Capitolo 41 - Il bivio

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Sabato

SOFIA

Normalmente finita la quinta ora del sabato una studentessa dovrebbe essere al settimo cielo. Non è di certo il mio caso. Al solo pensiero che oggi e domani avrò ancora meno di niente per spezzare la mia triste routine mi sento male.

Non posso uscire e non ho lezioni di danza. Posso solo restare a casa a studiare, in quanto preferisco di gran lunga passare il tempo sui libri piuttosto che ritrovarmi nella stessa stanza con gli zii. Inoltre trovo che sia utile pure per togliermi dalla testa Michele.

Non intendo tornare sui miei passi e neanche lui sui suoi. Gli avevo già detto che non sarei passata sopra a una mancanza di rispetto da parte sua e Michele mi è parso piuttosto deciso nel voler chiudere la nostra storia.
Soltanto che non aiuta averlo rivisto... ieri è venuto per seguire una lezione e poi dopo due ore se ne è andato.
Era ricreazione quando si è accorto di me, forse perché lo stavo praticamente fissando, e giuro di averlo visto vacillare per un secondo, per poi riprendersi subito.

Non capisco perché continuare a nascondere il suo stato d'animo. Per quale motivo se ancora gli faccio effetto non si avvicina a me? Perché non mi cerca lui per primo? Perché rinuncia così facilmente a noi due?

Esasperata da tutto questo mi passo una mano sulla fronte, dato che insisto nel contraddirmi continuamente. Avevo appena detto di non voler tornare indietro, maledizione.

Mentre sono qui seduta sulla panchina ad aspettare la navetta per tornare a casa, qualcuno interrompe il mio flusso di pensieri. Qualcuno che non avrei voluto rivedere in vita mia e di sicuro non a questa distanza ravvicinata.

Emiliano.

"Ciao, Sofia. Posso rubarti solo un secondo?" mi domanda con una calma apparente che subito mi allarma.

Non lo vedo da quella sera e pare sia passato un secolo. Ha un'aria provata; con le occhiaie come unico accenno di colore su un viso fondamentalmente più bianco del mio, la barba incolta e non curata. Come se semplicemente si fosse scordato di averla.

Il vero problema è che in questo momento non dovrebbe nemmeno potersi avvicinare a me.

"No, non voglio e non credo che dovresti essere qui. A meno che non vuoi che chiami di nuovo la polizia" trovo la forza di rispondergli a tono.

"È di questo che volevo parlarti... mi dispiace per quello che Alex ha fatto a Melissa, alle altre, ma soprattutto per ciò che aveva in mente di fare a te. Ho cercato di fargli cambiare idea-"

"Non abbastanza. Mi avresti lasciato nelle sue mani, non fare il furbo con me. Ti ho chiesto aiuto e tu sei rimasto immobile."

"Non è vero, una volta lontani dalla discoteca non gli avrei permesso di sfiorarti. Te lo giuro. Sofia, mi sono sempre comportato bene con te... non ti dico di lasciare perdere la denuncia contro Alex, ma-"

"A proposito di Alex... è anche lui libero di venirmi a trovare a scuola come hai appena fatto tu? Cioè, potrei ritrovarmelo davanti da un momento all'altro?" chiedo non riuscendo a nascondere la paura.

Deglutisco a fatica in attesa della sua risposta.

"No, stai tranquilla. È ancora agli arresti domiciliari fino all'inizio del processo. Ti chiedo solo un favore. Ritira le accuse che mi riguardano... ti prego, sai che non sono colpevole quanto lui. La mia famiglia è rimasta sconvolta, mia madre piange tutte le sere-"

"La tua famiglia è sconvolta? Come credi abbia reagito la mia? Come pensi abbiano reagito i genitori delle ragazze che hai coinvolto? O come immagini che stiano le vittime stesse?" mi alzo in piedi rianimata dalla rabbia.

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