Capitolo 31: In contropiede

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Dylan

"Capisci perché mi piace il football? Secondo me questo sport racchiude in sé tutto lo spirito del Texas. La sua filosofia è la conquista del territorio: bisogna avanzare sulle yards, tentando di raggiungere la metà nella zona avversaria, tramite una serie di lanci per segnare il touchdown. E il ruolo principale in tutto questo spetta al quarterback" spiego, ma Tiffany mi interrompe entusiasta: "Cioè tu!" "Esatto" annuisco fiero: "Bisogna svincolare dagli avversari che ti marcano e tentano di proteggere il loro territorio, per questo è importante il gioco di squadra e orchestrare attentamente i passaggi" concludo. Tiffany osserva accigliata lo schermo della tv che stasera trasmette la NFL: "A me appare uno sport piuttosto violento" commenta preoccupata. "Be' lo è: per conquistare una nuova terra ci vuole forza e determinazione. Per questo sono fiero di essere texano, credo di avere questo spirito nel sangue" affermo convinto.

Tiffany si solleva leggermente dal mio petto e mi guarda furba: "Sai cosa so io invece? Il football è uno degli sport più pagati al mondo e in particolare quello del quarterback è il ruolo più retribuito. Questo significa viaggi intorno al mondo, hotel di lusso e feste da urlo" mi fa notare spiritosa. "Questo per me significa lavorare sodo, restare concentrato e non dare mai nulla per scontato" ribatto prontamente, ma lei mi fa la linguaccia e torna a rivolgersi allo schermo: "Come sei noioso!" mi prende in giro.

Rido tra me e scuoto la testa. Sono stato più che sorpreso quando questa sera Tiffany mi ha proposto di guardare insieme la National Football League, ma ho accettato con piacere il suo interessamento e ora è bello poter condividere con lei la cosa che conta di più nella mia vita.

E' lunedì e siamo seduti sul divano di casa mia, nella solita sera settimanale in cui i miei genitori sono a cena dai miei nonni. È bello abbracciare Tiffany e magiare insieme i popcorn. È struccata e indossa una tuta di ciniglia viola; ha i capelli raccolti in una coda di cavallo e ai piedi porta due enormi pantofole pelose maculate. È un po' buffa e tremendamente adorabile. Mi piace trascorrere questo genere di serate insieme, scherzando e prendendoci in giro a vicenda. Non mi sento fuori luogo come in presenza delle sue amiche durante le nottate in discoteca. Sento di poter essere me stesso e soprattutto che anche lei può essere se stessa fino in fondo.

Mi incupisco nel ripensare alla serata di qualche settimana fa, così mi scosto leggermente per guardare Tiffany e chiederle serio: "Che voleva O'Connor da te quella sera al locale? E' come un dannato cane randagio, che non riesce ad accettare di essere solo e continua a tormentare gli altri" sputo con rancore. Tiffany se ne accorge e si siede sul divano a gambe incrociate di fronte a me: "Ehi vacci piano, poveretto! Non fa male a nessuno, è solo un tipo schivo." "Sì, come no!" commento cinico, ma Tiffany mi ignora: "E comunque l'altra sera O'Connor mi ha chiesto il numero di telefono di Romi" mi informa ammiccando, come se fosse un pettegolezzo da condividere. Preso alla sprovvista, mi spingo in avanti: "Come scusa?! E tu glielo hai dato? Tiff, sai quanto Romi ci tenga alla discrezione, si fida di te e in questo modo tu l'hai tradita!" chiedo scandalizzato, realizzando ciò che Tiffany deve aver fatto. "Cristo come la metti giù dura!" alza gli occhi al cielo divertita, non capendo la serietà della faccenda. Si mette in bocca un paio di popcorn e prosegue: "Non sono una sprovveduta. Dovresti prima sapere quali erano le intenzioni di O'Connor. Quando gli ho chiesto perché volesse contattare Romi, mi ha confessato che voleva invitarla ad uscire e portarla al rodeo. Sabato sera" mi racconta. "Lui cosa?! Invitare Romi? E per di più al rodeo! Romi odia la confusione, lo avrà liquidato. Quel coglione deve lasciar stare una volta per tutte o ci penserò io a lui!" sbotto, esageratamente infastidito dalla notizia. "Invece Romi ci è andata. Oggi a scuola mi ha raccontato che si è divertita. Non ha detto molto, come suo solito, ma l'ho vista davvero felice e vitale. Non capita spesso" riflette Tiffany.

Oggi non ho accompagnato Romi a scuola perché avevo un'incontro con la squadra del Texas Hunters. Non sarà andata in giro con quell'idiota?! Sono irrequieto. Non capisco perché me la prenda così tanto per questa faccenda e anche Tiffany se ne accorge: "O'Connor non è un santo, ma neppure un criminale, anzi: secondo me sa anche essere dolce." Vengo preso alla sprovvista da quel commento: "E questo tu come lo sai, scusa? Dimentichi quello che ha fatto, ciò in cui è stato coinvolto" tiro fuori la solita storia con tono scandalizzato. "Dylan, è stato un incidente, non puoi condannarlo per qualcosa che è successo un anno fa!" E' raro che Tiffany parli così seriamente con tono alterato. "E' stato lui il responsabile e non si è presentato neppure al funerale!" insisto nell'accusarlo. "Credi fosse semplice per lui? E' atroce quello che ha vissuto, nessuno può immaginarlo!" mi ricorda esasperata Tiffany, che appare eccessivamente comprensiva ai miei occhi. "Era sua sorella!" sbotto alla fine, ma Tiffany appare innervosita e si siede composta sul divano, guardando dritto davanti a sé con le braccia incrociate.

Provo a calmarmi e dopo qualche secondo riprendo con voce più pacata: "Perché sei così comprensiva nei suoi confronti? Sai quello che lui va in giro dicendo su di voi. È vero?" Finalmente mi libero del dubbio che mi assilla da tempo, ma devo aver esagerato, perche Tiffany mi guarda sconvolta: "La vera domanda Dylan è: tu ci credi? E soprattutto a te non frega di me e O'Connor, a te frega di O'Connor e Romi, non è così? Avresti continuato a ignorarlo se non la avesse avvicinata. Ma si tratta di lei, vero? Si è sempre trattato di Romi!" si sfoga con voce rotta. Scuoto la testa ripetendole quanto le ho già detto in passato: "Romi è mia amica, non ha nessuno all'infuori di me..." Mi accorgo che sono costretto a ripetere questa frase a Tiffany da tanto tempo e inizio a chiedermi il perché. "Be' adesso ha O'Connor" mi interrompe subito.

Poi, fa un respiro profondo e abbassa il capo: "Non sono stupida Dylan, al contrario di quello che pensi tu." Provo a interromperla dicendole che si sbaglia, che non è vero, tentando di scongiurare quello che inevitabilmente sta per seguire; mi sporgo verso di lei e provo a prenderle i polsi, ma lei si divincola e mette una gamba sotto il sedere per fissarmi seria negli occhi: "Tu stai con me perché Romi non sta con te e sai che non potrà mai essere altrimenti. La conosco anche io ed è facile capire che non lascerà mai avvicinarsi nessuno, ma con O'Connor è stato diverso, quindi tanto male non deve essere. Hai detto bene: sei il suo migliore amico e questo non cambierà mai. Io lo so ed è ora che lo capisca anche tu, perché devi sapere che io non rinuncio a te, non me ne vado. Sono pronta a tenerti stretto perché ti amo e so che anche tu ami me. Devi solo smetterla di considerarmi come la tua seconda scelta, perché in realtà non ne hai mai avuta una prima."

Rimango sconvolto da quello che Tiffany mi ha appena sbattuto in faccia: la cruda verità. Non la ritenevo capace di tanta lucidità e fermezza. Inconsapevolmente ho sempre sognato qualcosa del tutto inesistente, ho creduto in un'ombra cinese di cui io ero l'unico fautore e che è del tutto inconsistente. È ora di abbandonarla se non voglio fare della mia vita un riflesso vuoto, se non voglio restare solo. È incredibile, ma per la prima volta capisco davvero quanto valore abbia questa meravigliosa ragazza che ho di fronte a me, l'unica che ho avuto modo di amare concretamente, e capisco anche quanto follemente io ne sia innamorato. L'ironia amara sta nel fatto che me ne sono accorto proprio nell'istante in cui ho rischiato di perderla davvero. 

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