Capitolo 9 - Occhio a dove metti le mani

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SOFIA

Salutato un Gabriele interdetto, io e Michele saliamo in auto.

"Perché l'hai fatto? Perché dirgli che sei il mio ragazzo?" Chiedo stizzita mentre chiudo lo sportello con più forza del dovuto.

"Come sarebbe a dire perché?Non è questo che sono?" Esclama lui con un sorriso smagliante.

Forse è bipolare.

Tuttavia è piacevole realizzare che mi considera la sua ragazza... fa ben sperare per un futuro insieme.

So che Giulia mi ha consigliato di mettere un freno, però non è qualcosa che riesco o sono capace di controllare.
In quel momento il trillo di un messaggio proveniente dal telefono di Michele riempie il silenzio dell'abitacolo. Prontamente lui afferra il cellulare dal vano portaoggetti e visualizza ciò che appare sullo schermo, tuttavia non risponde.

Addirittura si agita sul sedile e lancia il costoso oggetto da dove lo aveva preso.

Strano comportamento.

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Ceniamo di tutta fretta al Mc, ma decidiamo di prendere un gelato altrove. Motivo per il quale ci siamo concessi una passeggiata al parco.
Il vento è fresco, leggero e il prato rigoglioso simboleggia un'estate che non si è ancora arresa all'imminente arrivo dell'autunno.

Sono colpita improvvisamente da una meravigliosa fontana in pietra, la cui vasca rotonda poggia su tre gradini della stessa forma; l'acqua cristallina riflette i raggi del sole, dando il via a una danza di colori. È uno spettacolo restare a guardarla.
Persa come sono ad ammirare la natura, non mi accorgo di Michele che non è più al mio fianco, ma che si sta per sedere sulla prima panchina disponibile. Dunque torno indietro per accomodarmi accanto a lui. Proprio il bel moro è il primo a finire di mangiare: non appena getta la carta, mi cinge le gambe per poggiarle sulle sue e nel frattempo inizia ad accarezzarmi la schiena.
Per il movimento brusco deve essermi salita un po' la maglia, tanto che Michele con le dita sfiora inavvertitamente la mia pelle nuda.

Ogni volta che succede vengo attraversata da dei brividi di puro piacere.

"Se non ti sbrighi a finirlo, dovrai berlo" mi prende in giro Michele.

"For-forse... non mi va nemmeno più. In effetti, abbiamo mangiato abbastanza per questa sera."

"O forse la fragola non è un gusto così buono come dicono."

"Eh?" Domando sbalordita. "No scusami, stai per caso insultando uno dei gusti più buo-" provo a ribattere prima di venire interrotta dal suo bacio.

Le nostre lingue si sfiorano come se affamate, di nuovo, e stavolta non di cibo.

Al diavolo il dolce!

Poso la coppetta e, con uno slancio che sorprende anche me, mi metto a cavalcioni su di lui. Avverto la sua presa decisa sui miei fianchi e per una volta sono io a spingermi contro il suo corpo.

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MICHELE

Finalmente.

Non che la cosa mi dispiaccia, però inizia a scoprire le sue carte.
Una maschera non può durare per sempre.

Io ne so qualcosa.

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SOFIA

Michele allontana le sue labbra dalle mie e quasi lo supplico di ripensarci, ma metto subito da parte la mia preghiera perché non sembra intenzionato a trattenersi. Anzi. Inizia a ricoprire il mio viso di piccoli baci, per poi scendere a mordicchiarmi il collo.

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