Capitolo 3 - Il caldo non c'entra niente

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"Grazie davvero. Se non mi avessi preso al volo, non voglio pensare a cosa sarebbe potuto succedere" dico non appena mi riprendo un attimo.

Quasi mi faccio i complimenti per aver messo insieme una frase di senso compiuto.

Lui resta immobile, squadrandomi da capo a piedi con le mani in tasca. Ha l'aria di essere molto sicuro di sé, lo conferma soprattutto la sua postura e il ghigno stampato sul viso.
In effetti, mi sento nuda sotto il suo sguardo. Così esposta da temere di esserlo nel vero senso della parola, perciò controllo subito che il vestito non lasci intravedere più del previsto.

"Tranquilla. Forse non per te, ma per me è stato senza dubbio un piacere" ammicca lui.

Anche la voce è sensuale... lo sento, sto arrossendo e stavolta il caldo non c'entra niente.
Si avvicina di un altro passo e questo non fa che aumentare di una tonalità il rossore che già colora le mie guance.

"Comunque, Michele" mi porge la mano.

"Sofia" rispondo e, incapace di aggiungere altro, gliela stringo. 

L'attimo in cui le nostre mani si sfiorano, lui mi rivolge una strana occhiata e poi succede tutto in un secondo: le sue labbra sono premute sulle mie.

Mi rendo immediatamente conto di non essere mai stata baciata con tanta passione.
Michele morde il mio labbro inferiore e mi tira verso di sé e resto tra le sue braccia mentre mi chiede di approfondire il bacio. Sempre se i suoi continui colpi di lingua si possono definire una richiesta.

È esperto, non posso negarlo.
Mi spinge ad indietreggiare fino a quando con la schiena non mi ritrovo attaccata al muro, con i suoi gomiti ai lati della mia testa.
Sono in trappola, però non ho intenzione di uscire da questa gabbia. Tutto il contrario.
Prendo un po' di coraggio e poggio le mani sulle sue spalle solide.
Ho fatto in tempo a sbirciare il suo fisico e non è uno di quei tipi tutto muscoli, ma è comunque tonico. Ne ho la certezza proprio adesso.

Quando avvicina il corpo al mio, stringo la camicia tra le dita e non mi pento assolutamente di stropicciarne il tessuto liscio.

Come se risvegliati da un incantesimo, purtroppo, ogni cosa termina perché sento Massimo chiamarmi.
Mi giro e lo trovo ad osservarmi con una faccia sorpresa, con Emiliano e Alex accanto.
Percepisco Michele irrigidirsi e, quando mi volto di nuovo verso quest'ultimo, mi accorgo che ha cambiato espressione. Sto per fare le presentazioni di rito quando lui prende la parola.

"Sono i tuoi amici?" domanda a bassa voce Michele.

"Sì, se vuoi te li presento. Ci sono anche le mie amic-" non continuo poiché vengo interrotta da un suo gesto della mano.

"No, vai pure da loro. Tanto devo andare anche io a cercare i miei amici. Sai," si blocca un secondo, per poi riprendere "in altri casi mi sarebbe dispiaciuto finirla in questo modo, ma ora non ne faccio proprio una tragedia."

Detto questo, non mi guarda nemmeno più in viso e si allontana senza guardarsi indietro.

Cosa gli è preso?

Ci resto male... non so cosa potrei aver sbagliato. Eppure mi è sembrato ce l'avesse con me. Ci resto male, non posso negarlo, tuttavia raggiungo gli altri.

"Non volevo interrompere qualcosa, ero solo venuto a vedere che fine avessi fatto" confessa Massimo in evidente imbarazzo.

Me ne accorgo da come si passa nervosamente la mano tra i suoi capelli castani. Lo tranquillizzo perché non ha motivo di sentirsi in colpa.

"Non preoccuparti, magari invece hai solo salvato uno dei due" aospiro sconsolata.

Dopodiché, con le gambe ancora tremolanti, rientro nel locale.

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Continuo a guardarmi intorno per tutta la sera alla ricerca del mio misterioso salvatore, peccato non ottenga il successo sperato. Meglio non parlare della lungimirante idea di fare la posta al bagno dei maschi, trovandomi di fronte a scene che non dimenticherò tanto facilmente. In più in un momento di pura follia, penso addirittura di corrompere il dj per poter fare un annuncio.

Insomma, non ho nessuna intenzione di arrendermi finché, dopo circa due ore di disperati tentativi, non resta che ammettere la sconfitta.

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"Si può sapere cosa ti è successo stasera? Sembrava ti stessi divertendo, poi ti sei spenta all'improvviso" domanda Ilaria, quando siamo sotto casa mia.

"Diciamo che ho avuto quello che solitamente si definisce un piacevole incontro" ammetto a bassa voce.

"Sì, immagino" ribatte sarcastica.

Non ha tutti i torti, non le è mai capitato di vedermi travolta dalla passione. Anche se col senno di poi, e considerato come mi ha scaricata, arrivo alla conclusione di essere stata la sola tra i due a ritrovarsi in fiamme.

Esatto, sedotta e abbandonata.

"Libera di pensare ciò che vuoi. Buonanotte ragazzi!" Li saluto avviandomi al portone.

Una volta entrata, salgo in camera in punta di piedi. Sono già stata graziata di non aver ricevuto telefonate da parte dello zio e non ho intenzione di farmi beccare mentre rientro alle quattro del mattino.
Sono perfino indecisa se struccarmi o meno, la salvietta sostituirebbe il ricordo delle labbra di Michele.




Tutt'a un tratto, con il latte detergente ancora in mano, vengo investita dalla consapevolezza che non lo avrei rivisto e questo mi colpisce più del dovuto.

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