Capitolo 61: Condividere

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Dylan

E' l'ultimo giorno delle vacanze di primavera e il Luna Park è invaso da ragazzi che festeggiano prima dell'ultimo trimestre di scuola, da bambini e famiglie che trascorrono un po' di tempo insieme.

Io e Tiffany ci siamo divertiti sulle montagne russe, sull'ottovolante e sulle altre giostre. Era tanto che non ridevo così, come solo Tiffany riesce a farmi fare, allontanando ogni preoccupazione dalla mia mente. Insieme ci divertiamo dimenticandoci del resto.

Adesso, mentre siamo in cima alla ruota panoramica, non posso fare a meno di guardare dall'alto la nostra cittadina illuminata dalle luci, sovrastata dal cielo notturno stellato e circondata dal bosco folto. Come se si trattasse di una rivelazione istantanea, mi rendo conto di quanto questo posto mi mancherà: mi sono sempre lamentato di come la mia piccola città mi stesse stretta, eppure qui si conserva quello spirito un po' selvaggio del vecchio Texas, con le usanze e tradizioni che io amo tanto. Non so cosa mi aspetterà l'anno prossimo a Dallas e sono felice dei traguardi che ho raggiunto per poter ottenere il futuro che desidero, tuttavia ciò non esclude una certa nostalgia nei confronti di questo posto familiare e sicuro.

Tiffany sembra percepire la mia malinconia e così mi prende la mano. "Sono fiera dei risultati che hai ottenuto in questa ultima stagione di football e sono orgogliosa di te per l'ingaggio con i Texas Hunters. Mi dispiace se in questi mesi non ti ho sostenuto come avresti voluto, ma l'anno prossimo avrò modo di recuperare" mi guarda furba. Io non capisco a cosa si riferisca, così prosegue: "Ho deciso che frequenterò anche io l'università di Dallas" annuncia.

Dopo aver capito che dice sul serio e che in questo modo potremo continuare a restare insieme, la abbraccio, sentendomi davvero felice e rasserenato dopo tanto tempo. Sono contento che Tiffany non abbia rinunciato all'università. Mai e poi mai ho voluto sminuirla: so quanto sia una ragazza bella, estroversa e vivace e sono consapevole del suo potenziale come modella; per me è un onore poter essere ancora il suo ragazzo e non vorrei assolutamente che rinunciasse a qualcosa che le piace fare per causa mia. Ora mi rendo conto che forse posso capirla: il football è la mia più grande passione e sono fiero di poterne fare un progetto concreto per il mio futuro, ma sono anche a conoscenza dei rischi che una vita fatta di prestazioni può comportare, soprattutto quando sono gli altri a decidere gli standard che devi raggiungere. Si tratta di ciò da cui il Coach O'Connor mi ricorda sempre di restare in guardia e non vorrei che Tiffany, andando avanti nel mondo della moda e della pubblicità, perda se stessa. Io per primo non voglio perderla. Per questo sono ancor più felice che abbia capito che è in grado di fare molto di più e che non si sia preclusa opportunità importanti come il college, insieme al quale potrà comunque portare avanti la sua carriera come modella.

Una volta scesi dalla ruota panoramica, le offro un gelato e, quando Tiffany apre la borsetta a tracolla per prendere un fazzoletto, noto che porta con sé un quadernino di cartone. Le chiedo di che si tratta e lei, dopo aver esitato, mi spiega con un po' di imbarazzo: "In questi ultimi tempi ho preso l'abitudine di fermarmi ogni tanto e scrivere quello che mi passa per la testa. Non ho mai avuto un diario personale, perché ho sempre preferito riempire le mie giornate con tantissimi impegni che non lasciavano posto a null'altro, tuttavia mi sono accorta che ogni tanto è bello poter rallentare e riflettere su quello che sto facendo, per capire se sto andando nella direzione giusta."

Rimango stupito, devo ammettere che non me lo sarei aspettato: mi piace questo nuovo sguardo che Tiffany ha su se stessa, rivolto verso l'interiorità. Mi accorgo di come restare sorpreso sia una delle cose che solo Tiffany riesce a farmi provare ed è ciò che più amo di lei.

Ci sediamo a bordo dell'enorme fontana centrale, i cui getti spettacolari sono illuminati da colori fosforescenti. "Spiegami una cosa" comincia Tiffany "Durante questi anni, quando uscivamo insieme ai nostri compagni di scuola, io non ho mai percepito il tuo disagio nelle occasioni in cui magari i nostri amici si ubriacavano e le ragazze ballavano divertendosi e lasciandosi andare. Insomma, non immaginavo che questo stile di vita tipicamente adolescenziale di desse tanto fastidio, ma, da quello che mi hai fatto capire negli ultimi tempi, invece era così. Quindi mi chiedo: cosa c'era di davvero difficile da accettare? Oppure si trattava unicamente del mio modo di fare?" mi chiede innocente, senza alcun risentimento.

Io scuoto immediatamente il capo: "No. Non si è mai trattato di te Tiff, tu sei meravigliosa così come sei!" poi però mi fermo e decido di essere onesto fino in fondo: "Io ti amo da morire. Amo come sei quando stai con me e come mi fai sentire. Mi è sempre piaciuto uscire con il nostro gruppo di amici e lasciarci andare al divertimento. Il problema è che a volte ti vedevo esagerare e avevo paura che lo facessi solamente per attirare l'attenzione, non soltanto degli altri, ma anche la mia. In realtà però non avevi bisogno di sforzarti, perché credimi, tu mi hai stregato fin dal primo momento; per questo mi dava un po' fastidio che l'esporti con gli altri fosse il tuo solo modo per farmi ingelosire e capire quanto in realtà volessi stare con me. Insomma, avrei preferito che certi momenti li condividessi unicamente insieme a me."

La vedo un po' in difficoltà nel capire quello che voglio dirle, così aggiungo: "Sai, nel football il quarterback non può raggiungere la meta con un unico lancio, perché è impossibile che la palla, per quanto adeguata e lanciata alla perfezione, copra una simile distanza. Inoltre il quarterback finirebbe solo per strafare, per slogarsi il braccio e rovinare la propria carriera e se stesso, forse per sempre. Ci vuole strategia e soprattutto destrezza, abilità, la capacità di svicolare gli avversari grazie alla tecnica. Non tutti sono in grado di farlo. Secondo me anche per le ragazze è un po' così: è facile indossare gli abiti più belli, il trucco migliore e farsi la pettinatura più appariscente, ma ciò che cattura davvero l'attenzione è il grande fascino nascosto dietro alle parole e ai più piccoli gesti. Quella è una qualità eterna. La cosa più sexy in una donna è la classe" le dico, sperando di non essermi reso ridicolo, di non averla offesa e di averle fatto capire ciò che intendevo.

Tiffany riflette qualche secondo sulle mia parole e poi annuisce in silenzio. "E' per questo che ti amo. Per la profondità che hai e che mi permette di conoscerti nuovamente ogni giorno. In questo modo permetti anche a me di scoprirmi diversa quando meno me lo aspetto. Voglio che tutto questo non smetta mai" mi sussurra all'orecchio, dandomi un dolce bacio sulla guancia e appoggiando il capo sulla mia spalla.

Anche io non voglio che la nostra storia finisca e ora so che sarà così, perché sta a noi farla continuare giorno dopo giorno, coma la migliore delle avventure. Con questa consapevolezza, colgo l'occasione per chiedere a Tiffany ciò che desideravo da tempo: "Da settimana prossima a scuola inizieranno i preparativi per il ballo di fine anno, la nostra ultima festa prima di lasciare la Southern High. Il regalo più grande sarebbe che tu ci venissi insieme a me. Non c'è nessuna altra persona con cui vorrei finire il liceo e iniziare il college, insieme" enfatizzo quell'ultima parola, trovandomi inaspettatamente a trattenere il fiato in attesa della sua risposta. Il volto di Tiffany si illumina e i suoi occhi brillano come non accadeva da tempo, mentre annuisce entusiasta sfoderando uno dei sorrisi più grandi, abbracciandomi di slancio e baciandomi.

Dopodiché decido di prenderla un po' in giro: "Mi raccomando, fammi sapere il colore del tuo abito, in modo che io possa abbinare i fiori da regalarti e il fazzoletto che dovrò portare nel taschino dello smoking; inoltre dovrai dirmi a che ora dovrò mandare la carrozza a prenderti. Questi sono dettagli importanti per il ballo che capita una volta sola nella vita di ogni principessa che si rispetti." Tiffany mi guarda un po' stupita dal mio insolito umorismo; tenta di trattenere una risata di fronte al mio tono buffo, finchè non ci riesce e tutti e due scoppiamo a ridere.

Entrambi sembriamo accorgerci di come sia bello sentirsi accettati per quello che si è, condividendo ogni cosa l'uno con l'altra ed essendo in grado di scherzare anche sui nostri difetti, senza sentire la necessità di modificarli o farne delle insicurezze da nascondere e di cui vergognarsi.  

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