Capitolo 45: Pygmalion

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Dylan

"Ehi!" Romi mi saluta allegra venendomi incontro.

Le rivolgo un sorriso velato da una stanchezza che sembra non abbandonarmi da alcune settimane. In realtà sono consapevole del fare di essa una scusa davanti agli altri e a me stesso; infatti so benissimo che si tratta di frustrazione mista a delusione, nel constatare che tra me e Tiffany le cose non sembrano cambiare e men che meno migliorare. Ci stiamo semplicemente allontanando, tanto che a volte sembriamo estranei; altre invece sento di innamorarmi di lei per la prima volta, ma purtroppo è una sensazione che dura poco e che lascia spesso spazio alle inevitabili differenze, le quali dilatano maggiormente lo spazio tra di noi.

"Allora anche a te piace questo posto!" esclama Romi, accennando con il capo alla casetta di legno bianco sulla riva del fiume, la quale è notoriamente il suo rifugio e verso cui probabilmente si stava dirigendo.

Abbasso lo sguardo e sorrido di nuovo, annuendo. In effetti questo posto è rilassante e stasera il tramonto è meraviglioso. Non ho resistito a cercare un po' di pace qui, dopo l'allenamento di football sfiancante di questo pomeriggio. Le temperature miti del Texas permettono di godersi spettacoli di questo tipo anche d'inverno, nonostante ci stiamo ormai lasciando la stagione alle spalle.

Osservo Romi illuminata dal riflesso rosso del sole, appena calato dietro le montagne: la luce la costringe a socchiudere gli occhi ed è bellissima con i capelli mossi dal vento. Ha trascorso le vacanze invernali insieme a me e alla mia famiglia ed è stato molto piacevole poter stare un po' insieme; tuttavia Romi mi è parsa spesso impegnata e onestamente pensavo si stesse dedicando allo studio scolastico. Tuttavia ora il suo buonumore mi insospettisce.

Così mi schiarisco la voce: "Hai inviato tutti i documenti necessari per l'ammissione alla US Central?" le chiedo ed ecco che me ne pento subito, perché quel raro e stupendo sorriso che le animava il volto scompare all'istante. Adesso è Romi ad abbassare lo sguardo e negare con un cenno del capo. "Romi! Non tutti hanno la fortuna di ricevere una borsa di studio per l'università più prestigiosa d'America! Ma ti rendi conto dell'opportunità che hai e che rischi di sprecare?" Mentre parlo mi ritrovo ad ascoltare il mio tono dall'esterno e mi accorgo di quanto suoni, sempre più spesso, paternalista e noioso. Forse sono io ad essere noioso? – mi suggerisce la mia mente, la quale negli ultimi tempi non smette di tormentarmi circa i miei ultimi insuccessi relazionali.

Romi, quasi volendo confermare i miei timori, mi sorprende sbuffando e sbottando con un: "Che palle Dylan!" Non è arrabbiata, ma non l'ho mai vista così reattiva prima d'ora. "Non è tutto così lineare e scontato per me, cerca di capire! E non venirmi a parlare di fortuna, perché quella non esiste! Se ho guadagnato quella borsa di studio è per merito delle mie forze, quindi non devo niente a nessuno e spetta solamente a me decidere cosa farne. Se io non la dovessi accettare, potrà passare a qualche altro studente in lista dietro di me, il quale forse sarà più riconoscente per quella fortuna a te tanto cara! Io al college potrò sempre andarci in futuro." Adesso Romi è chiaramente arrabbiata e sembra esasperare con asprezza le mie parole.

LA VITA E' COME TE LA FAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora