti senzatetto e per coloro che preferiscono vivere nell'oscurità, dove poter nascondere le proprie azioni. Tuttavia ci sono anche alcuni gruppetti di ragazzi, chiaramente fuori di sé, che si divertono a prendere a calci qualche lattina, a sputare per terra, a gareggiare guidando vecchie auto scassate.

Dopo essere passata accanto a questa umanità periferica ed esclusa, che vive di regole proprie e a cui inspiegabilmente mi sento più vicina di quanto mi aspettassi, noto ad una certa distanza un grande falò accesso e diversi ragazzi che si trascinano al ritmo di una musica assordante, emessa da un impianto stereo improvvisato. Alcuni se ne stanno seduti su casse metalliche arrugginite e gettano pezzi di legno nel fuoco che fuoriesce da un grande barile. Altri invece circondano una Jeep fuoristrada; le ragazze semi svestite sono sedute sul cofano e si scambiano bottiglie di birra, probabilmente per intorpidire il proprio corpo con l'alcol e difenderlo dal gelo notturno.

Il mio cuore batte all'impazzata, alimentato dal presentimento che Kevin si trovi proprio qui, mentre la mia testa tenta di dissuadermi e di convincermi del contrario. Tuttavia non c'è margine di dubbio quando Stephania ci viene incontro barcollando e si ferma accigliata ad osservare Dylan, poi inaspettatamente scoppia in una risata roca e profonda, un po' inquietante: "O mio dio, tu sei Morris, il quarterback che ha firmato con gli Hunters?! Cristo santo, tu sei una leggenda! Mio fratello non fa altro che starsene davanti alla tv a guardare le partite di football locali e tu sei praticamente una superstar! Porca miseria, non ci crederà quando gli racconterò di averti incontrato! Che dici, me lo fai un autografo? Che poi magari quando diventi famoso me lo vendo e ci faccio un bel po' di soldi!" biascica, evidentemente ubriaca, tentando di afferrare Dylan, forse per abbracciarlo. Lui prontamente le blocca le mani: "Sì, magari se e quando sarai sobria" la ammonisce. Poi si volta verso di me e a bassa voce commenta: "Onestamente, non so come prendere il fatto di venire riconosciuto in un posto simile."

Abbozzo un sorriso forzato e tento di afferrare Stephania per le spalle, non senza il mio solito disagio e impaccio: "Ehi, Stephania. Sono Romi, mi hai chiamata tu, ricordi? Dove è Kevin? Cosa sta succedendo?" provo ad elemosinare un briciolo della sua lucidità, ma inaspettatamente, dopo qualche secondo di silenzio in cui il suo sguardo vaga perso, Stephania sembra tornare in sé. Prova a mettersi dritta e a schiarirsi la voce, poi mi guida tra la folla fino ad un cumulo di casse di legno appoggiate contro uno dei pilastri di cemento del ponte, un po' distante dal gruppo.

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