Capitolo 7 - Ricompense

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So che le maggior parte delle cose che ci siamo detti poco fa sono abbastanza superficiali, ma come prima volta non intendo raccontargli di come la mia vita sia stata ingiusta in questi ultimi anni. Rovinerebbe l'atmosfera leggera che spontaneamente si è creata. In più, credo che ci voglia tempo per confidenze così intime e private.

Mi correggo, innanzitutto c'è bisogno di fiducia.

Forse sto riflettendo troppo, perché Michele richiede la mia attenzione con un buffetto sul naso.

"Tutto bene? Sei diventata improvvisamente silenziosa" mi chiede interessato. Faccio per ribattere, soltanto che mi anticipa. "No, ferma. Se sono io ad essere noioso non dirmelo, il mio ego non reggerebbe il colpo" continua lui, posando una mano sul cuore in una finta smorfia di dolore.

"Sai, ho come l'impressione che con te la noia non potrebbe nemmeno sfiorarmi" replico onesta.

"E io? Io posso sfiorarti invece?" Michele mi provoca, trattenendo a stento un sorriso.

"Deduco che sia un po' tardi per quello... o ti sei dimenticato del nostro primo incontro?"

Non ottengo risposta, tuttavia Michele mi sorprende prendendomi per mano. Quando a quel contatto avverto qualcosa di fresco, abbasso lo sguardo e mi accorgo di una fedina d'oro al suo anulare destro. Chissà cosa sta a significare.

Cerco comunque di non dare a vedere il mio turbamento e riprendo a camminare. Peccato che i movimenti rigidi non aiutino. Infatti, non so se per la mia espressione o per il fallito tentativo di mascherare le mie emozioni, Michele puntualizza con il solo scopo di rassicurarmi.

"Mi piace e basta, non ha nessun valore in particolare."

"Dirti che sei perspicace è poco... è solo che non mi farebbe piacere essere il terzo incomodo, ecco" esclamo con un risolino nervoso.

La cosa non sembra divertire lui, dato che il volto si fa tremendamente serio e smette di avanzare.

"Non sono fan della condivisione, stai tranquilla" dichiara tirandomi a sé.

La non prevista vicinanza mi obbliga a richiedere qualche secondo per elaborare una replica, e questo gli permette di approfittarne.

"Prima di pensare anche solo di condividere qualcosa, ho bisogno di accertarmi che sia mia" ribatte focalizzandosi prima sule mie labbra, poi puntando gli occhi nei miei.

Alla parola "mia" però non è solo l'eccitazione a travolgermi, ma soprattutto la paura. Lui la usava come minaccia, mi intimava che avrei dovuto essere soltanto sua. All'epoca quel pensiero non mi aveva mai sfiorato, neanche per un secondo, tuttavia non avevo avuto la forza di respingerlo dal principio.

Sto viaggiando troppo lontano con la mente, perciò mi riscuoto di colpo e compio un passo indietro.
Non ho il tempo di inventarmi una scusa, come spiegazione alla mia strana reazione, che ci pensa Michele a chiudere la questione al posto mio.

"Scusami. Troppo sfacciato, vero? Prometto che cercherò di trattenermi" dice incrociando e baciando le dita per suggellare la promessa.

Di fronte a questa scena mi ritrovo per forza di cose a sorridere, scuotendo la testa.

Questo ragazzo mi farà impazzire.

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Torniamo alla macchina e, gentilmente, il mio bel moro apre la portiera al posto mio.
Imbarazzata dalla sua gentilezza lo ringrazio subito e avanzo di qualche passo per raggiungere il sedile. Tuttavia, quando sto per poggiare un piede sul tappetino, Michele mi afferra per la vita e un secondo dopo sono con la schiena contro l'auto.
Avvicina il viso al mio e avverto il suo respiro caldo sulle mie labbra, ma non osa oltre.

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